La sugar tax entrerà in vigore il 1 gennaio 2022, ma il suo impatto sta facendo già allarmare gli operatori del settore. Quali effetti avrà l’imposta sulle aziende italiane? Lo svela uno studio.
La sugar tax rischia di avere un sapore molto amaro per le aziende italiane: è quanto emerso in uno studio di Nomisma per conto di ASSOBIBE, il ramo di Confindustria dei produttori di bevande analcoliche.
Quale impatto avrà per filiera e imprese nazionali l’imposta sul consumo di bevande analcoliche edulcorate? Negativo, stando ai dati raccolti dal report.
Introdotta con la Legge di Bilancio 2020, la sua entrata in vigore è fissata con l’anno nuovo, a gennaio 2022. Lo scopo è scoraggiare il consumo eccessivo di zuccheri da parte di adolescenti, diminuendo i rischi per la salute come obesità e altre malattie.
In cosa consiste la sugar tax e quali effetti avrà su imprese e intero settore produttivo e di distribuzione in Italia?
Cos’è e come si applicherà la sugar tax
La sugar tax è una tassa stabilita dalla Legge di Bilancio 2020, rientrante nella cosiddetta categoria di imposte correttive.
Tale misura graverà in questo modo sulle bevande analcoliche edulcorate: 10 euro per ettolitro nel caso di prodotti finiti; 0,25 euro per kg nel caso di prodotti predisposti a essere utilizzati previa diluizione.
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Da sottolineare che oggetto dell’imposta saranno tutte le bevande analcoliche edulcorate, ovvero, come specificato dal legislatore:
“i prodotti finiti e i prodotti predisposti per essere utilizzati come tali previa diluizione, rientranti nelle voci NC 2009 e 2202 della nomenclatura combinata dell’Unione Europea, condizionati per la vendita, destinati al consumo alimentare umano, ottenuti con l’aggiunta di edulcoranti e aventi un titolo alcolometrico inferiore o uguale a 1,2% in volume”
L’edulcorante è inteso come sostanza naturale o sintetica per conferire un sapore dolce.
La legge stabilisce che non saranno tassate le bevande con edulcorante inferiore o uguale a 25 gr per litro, per i prodotti finiti e a 125 gr per Kg, per quelli predisposti a essere utilizzati previa diluizione. In più, saranno esenti articoli destinati all’export.
Il sapore amaro della sugar tax sulle aziende italiane
Il report Nomisma ha messo in chiaro, in numeri, i possibili effetti della prossima tassa sulla filiera e sulle piccole e medie imprese italiane.
Quale sarà, dunque, l’impatto? Secondo i dati raccolti l’imposta avrà un gusto davvero amaro per il comparto nazionale.
La filiera del beverage italiana vedrà una contrazione del 16% del mercato, una diminuzione di 180 milioni di euro di fatturato rispetto al 2019 e 344 milioni di euro saranno bruciati, considerando la perdita di giro d’affari nel 2023 rispetto al 2019.
Sul fronte occupazionale, le stime parlano di 5.000 lavoratori a rischio, con scenari da -5,5% di impiegati nelle fasi a monte; -2,0% nella produzione e -6,5% nelle fasi a valle se si confronta il trend 2022 vs 2019.
Il focus è inoltre sulle PMI italiane, che sono il 64% delle aziende totali del settore.
L’allarme di ASSOBIBE per il settore
Il Made in Italy che comprende aranciate, limonate, gassose, cedrate, spume, chinotti è fortemente minacciato dalla sugar tax: di questo sono convinte le associazioni di categoria come ASSOBIBE.
L’imposta rischia di appiattire ulteriormente i consumi, con stime che prevedono un -17% sui consumi domestici (-12% bevande gassate e -30% bevande non gassate), con evidenti ricadute sui distributori.
Gli altri canali di acquisto, già in difficoltà per le restrizioni Covid per ristoranti, bar e pubblici esercizi vedranno
un -9% (sempre a volume) delle vendite con impatti sull’attività di grossisti, distributori e punti vendita.
Preoccupazione è emersa anche da parte di Confagricoltura che teme ripercussioni sul settore saccarifero italiano.
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