Stipendi sempre più bassi che non fanno concorrenza all’inflazione. Sono 591 i contratti scaduti e per 6,8 milioni di italiani lavoratori è rischio lavoro povero. Ecco cosa sappiamo.
Non sono scaduti soltanto i contratti, ma anche il tempo. Secondo gli ultimi dati Istat il carrello della spesa è sempre più caro, con petrolio e gas che scaricano i loro aumenti sui beni di prima necessità. -Secondo i primi calcoli sull’aumento del costo della vita nel 2022, una famiglia italiana ha speso in media 100 euro in più rispetto al 2021 solo in pane e pasta.
Per evitare che il lavoro diventi “lavoro povero” - per utilizzare l’espressione di Emma Mercegaglia, ex presidente di Confindustria - c’è bisogno di un tavolo di confronto sui salari. Infatti 62% di 955 contratti nazionali del lavoro depositati presso il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (Cnel) sono scaduti il 31 dicembre scorso. Oltre la metà degli italiani dipendenti è in attesa dell’adeguamento dei loro salari al costo della vita.
Si insiste quindi sulla necessità di un confronto tra le parti per il rinnovo dei contratti scaduti “prima che la situazione sociale si scaldi”, spiega Tiziano Treu, presidente del Cnel ed ex ministro del Lavoro. I lavoratori stano già scendendo in piazza per chiedere il rinnovo, come nel settore della vigilanza privata che il 2 gennaio ha manifestato per chiedere il rinnovo del contratto scaduto sette anni fa.
Contratti non rinnovati: 6,8 milioni di dipendenti attendono
L’attesa dei dipendenti con il contratto scaduto recentemente o meno non è un’attesa priva di logoramento. Nel 2022 l’inflazione è cresciuta fino all’attuale +11,2%, un tasso che dovrebbe iniziare a scendere come nel resto d’Europa, ma che ancora vedrà i prezzi incidere pesantemente sulle tasche delle famiglie. L’Unione nazionale consumatori, elaborando i dati Istat, ha calcolato che in media una famiglia italiana nel 2022 ha speso 513 euro in più rispetto al 2021 per fare la spesa. Ai primi posti i rincari dei beni di prima necessità come pane, pasta, verdura e carne.
Il quadro generale pesa sulle spese familiari, soprattutto quelle in cui lo stipendio non è adeguato al costo della vita. Tra contratti scaduti a fine 2016 e contratti scaduti al 31 dicembre 2022, sono 591 i contratti nazionali del lavoro (su 955) scaduti e da rinnovare. Un numero di contratti tale da coprire 6,8 milioni, su 12,8 milioni, di lavoratori del settore privato.
Tavolo di confronto necessario per evitare la povertà e non solo
Appare necessario un confronto tra le parti per adeguare i salari al costo della vita e rinnovare quindi i contratti scaduti. Seppure l’Italia non rischia una recessione, almeno secondo le parole dell’ex presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, c’è qualcosa di più grave a cui pensare: il “lavoro povero” e le disuguaglianze sociali.
Bisogna accelerare il confronto tra le parti sociali e il rinnovo dei contratti scaduti prima che la situazione si riscaldi e inizi un periodo di scioperi come sta accadendo in altri paesi. Bisogna evitare, continua Marcegaglia nella sua riflessione, di creare una formula di lavoro povero, cioè lavoratori dipendenti che non arrivano a fine mese perché non vengono pagati adeguatamente rispetto al costo della vita. Il potere di acquisto non è soltanto il potere della famiglia che può acquistare, ma anche la capacità delle aziende di guadagnare.
Alcuni settori hanno retto allo scossone del 2022, soprattutto in alcune stagioni come quella estiva e il periodo delle festività natalizie; ma se la crisi dovesse perdurare ancora, senza soluzione per gli stipendi più bassi, si finirà di intaccare la fiducia degli italiani e dei lavoratori e a mettere in crisi le aziende. Inoltre è inevitabile ragionare sui giovani che guardano con sempre più interesse, senso di sicurezza e fiducia verso l’estero. Per risolvere la crisi servono i rinnovi e le riforme pensate per valorizzare il lavoro.
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