Nonostante la riluttanza di alcune nazioni, l’incontro sul clima COP15 ha raggiunto un obiettivo cruciale per la protezione della fauna selvatica globale.
L’accordo «storico» è stato mediato al COP15, un vertice sul clima a Montreal che ha fatto seguito alla conferenza COP27 a Sharm-el-Sheikh. L’incontro, co-ospitato da Canada e Cina, si è concentrato sulla biodiversità globale e sulla protezione della fauna selvatica.
L’accordo, firmato da quasi tutti i Paesi partecipanti alla conferenza, mira a includere il 30% di terre e mari globali nelle aree protette entro il 2030. Finora, solo il 17% della terra e il 10% del mondo marittimo sono inclusi nei parchi nazionali e altri ambienti protetti.
Questo accordo è stato paragonato alla conferenza di Parigi del 2015, che ha posto un limite al riscaldamento globale a 2° rispetto ai livelli preindustriali. La diversità globale è essenziale per la riduzione delle emissioni e un fattore chiave nella lotta al cambiamento climatico.
L’accordo finale COP15 include anche sforzo finanziario da parte dei Paesi firmatari per preservare la fauna selvatica globale. Dal 2025, i Paesi sviluppati dovrebbero fornire $25 miliardi all’anno, portandoli a $30 miliardi dal 2030.
Tale impegno finanziario arriva dopo l’accordo COP27 su un fondo «loss and damage». L’ultimo giorno di quella conferenza, i diplomatici UE hanno concordato un meccanismo di finanziamento per i Paesi del Terzo Mondo colpiti dai cambiamenti climatici. Finora, tuttavia, non sono stati resi noti altri dettagli e le discussioni proseguiranno probabilmente nella conferenza COP28 del prossimo anno.
Il disaccordo dei Paesi africani
L’accordo COP15 per proteggere la biodiversità avrebbe apparentemente dovuto riunire tutti i Paesi alla conferenza. Una particolare eccezione, tuttavia, è emersa all’ultimo momento.
La Repubblica Democratica del Congo (Rdc), un enorme Paese dell’Africa centrale che ospita la seconda più grande foresta pluviale del mondo, si è opposta all’accordo COP15. In effetti, la Rdc ha intensificato gli sforzi per distruggere la sua inestimabile foresta pluviale, così da sfruttare le risorse naturali sottostanti.
Un tale accordo comporterebbe l’abbandono di qualsiasi processo di scavo all’interno della foresta pluviale.
La Rdc, tuttavia, è stata soggetta a pressioni da parte di altri pari africani, nonché della comunità internazionale. Il Brasile e l’Indonesia, rispettivamente i Paesi con la prima e la terza area forestale più grande, hanno cercato di convincere la Rdc a concludere l’accordo.
Alla fine, la Rdc ha accettato con riluttanza, sperando tuttavia che la sua voce sarà ascoltata alla conferenza COP16.
Alla fine, l’incontro COP15 è stato un enorme successo per la lotta al cambiamento climatico. Non solo ha offerto un’opzione reale per proteggere la biodiversità globale, ma lo ha fatto anche con misure realizzabili e concrete.
A differenza di altre conferenze sul clima, inclusa la COP27 di quest’anno, la COP15 si è conclusa con una nota soddisfacente ed edificante. Si spera che non si rompa in futuro.
Articolo pubblicato su Money.it edizione internazionale il 2022-12-20 18:35:23. Titolo originale: Historic Deal on Biodiversity Protection ends COP15 Climate Conference
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