Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, chiede al governo di rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale dal 2024 con un intervento da 16 miliardi per aumentare gli stipendi.
Il taglio del cuneo fiscale deve essere strutturale: gli stipendi devono aumentare nel 2024. Anche a costo di rinunciare a tanti bonus con una revisione delle tax expenditure. Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, non ha dubbi: la priorità è rendere strutturale l’aumento in busta paga per i lavoratori dipendenti con redditi inferiori ai 35mila euro.
Bonomi giudica positiva la volontà del governo di investire da subito circa 4 miliardi per il taglio del cuneo fiscale: l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, infatti, ha messo in campo uno sgravio contributivo del 6% per i redditi inferiori ai 35mila euro e del 7% per quelli inferiori ai 25mila euro. Gli aumenti in busta paga scatteranno da luglio e sono previsti fino a dicembre.
Secondo Confindustria, però, bisogna fare di più, non fermandosi al taglio del cuneo solamente nel 2023. Come a dire che la misura non deve essere strettamente legata solo all’inflazione, ma è necessario estenderla anche per tutto il 2024 e renderla strutturale, in modo che gli aumenti di stipendio restino nel tempo.
Il giudizio di Confindustria sul taglio del cuneo fiscale
Secondo il presidente di Confindustria la scelta del governo sul taglio del cuneo fiscale è “un inizio di percorso”. Ma ora serve qualcosa in più affinché abbia un effetto reale: “Deve esserci un intervento importante intorno ai 16 miliardi, ma in corso d’anno è difficile pensare a un intervento strutturale”.
Per Bonomi è quindi un buon auspicio aver dedicato quelle risorse allo sgravio contributivo, ma bisognerà fare di più per rendere il taglio strutturale. Infatti a suo giudizio la vera sfida che attende il governo Meloni è quella della legge di Bilancio, su cui si capirà quanto l’esecutivo vuole realmente investire nel taglio degli stipendi.
Stipendi, la richiesta di Bonomi al governo
La proposta di Confindustria viene ribadita dal suo presidente in occasione del convegno per i 50 anni dell’associazione del Piemonte: “Siamo disposti a rinunciare alla tax expenditure, stiamo parlando di quasi 14 miliardi, purché il governo li metta tutti sul taglio strutturale del cuneo fiscale. Noi siamo disposti a questa sfida, adesso sta al governo”.
In sostanza Bonomi chiede una revisione di detrazioni e deduzioni fiscali, ovvero i tanti bonus che vengono solitamente percepiti dai contribuenti con la dichiarazione dei redditi. Andando a tagliare su questi bonus, quindi, si potrebbero ricavare a suo giudizio le risorse necessarie per confermare e addirittura ampliare il taglio del cuneo fiscale.
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Busta paga, aumenti per 16 miliardi?
Confindustria ha più volte chiesto ai governi - sia Draghi che Meloni - un taglio del cuneo fiscale da 16 miliardi di euro. L’attuale sgravio contributivo costerebbe, secondo le stime del governo, circa 10 miliardi l’anno dal 2024. In realtà è probabile che questa cifra sia leggermente più alta, raggiungendo circa i 12 miliardi.
Va considerato che attualmente il taglio riguarda solamente le fasce con redditi inferiori ai 35mila euro. Confindustria non chiede tanto di allargare lo sgravio oltre gli attuali 6 punti percentuali, quanto più probabilmente un’estensione oltre i 35mila euro. O, ancora più probabile, gli industriali potrebbero volere un taglio del cuneo fiscale che arrivi lato aziende. Ovvero, Confindustria potrebbe chiedere di investire parte dei 4-5 miliardi di euro rimanenti - ferma restando la richiesta di spendere 16 miliardi per questa misura - per abbassare il costo del lavoro per le imprese.
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