L’ultimo trimestre del 2019 si è aperto all’insegna dei rialzi per i principali mercati azionari, anche se sono numerose le incertezze che persistono. I mercati emergenti evidenziano un quadro misto, come sottolinea Peter Elam Håkansson, Chairman e Chief Investment Officer di East Capital
L’ultimo trimestre dell’anno si è aperto all’insegna delle preoccupazioni tra gli investitori: persistono infatti le paure per lo stato di salute dell’economia, per la faccenda tutt’altro che risolta della guerra commerciale tra Usa e Cina (ma anche tra Usa ed Europa) e anche la Brexit.
Su quest’ultimo tema, sebbene EU e UK hanno trovato un’intesa, l’esito dell’approvazione del deal da parte del parlamento britannico non è scontato (per approfondire).
In questo quadro, le incertezze sono anche quelle relative alle prossime mosse di politica monetaria della Federal Reserve. Per il meeting del prossimo 30 ottobre, le probabilità implicite di un taglio dei tassi di interesse basate sui futures dei Fed Funds reperite dalla piattaforma Bloomberg sono dell’80,1%: questo dato ha iniziato a salire da inizio mese (le probabilità prima erano al di sotto del 50%).
Mercati emergenti influenzati dalle tensioni geopolitiche
Anche se i mercati emergenti non sono direttamente influenzati dalle tensioni descritte prima: come evidenzia in un report Peter Elam Håkansson, Chairman e Chief Investment Officer di East Capital, gli emergenti hanno sottoperformato le economie sviluppate. In questo quadro, i mercati di frontiera sono riusciti a ridurre le perdite.
L’esperto pone però in evidenza come i mercati emergenti e di frontiera siano molto volatili: “la Turchia, per esempio, ha chiuso il trimestre in pole position, con una crescita dell’11,5%. Questo mercato è stato recentemente al centro dell’attenzione di tutto l’universo investito negli emergenti”, afferma Håkansson.
Oltre a questo Paese, anche Vietnam e Romania starebbero andando bene, con i rispettivi mercati azionari che hanno chiuso il terzo trimetre in salita del 6% e 4%. Al contrario, nello stesso periodo il mercato azionario di Argentina, Sudafrica e Polonia hanno subito una battuta di arresto.
“Molte valute di questi mercati sono risultate deboli nei confronti del dollaro, confermando la tendenza dei trimestri precedenti”, chiosa Håkansson.
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