Tasse in aumento, i dati OCSE mettono l’Italia al quinto posto nella triste classifica della pressione fiscale. Nel 2019, l’insieme delle tasse in Italia è stato pari al 42,4% del PIL.
Tasse in aumento in Italia, l’allarme arriva dall’OCSE: secondo i dati pubblicati dall’’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico il Belpaese è al quinto posto tra i Paesi industrializzati per l’incidenza della pressione fiscale.
In totale, l’OCSE prende in considerazione i dati dei 37 Paesi membri: il quinto posto dell’Italia è quindi un segnale molto forte, soprattutto nell’attuale situazione di crisi.
Secondo i dati del rapporto “Revenue Statistics” nel 2019 l’insieme delle tasse in Italia è stato pari al 42,4% del PIL.
Tasse in aumento, l’Italia tra i peggiori cinque Paesi: i dati OCSE
I dati del rapporto “Revenue Statistics” dell’Ocse rispetto alla pressione fiscale del 2019 fotografano una situazione allarmante. Le tasse in Italia sono aumentate lo scorso anno, arrivando al 42,4% del PIL, mentre la media OCSE è del 33,8%.
Nel 2018 la percentuale della pressione fiscale era al 41,9%. Il risultato è che l’Italia è avanzata di due posizioni nel 2019 nella classifica “dispendiosa” dell’Ocse, salendo al quinto posto.
Al primo posto c’è la Danimarca, con entrate da tassazione pari al 46,3% del PIL, seguita dalla Francia (45,4%).
All’ultimo posto invece si conferma il Messico, dove la tassazione è pari al 16,5% del PIL.
Restando invece nei confini europei, l’incidenza minore della tassazione si verifica in Irlanda, con il 22,7% del PIL. La Germania registra una tassazione pari al 38,8% del PIL, la Spagna è al 34,6%, il Regno Unito al 33% e gli Stati Uniti al 24,5%.
Tasse, l’Italia peggiora secondo l’OCSE: in aumento imposte sui redditi personali e la previdenza
Nel rapporto dell’Ocse ci sono due tipi di distinzione: la prima, è il livello di governo da cui arrivano le tasse. Nel 2018, il 56,8% delle tasse complessive era da parte del Governo centrale, mentre gli enti locali sono saltati dallo 0,9% del 1975 all’11,7% di due anni fa.
Il secondo tipo di distinzione invece va fatto in base all’incidenza delle tasse rispetto al PIL: in Italia, pesano soprattutto le imposte sui redditi personali e societari (al 13%, la media OCSE è all’11,5%)
I contributi previdenziali invece sono al 13% del PIL (Ocse 9%), mentre le tasse sugli immobili si fermano al 2,5% (dati OCSE all’1,9%) e quelle su beni e servizi sono al 12% (12,4%). Ad avere l’incidenza maggiore delle imposte su redditi personali e societari rispetto al PIL è sempre la Danimarca con il 27,6%, ma al secondo posto c’è la Nuova Zelanda con il 18,5%.
Restano da vedere i risultati dell’analisi del prossimo anno, quando l’OCSE guarderà indietro a questo 2020 così fortemente in crisi da Covid-19.
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