Sono due le ipotesi in campo per sbloccare la cessione dei crediti: una proroga della scadenza e apertura alla compensazione con gli F24. Le novità.
C’è un’apertura del governo sulla questione della cessione del credito per il superbonus e per tutti gli altri bonus edilizi che finora si sono potuti usare con la monetizzazione veloce del beneficio fiscale. Naturalmente si tratta di ipotesi che servono a sbrogliare il nodo dei crediti incagliati, non per riaprire le porte alla cessione del credito illimitata come nella prima scrittura del decreto Rilancio.
L’apertura è arrivata da Andrea De Bertoldi (Fratelli d’Italia) relatore del decreto Superbonus del 16 febbraio, che si è detto ben consapevole delle problematiche poste dalle categorie.
Superbonus, più tempo per la cessione e compensazione con F24: le ipotesi per sbloccare il mercato
L’ipotesi maggiormente accreditata resta quella dell’uso degli F24 da parte delle banche relativi ai versamenti fiscali dei propri clienti. Secondo le anticipazioni del Messaggero, i correttivi al provvedimento d’urgenza potrebbero includere anche una proroga della scadenza fissata allo scorso 17 febbraio.
Si starebbe anche lavorando per trovare delle soluzioni ad hoc per le onlus e gli ex Iacp (istituti autonomi case popolari) che sarebbero penalizzati dal blocco delle cessioni.
Cessione e sconto in fattura in stallo: la posizione delle banche
Le banche hanno ribadito la propria posizione favorevole all’utilizzo degli F24 nel comunicato stampa congiunto con Ance del 17 febbraio:
“Tuttavia, i tempi del riavvio di tali compravendite non sono compatibili con la crisi di liquidità delle tante imprese che non riescono a cedere i crediti fiscali maturati. Per ABI e ANCE è necessaria dunque una misura tempestiva che consenta immediatamente alle banche di ampliare la propria capacità di acquisto utilizzando una parte dei debiti fiscali raccolti con gli F24, compensandoli con i crediti da bonus edilizi ceduti dalle imprese e acquisiti dalle banche.”
L’Abi ha anche ricordato che il sistema del credito ha assunto nel triennio 2020-2022 impegni per crediti fiscali pari a quasi 77 miliardi, saturando la propria capacità. Da qui parte la richiesta di sfruttare per la compensazione lo spazio dei versamenti tributari fatti per conto dei propri clienti.
Addio al superbonus per le villette
Nel frattempo, si allunga la lista di beneficiari che non possono sfruttare il superbonus. Con il blocco della cessione del credito, infatti, si chiudono le porte dell’agevolazione per le villette: le nuove regole valide nel 2023 hanno introdotto un nuovo metodo di calcolo del reddito che non si basa sull’Isee, ma sul quoziente familiare. Sono quattro i requisiti che devono avere gli edifici unifamiliari per poter usare il superbonus:
- i lavori devono essere stati avviati a partire da gennaio;
- è necessario intervenire sull’abitazione principale;
- bisogna essere proprietari o titolari di un diritto reale sull’immobile;
- avere un reddito non superiore a 15mila euro in base al nuovo quoziente familiare.
Il quoziente familiare, sul quale ancora non sono arrivati i chiarimenti delle Entrate, ha una struttura diversa rispetto all’Isee, perché considera solo i redditi e non i patrimoni. Si prendono in considerazione, quindi, i redditi registrati in famiglia nell’anno precedente a quando si fanno i lavori. Si sommano e si dividono per un coefficiente determinato in base alla numerosità della famiglia. Per esempio, un contribuente con un reddito di 50mila euro, con un coniuge e quattro figli a carico, col nuovo calcolo il risultato è di 12.500 euro, e quindi potrebbe avere accesso al superbonus.
È evidente che è impossibile per contribuenti della fascia medio-bassa usare gli sconti in dichiarazione, perché ci vuole una capienza Irpef superiore alle proprie capacità economiche.
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