Busta paga, a novembre il tanto temuto secondo acconto Irpef: cos’è e perché rischia persino di azzerare l’importo.
Sulla busta paga di novembre il datore di lavoro, in qualità di sostituto d’imposta, effettua la trattenuta relativa al secondo acconto Irpef tenendo conto di quanto indicato dal lavoratore in sede di dichiarazione dei redditi.
Non bisogna confondersi con la proroga autorizzata dal Governo con la quale il termine per il versamento del secondo acconto Irpef è stato spostato al 16 gennaio 2024: questa, infatti, si applica solamente nei confronti degli autonomi con Partita Iva, mentre per i lavoratori dipendenti valgono le solite regole (e scadenze).
Ciò significa che alcuni dipendenti avranno una spiacevole sorpresa a novembre in quanto l’importo dello stipendio sarà più basso. Vale per coloro che hanno presentato dichiarazione dei redditi con modello 730/2023 - riferita quindi al periodo 2022 - indicando appunto il datore di lavoro come sostituto d’imposta, nei confronti dei quali dalla prossima busta paga potrebbe essere sottratto l’importo necessario al saldo del secondo acconto Irpef da effettuare entro il prossimo 30 novembre.
Cos’è il secondo acconto Irpef in busta paga
Come si legge nell’apposita guida dell’Agenzia delle Entrate, ogni contribuente versa l’Irpef tanto con un acconto quanto con un saldo, ai quali nel caso dei lavoratori dipendenti si aggiungono le ritenute (sempre a titolo di acconto) trattenute mensilmente dal datore di lavoro.
Nel dettaglio, ogni anno si versa il saldo riferito all’anno precedente (2022 in questo caso) e un acconto relativo all’anno in corso (2023), tutto sulla base di quanto emerso dalla dichiarazione dei redditi. L’acconto è dovuto qualora l’imposta dichiarata nell’anno in corso, e quindi riferita a quello precedente, è superiore a 51,65 euro (al netto però di detrazioni, crediti d’imposta, ritenute ed eccedenze).
A quanto ammonta l’acconto Irpef
L’acconto è pari al 100% dell’imposta dichiarata dell’anno, o in alternativa dell’imposta inferiore che il contribuente prevede di dover versare per l’anno successivo. Quindi, nel caso in cui dalla dichiarazione dei redditi ne sia risultata un’imposta di 500 euro, sarà questo anche l’importo dell’acconto dovuto all’erario.
Come viene sottratto l’acconto Irpef dalla busta paga
A seconda del valore dell’acconto, il versamento - di cui se ne occupa il datore di lavoro nel caso dei lavoratori dipendenti decurtando il relativo importo direttamente dalla busta paga - può avvenire in una o due rate:
- un unico versamento entro il 30 novembre laddove l’acconto sia inferiore a 257,52 euro;
- quando invece l’acconto è superiore, il datore di lavoro effettua la trattenuta in due tranche di cui la prima, pari al 40%, da versare entro il 30 giugno dell’anno d’imposta insieme al saldo dell’anno precedente, mentre la seconda, pari quindi al restante 60%, va versata entro il 30 novembre dello stesso anno.
Una delle ragioni per cui il secondo acconto è particolarmente temuto è quella per cui ha differenza del primo non può essere rateizzato: va quindi trattenuto in un’unica soluzione dallo stipendio di novembre, il che significa che la retribuzione può persino azzerarsi se necessario per recuperare l’intero importo. Anzi, laddove lo stipendio di novembre non fosse sufficiente a saldare il secondo acconto, allora il datore di lavoro potrà effettuare un nuovo recupero a dicembre, dove tra l’altro si applica un interesse dello 0,40%.
Di quanto si riduce lo stipendio
Non è possibile quindi rispondere alla domanda su quanto si riduce lo stipendio di novembre a causa della trattenuta effettuata dal datore di lavoro a titolo di secondo acconto Irpef, in quanto l’importo non è uguale per tutti.
Per avere una prima indicazione ed evitare spiacevoli sorprese in busta paga bisogna quindi guardare al debito risultato dalla dichiarazione dei redditi e considerare che il 60% di questo verrà trattenuto dal prossimo stipendio. Ad esempio, su un debito di 500 euro con il secondo acconto se ne versano 300 euro all’erario.
Ricordiamo invece che nel caso di debiti il cui importo è inferiore a 257,52 euro quello trattenuto in busta paga e il primo, nonché unico, acconto previsto.
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