In conferenza stampa la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, inizia a delineare l’intervento del governo con la manovra. Pensioni, stipendi, bollette, Reddito e Iva: cosa ci sarà e cosa no.
Con l’approvazione della Nota di aggiornamento al Def, la strategia economica del governo Meloni inizia a prendere forma. Non solo per un primo e urgente intervento contro il caro bollette, ma anche in vista della legge di Bilancio 2023. Una manovra che si concentrerà soprattutto sulle misure per fronteggiare la crisi energetica, ma che conterrà - per forza di cose - anche altri importanti provvedimenti.
Il governo disporrà subito dei 9,5 miliardi di euro di tesoretto lasciati dall’esecutivo di Mario Draghi per intervenire contro il caro bollette. Poi, in manovra, ci saranno 23 miliardi da investire sempre per l’energia e l’inflazione, come annunciato in conferenza stampa dalla stessa presidente del Consiglio. La legge di Bilancio verrà finanziata anche con un aumento del deficit al 4,5% nel 2023.
Soldi, come detto, da impiegare contro il caro energia. Ma qualche misura su altri temi bisognerà comunque inserirla in legge di Bilancio. “Qualunque intervento di natura fiscale o previdenziale dovrà essere coperto all’interno dello stesso settore”, spiega il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Il che vuol dire che per finanziare altre misure servirà tagliare quelle esistenti. E viene subito da pensare al Reddito di cittadinanza.
Che rimarrà ma cambierà, anche se non più di tanto. Novità, non strutturali, ci saranno anche sul tema della flessibilità delle pensioni. E poi un primo intervento per ampliare la flat tax - probabilmente fino a 80-100mila euro più quella incrementale, sempre con aliquota al 15% - ci dovrebbe essere. Così come la stretta sul Superbonus e la modifica alla tassa sugli extraprofitti.
Ci sarà anche altro nella prossima manovra: la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, vuole tagliare l’Iva, portandola al 5%, su prodotti come pannolini e latte in polvere. Per trovare le risorse c’è anche un altro intervento: un taglio delle spese dei ministeri per circa 800 milioni. E poi la tregua fiscale, con il saldo e stralcio per i piccoli debiti e la rottamazione delle cartelle. Ma quali saranno, oltre a quelli per il caro energia, gli interventi principali della legge di Bilancio?
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L’aumento di stipendi in manovra
Contro il caro inflazione è inevitabile un intervento sugli stipendi dei lavoratori italiani. L’obiettivo fissato da Giorgia Meloni è ambizioso: un taglio del cuneo fiscale di cinque punti percentuali: due terzi per i lavoratori e un terzo per le aziende. Ma questo taglio sarà graduale e non arriverà prima di qualche anno. Cosa succederà quindi dal 2023?
Il governo ha le mani legate e l’intervento con la legge di Bilancio sarà limitato. Non ci sarà un vero e proprio aumento in busta paga, ma solamente una conferma di quello attualmente in vigore e introdotto dal governo Draghi per il 2022. Il nuovo esecutivo renderà strutturale lo sgravio contributivo del 2% valido per chi guadagna meno di 35mila euro l’anno. Non un vero incremento, quindi, ma quantomeno una conferma della situazione attuale. Difficile, a oggi, pensare che questo sgravio possa aumentare già da gennaio.
Pensioni, come cambia la flessibilità in uscita
Inevitabile anche un intervento in tema di pensioni. L’ipotesi al momento più probabile è quella di una quota 41, ovvero l’uscita anticipata con almeno 41 anni di contributi versati. Ancora da stabilire quale sarà invece la soglia d’età minima. Potrebbe essere una quota 102, con 61 anni minimi (oltre ai 41 di contributi), o anche una quota 103 o 104. Bisognerà prima capire quali saranno le risorse a disposizione. Certa, invece, la proroga per Opzione donna e Ape sociale.
La manovra e il nuovo Reddito di cittadinanza
Sul Reddito di cittadinanza la stretta ci sarà, senza alcun dubbio. Ma sarà, probabilmente, meno impattante di quanto in molti si attendevano. Per i 660mila beneficiari occupabili verrà prevista la sospensione dell’assegno per sei mesi, ma in compenso ci sarà l’inserimento in un percorso di formazione e politiche attive da retribuire attraverso il Fondo sociale europeo. Di certo, comunque, il Reddito non scomparirà dal 2023.
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