Tech war: lo scontro USA-Cina è la fine della globalizzazione?

Massimiliano Carrà

29/07/2019

La tech war che vede come protagoniste le due potenze mondiali USA e Cina potrebbe rappresentare l’inizio della fine della globalizzazione mondiale

Tech war: lo scontro USA-Cina è la fine della globalizzazione?

Sembrava ormai molto vicina, eppure la tregua commerciale tra USA e Cina continua a essere rimandata di giorno in giorno. Ne è una dimostrazione la cosiddetta tech war, ossia la guerra tecnologica, che si arricchisce continuamente di nuovi intrecci.

Dopo 40 anni di “convivenza”, USA e Cina ormai sono ufficialmente rivali in diversi settori e la diatriba commerciale, esplosa con l’introduzione dei dazi, è soltanto uno dei fattori di frizionamento dei rapporti tra i due Paesi.

Ne è un esempio il ban imposto dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump al colosso tecnologico Huawei, accusato di furto di segreti industriali mediante operazioni di spionaggio, cospirazione, frode per le attività in Iran, e furto di segreti commerciali perpetrato ai danni di T-Mobile. Accuse a cui lo stesso fondatore di Huawei ha risposto in un incontro con la stampa italiana.

Tech war: la tecnologia è il campo di battaglia

Nonostante le restrizioni imposte dal Presidente Trump, è evidente che nel corso degli anni sarà sempre più difficile per gli USA ostacolare l’ascesa tecnologica della Cina che, dopo anni di studio, ha dimostrato che su questo settore è la Nazione che può competere ad armi pari con l’Occidente.

Inoltre, in un mondo in cui le innovazioni tecnologiche sono all’ordine del giorno e i suoi risultati, o meglio i suoi prodotti, sono la base dei bisogni della società 4.0 è indubbio che ormai la tecnologia è il principale campo di battaglia dei Paesi mondiali.

Ovviamente, non vanno trascurati altri campi di confronto come ad esempio l’economia, l’ideologia e la sicurezza. Quest’ultima tra l’altro andrà continuamente incontro a notevoli sviluppi proprio grazie alla tecnologia.

Tech war USA-Cina: i rischi per la Cina

Come analizzato da Sahil Mahtani, Strategist di Investec AM, la tech war tra USA e Cina, oltre a logorare i rapporti tra i due Paesi, comporterà anche delle ripercussioni a livello economico e di sviluppo sia per le due potenze, sia per gli investitori e sia per il resto del mondo.

Per esempio la Cina a causa della tech war potrebbe ritardare, nella fabbricazione di semiconduttori, lo sviluppo di produzione di chip di fascia alta. Momentaneamente infatti molte imprese tecnologiche si affidano a fornitori stranieri per i componenti essenziali, esponendoli agli embarghi cinesi.

Ma attenzione. Un blocco totale delle esportazioni di chip verso la Cina, avrebbe delle ripercussioni anche per gli USA, in quanto impatterebbe in modo consistente sulla sulla produzione delle principali aziende statunitensi.

Inoltre, come accennato all’inizio, il ban imposto dal Presidente degli USA Trump contro l’azienda tecnologica Huawei, sta cercando di danneggiare un altro settore cinese, quello delle telecomunicazioni. Alcuni Paesi come Australia Giappone hanno infatti vietato a Huawei di fornire la tecnologia mobile 5G. Altri invece, non sembrano disposti a farlo.

Altri due settori che in Cina potrebbero avere delle ripercussioni importanti a causa della tech war sono: il settore aerospaziale e quello delle industrie biotecnologiche e farmaceutiche.

Come rivelato Sahil Mahtani, negli ultimi anni le aziende cinesi del settore aerospaziale hanno investito in compagnie occidentali per acquisire tecnologie. Tuttavia, i futuri accordi potrebbero essere bloccati per motivi di sicurezza nazionale. E bisogna ricordare che le agenzie europee e statunitensi controllano le certificazione di sicurezza internazionale.

Infine, potrebbero esservi tre ostacoli per le industrie biotecnologiche e farmaceutiche cinesi: restrizioni statunitensi riguardo i visti di lavoro e gli scambi culturali; incapacità di dare in appalto le attività di ricerca biotecnologica agli Stati Uniti; rifiuto delle approvazioni regolamentari statunitensi, considerate il punto di riferimento globale.

I rischi per le aziende USA

La tech war però non presenta ovviamente soltanto dei rischi per la Cina. Infatti, secondo la view di Investec AM, se la guerra tecnologica dovesse andare per le lunghe, inciderà anche sugli affari e l’economia americana.

Il target più esposto è il rivale di Huawei per gli smartphone, ossia Apple,il quale ottiene circa un quinto delle sue entrate dalla Cina, oltre a produrre i suoi iPhone lì. Secondo alcune stime, un divieto nei confronti di Apple in Cina ridurrebbe i guadagni fino al 30%.

Inoltre, 57 aziende dello S&P 500 ottengono più del 10% delle loro vendite dalla Cina e la lista è dominata dalla frontiera tecnologica dell’economia statunitense, includendo aziende come Qualcomm, Texas Instruments, Nvidia, Apple, e Microsoft.

Nel mercato dei semiconduttori, la media è circa del 40%. Sono incluse anche le società di consumo come Tiffany’s, McDonalds, Starbucks, e Nike che hanno puntato forte sulla Cina.

C’è anche un altro aspetto che gli USA non devono sottovalutare: la tech war potrebbe incoraggiare maggiormente l’evoluzione delle compagnie cinesi e il possibile surclassamento successivo di quelle statunitensi.

È la fine della globalizzazione?

Visto che USA e Cina vogliono raggiungere la supremazia tecnologica, e la tech war non sembra volgere al termine, il 2019 secondo Sahil Mahtani potrebbe essere identificato come l’inizio della fine della globalizzazione.

Infatti, se la Cina a causa di questa disputa iniziasse a realizzare riforme istituzionali programmate in un approccio a lungo termine e volte a promuovere il proprio settore tecnologico, si potrebbe considerare il 2019 come l’inizio di una separazione di lungo termine: un’economia globale a due facce.

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