Stipendi, come cambia la busta paga con i nuovi benefit?

Rosaria Imparato

2 Novembre 2022 - 09:56

Nuovi benefit per gli stipendi col governo Meloni: dai premi di produttività all’esenzione fino a mille euro, quali sono le novità e come cambia la busta paga?

Stipendi, come cambia la busta paga con i nuovi benefit?

Novità in arrivo per gli stipendi degli italiani. Tra le prime misure del governo Meloni ci sono quelle che prevedono una serie di strumenti che dovrebbero sia rendere la busta paga più pesante, quindi con benefici netti per il lavoratore, sia tagliare le tasse per le imprese.

Il piano d’azione prevede quindi l’uso di un mix di strumenti: da un lato i fringe benefit, cioè i benefit aziendali, che già esistono ma largamente sottoutilizzati, e dall’altro spingere sui premi di produttività. Vediamo come questi due strumenti intervengono sulla busta paga.

Stipendi, come cambia la busta paga con i nuovi benefit?

Il primo elemento che dovrebbe essere potenziato riguarda i fringe benefit, un modo utile per alzare lo stipendio del lavoratore senza che quest’ultimo paghi le tasse sull’aumento. L’ultimo intervento sui fringe benefit risale al decreto Aiuti bis. La misura del provvedimento prevede l’innalzamento a 600 euro dell’esenzione (un primo aumento c’era stato da 258,32 euro a 516,46 euro) includendo anche le spese per le utenze domestiche.

Oltre a questi 600 euro c’è da considerare anche il buono carburante da 200 euro (altro bonus introdotto dal governo Draghi).

Cosa farà il governo Meloni? L’idea è quella di confermare i fringe benefit anche per il 2023, se possibile alzare il tetto da 600 a 1.000 euro. Secondo le stime, i costi per le due misure si aggirano intorno a 100 milioni per la conferma e a 150 milioni per l’incremento dei benefit aziendali.

Busta paga e premi di produttività: cosa prevedono ora e novità allo studio

A stabilire come funzionano i premi di produttività è l’Agenzia delle Entrate. Ad oggi, i premi sono tassati con una cedolare secca del 10% fino a 3mila euro all’anno per i redditi fino a 80mila euro.

Il premio scatta per i dipendenti che raggiungono incrementi di produttività, di redditività, qualità, efficienza e innovazione. Se questo premio viene convertito in welfare, invece, diventa esentasse.

Il governo Meloni sta pensando di abbassare la tassazione, dimezzandola: la cedolare applicata quindi passerebbe dal 10 al 5%. La Lega vorrebbe un intervento ancora più incisivo, passando addirittura ad azzerare le tasse. Naturalmente, però, una misura del genere ha un costo: già solo l’abbassamento dal 10 al 5% prevede una spesa di 300 milioni. Al momento, secondo quanto riporta il Sole24Ore, sono i corsi gli approfondimenti con il ministero dell’Economia.

Stipendi, per ora il taglio del cuneo fiscale rimane al 2%

Meloni ha detto che il taglio del cuneo fiscale e contributivo è una misura prioritaria e non rinviabile: «L’eccessivo carico fiscale sul lavoro è uno dei principali ostacoli alla creazione di nuova occupazione e alla competitività delle nostre imprese sui mercati internazionali». L’obiettivo, ha continuato Meloni, è intervenire gradualmente per arrivare a un taglio di almeno cinque punti del cuneo in favore di imprese e lavoratori «per alleggerire il carico fiscale delle prime e aumentare le buste paga dei secondi».

Confindustria chiede una riduzione strutturale del cuneo fiscale contributivo con un intervento di 16 miliardi, due terzi a vantaggio dei lavoratori, un terzo imprese, che porterebbe una mensilità in più in busta paga per redditi fino a 35mila euro. Il governo Meloni intende iniziare con una conferma del taglio del cuneo fiscale di 2 punti (che scade a dicembre 2022) con 3,5 miliardi.

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