Sanità, con il taglio di 1,5 miliardi di euro in arrivo una nuova stangata per i fumatori. Per finanziare l’arrivo dei farmaci anti-tumorali, infatti, verrà introdotta una nuova tassa sul fumo.
In arrivo una nuova tassa sul fumo?
Sanità, nella prossima legge di Bilancio ci sarà un nuovo taglio pari a 1,5 miliardi di euro. Il Ministro della Salute non è d’accordo con quanto deciso ieri dal Governo, ma dopo l’ennesima frenata del PIL non si potrà fare altrimenti.
Il Ministro dell’Economia Padoan, infatti, dopo l’incontro di sabato scorso con Moscovici, Commissario europeo per gli affari economici e monetari nella nuova Commissione Juncker, ha deciso di non andare avanti nell’idea di forzare il rapporto deficit-PIL del prossimo anno così da portarlo al 2,4%.
Adesso quindi bisognerà ridurre le ambizioni di spesa, e la Sanità italiana sarà la prima a pagare con un taglio ulteriore di 1,5 miliardi di euro. Il Fondo sanitario nazionale quindi resterebbe a 111 miliardi e di conseguenza non ci sarebbe il passaggio ai 113 miliardi previsti dall’ultimo DEF. Secondo il Governo, infatti, la Sanità rappresenta il 25% della spesa statale e per questo motivo non può restare fuori dalla spending review. Tuttavia, per ridimensionare il taglio, il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha proposto una misura di compensazione che consiste nell’introdurre una tassa sulle sigarette, con cui verrebbero recuperati i costi necessari per finanziare le cure contro il cancro.
Senza dimenticare che con l’inizio del 2017 ci dovrebbe essere l’introduzione della nuova LEA, che comporterà dei costi aggiuntivi per lo Stato poiché per molte prestazioni sanitarie verrà reintrodotto il ticket medico.
Vediamo nel dettaglio quali potrebbero essere le novità del 2016 per il comparto Sanità, analizzando le conseguenze del taglio da 1,5 miliardi e facendo chiarezza sulla nuova tassa sul fumo che potrebbe essere approvata nel prossimo anno.
Sanità, taglio da 1,5 miliardi: saranno i fumatori a pagare
Il Governo le propone un taglio sulla Sanità pari a 1,5 miliardi, la Lorenzin risponde chiedendo l’introduzione di una nuova tassa sul fumo.
Infatti, la decisione di Palazzo Chigi ha messo a rischio l’arrivo dei nuovi medicinali anti cancro nel nostro Paese. Questi infatti sono costosissimi, e difficilmente le casse della Sanità riusciranno a finanziarli, soprattutto dopo il taglio annunciato da Padoan. La Lorenzin però non ci sta e, per la felicità di Big Pharma ha proposto l’introduzione di una tassa sulle sigarette per fronteggiare l’impatto economico dei medicinali anti tumorali.
In realtà il Ministro della Salute ci pensa da tempo, ma ha sempre trovato l’opposizione del Tesoro che però questa volta sembra essere d’accordo. Secondo le prime anticipazioni, ogni sigaretta verrebbe tassata di un centesimo; considerando che in media i 10 milioni di fumatori italiani consumano circa un pacchetto al giorno, alla fine dell’anno verrebbero recuperati circa 700 milioni di euro. Insomma, una cifra in grado di finanziare quasi del tutto l’aumento annuo della spesa farmaceutica per i farmaci antitumorali.
Per i fumatori sarebbe un duro colpo, perché i 20 centesimi a pacchetto si andrebbero a sommare ai 90 centesimi versati per l’IVA e ai 2,90€ di accise. Per un pacchetto di sigarette, quindi, si rischia di pagare più tasse che per un pieno di benzina.
Questa misura però, anche se susciterà non poche polemiche, è necessaria. I medicinali oncologici infatti negli ultimi anni sono diventati una delle spese più importanti per la farmaceutica italiana, basta pensare che nel 2014 sono costati 4,2 miliardi di euro.
Sanità, tassa sul fumo: il parere dei medici
La maggior parte dei medici invece saranno sicuramente d’accordo con questa decisione, come confermato a Repubblica.it da Silvio Garattini del Mario Negri di Milano: “Secondo me andrebbe chiesto di più, un euro a pacchetto”. Questo tuttavia ha posto l’attenzione sull’importanza di valutare quali farmaci innovativi sono veramente utili e quali invece sono solamente dispendiosi:
“non bisogna approvare prodotti che aumentano la sopravvivenza di un malato di un paio di mesi, magari con una cattiva qualità della vita. Ad esempio sarebbe giusto fare degli studi indipendenti comparativi, per vedere se le nuove molecole che si vogliono introdurre sul mercato sono realmente migliori di quelle già esistenti per quella determinata patologia”.
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