Il quoziente familiare non avvantaggia le famiglie: è quanto emerso da un’analisi del Caf Acli sulle novità che riguardano il superbonus per le villette.
Superbonus villette, il quoziente familiare applicato al superbonus non porta vantaggi alle famiglie: questo è quanto risulta da un’analisi condotta da Caf Acli su una platea di oltre 817mila contribuenti, partendo dalle loro dichiarazioni dei redditi, indicando nel quadro B del modello 730 il possesso di un’abitazione principale.
Partire da questo presupposto è fondamentale, perché in base a quanto stabilito dal dl Aiuti quater il superbonus continuerà a essere un’agevolazione fiscale nel 2023 per le villette sono in presenza di specifici requisiti, fra cui appunto il possesso della prima casa tramite la proprietà o un altro diritto reale di godimento.
Il secondo requisito riguarda invece il reddito, che non deve superare i 15mila euro. Il calcolo del reddito però non prenderà in considerazione l’Isee, quindi la somma di redditi e patrimoni, ma il quoziente familiare.
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Superbonus villette: il quoziente avvantaggia davvero le famiglie?
Partiamo dalle nuove regole. Come si calcola la soglia di 15mila euro di reddito col quoziente familiare? In pratica, si prendono i redditi registrati in famiglia nell’anno precedente a quando si fanno i lavori. Si sommano e si dividono per un coefficiente determinato in base alla numerosità della famiglia. Se c’è un solo contribuente, il coefficiente è 1 e quindi si prende tutto il reddito. Il coefficiente viene incrementato di 1 se è presente un secondo familiare convivente; di 0,5 se è presente un familiare a carico, di 1 se sono presenti due familiari a carico e di 2 se sono presenti tre o più familiari a carico.
Facciamo un esempio pratico: un contribuente con un reddito di 50mila euro, con un coniuge e quattro figli a carico, col nuovo calcolo il risultato è di 12.500 euro, e quindi potrebbe avere accesso al superbonus.
Secondo l’analisi del Caf Acli, svolta per il Sole24Ore, le famiglie non sono il beneficiario primario del superbonus, anzi. In realtà, quasi metà dei potenziali beneficiari sono single e quelli con familiari a carico sono il 20%, di cui solamente il 2% con tre o più familiari oltre il coniuge.
Di conseguenza, sottolinea il Sole24Ore, «non sembrano essere molte le famiglie che riescono ad avere un immobile di proprietà e dei figli con un reddito di riferimento di 15mila euro al lordo delle imposte».
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L’analisi, naturalmente, non prende in considerazione tutti i dati, ma solo quelli risultati dal 730: restano quindi fuori dall’analisi i lavoratori autonomi (per loro la dichiarazione dei redditi è in scadenza il prossimo 30 novembre, insieme a una serie di adempimenti e altri appuntamenti).
Superbonus a ostacoli per l’incertezza sulla cessione del credito
Un altro elemento che rende il superbonus un’agevolazione a ostacoli riguarda le difficoltà sulla cessione del credito. Ricordiamo che il superbonus può essere usato in tre modi: detrazione in quote annuali di pari importo in dichiarazione dei redditi, cessione del credito (in questo momento bloccata) e sconto in fattura, qualora l’impresa che si occupa dei lavori sia d’accordo con il committente.
Il ministro dell’Economia Giorgetti al riguardo ha detto che «la cessione del credito è una possibilità, non un diritto». Tolte le due opzioni che consentono la monetizzazione immediata del beneficio fiscale, cioè cessione e sconto, rimane solo la detrazione. Il contribuente che volesse pagare subito tutti i lavori potrebbe fruire della relativa super detrazione al 110% ora, o al 90% dal 2023, per i quattro anni successivi, ma questo a patto che il reddito imponibile consente di poter fruire delle detrazioni.
Ma quanti contribuenti con un reddito di riferimento di 15mila euro e, in qualche caso, figli a carico avranno abbastanza liquidità per pagare queste operazioni?
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