La Cina effettua una serie di manovre militari a Taiwan, in occasione della visita Usa a Taipei. Aumentano i segnali di un possibile conflitto cinoamericano.
La visita a Taipei della presidente della Camera dei rappresentanti Usa, Nancy Pelosi, ha innescato una serie di manovre militari cinesi come non si sono mai viste dalla crisi dello Stretto di Taiwan del 1995/96.
Diversi missili balistici cinesi hanno sorvolato l’isola cadendo in mare, mentre l’aeronautica militare di Pechino ha effettuato violazioni della Adiz (Air Defense Identification Zone) di Taiwan quotidianamente, facendo segnare un record assoluto nel loro numero. La Cina sta cambiando lo status quo nelle relazioni internazionali con gli Stati Uniti per Taiwan, innalzando l’asticella della tensione di un gradino senza però innescare un conflitto diretto: si tratta della ben nota tattica del “affettare il salame” (salami slicing) messa in atto nel Mar Cinese Meridionale, dove il Dragone ha dapprima occupato alcune isole di quello specchio d’acqua conteso, poi le ha militarizzate contravvenendo così alle sue stesse promesse.
In questo caso le continue incursioni aeree servono anche ad assuefare le difese di Taiwan, in modo da poterle colpire di sorpresa qualora la Cina decidesse di attaccare: le incursioni aeree, i lanci di missili balistici e il dispiegamento dello strumento navale rappresentano la simulazione della fase preparatoria per un’operazione di sbarco.
Le manovre militari cinesi sono attentamente monitorate dalle forze armate statunitensi, che nell’area hanno il gruppo d’attacco della portaerei Ronald Reagan, ma soprattutto assetti aerei per la raccolta di informazioni basati a Okinawa, in Giappone. Questa attività è molto importante per osservare le tattiche cinesi e raccogliere informazioni sui sistemi in uso alle forze armate di Pechino, ma la Cina ha un vantaggio tattico non indifferente, in quanto agisce in maniera diversa, scalabile e imprevedibile.
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