C’è uno scenario estremo (sottovalutato) per i mercati: tassi Fed al 7%. Dimon di JP Morgan ha lanciato l’allarme sulle conseguenze di un costo del denaro così elevato, che non è impossibile.
I mercati stanno scontando altri aumenti dei tassi Fed, ma l’allarme è più ampio: il costo del denaro Usa può infatti arrivare al 7% nello scenario peggiore e più drastico che in troppo stanno sottovalutando.
La massima allerta sul prossimo futuro è stata diffusa da Jamie Dimon, CEO di JPMorgan Chase & Co., in un’intervista al Times of India a Mumbai. Secondo l’esperto bisogna considerare una situazione estrema in cui la banca centrale si trova costretta a effettuare un rialzo davvero record del costo di finanziamento a fronte di una stagflazione.
Quali conseguenze sull’economia con tassi Fed al 7%? La convinzione di Dimon è che ci sarebbe uno shock finora impensabile.
Con tassi Fed al 7% sarà uno shock: l’allarme di Dimon
Il mondo potrebbe non essere preparato allo scenario peggiore, con tassi di interesse di riferimento della Federal Reserve che toccherebbero il 7% insieme alla stagflazione: queste le parole di Dimon.
Affermando che i tassi potrebbero dover aumentare ulteriormente per combattere l’inflazione, il CEO di JP Morgan ha aggiunto che la differenza tra il 5% e il 7% sarebbe più dolorosa per l’economia rispetto al passaggio dal 3% al 5%.
Se il tasso di riferimento salisse al 7%, ciò avrebbe gravi implicazioni per le imprese e i consumatori americani. Gli economisti stimano già al 60% la probabilità di una recessione negli Stati Uniti nei prossimi 12 mesi. Una stima, on realtà, più ottimistica della previsione di Bloomberg Economics di una recessione già quest’anno.
Un tasso del 7% spegnerebbe anche il recente ottimismo tra i funzionari della Fed sulla loro capacità di ottenere un atterraggio morbido per l’economia.
“Passare dallo zero al 2% non ha rappresentato quasi alcun aumento. Passare dallo zero al 5% ha colto alcune persone alla sprovvista, ma nessuno avrebbe tolto il 5% dal regno delle possibilità”, ha detto Dimon. “Non sono sicuro che il mondo sia preparato per il 7%”.
Il riferimento è anche ai mercati e agli investitori, che se ora sono incerti potrebbero essere davvero travolti da rendimenti dei Treasury ancora più alti, obbligazioni che perdono di valore, dollaro in forte aumento, crollo azionario e della fiducia.
Non c’è dubbio che con questa riflessione, Dimon si è rivelato notevolmente più aggressivo rispetto ai suoi stessi economisti, che si aspettano solo un ulteriore aumento dei tassi, o ai mercati in generale.
Sebbene i mercati finanziari non immaginino necessariamente costi del denaro al 7%, si stanno comunque adattando a un orientamento di tassi più alti e più a lungo da parte della Fed.
Lunedì il rendimento del titolo del Tesoro a 10 anni è balzato di altri 10 punti base, raggiungendo il livello più alto in quasi 16 anni. Anche il rendimento del titolo trentennale è aumentato, raggiungendo il livello più alto in oltre 12 anni. L’S&P 500 SPX è riuscito ad avanzare nonostante l’aumento dei rendimenti a lungo termine, ma l’indice è inferiore del 5% ai massimi di fine luglio.
Questi, nell’ottica di Dimon, sono segnali di instabilità che potrebbero però anticipare uno scenario ancora peggiore.
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