Come noto l’Italia è un paese ad elevato rischio sismico, uno dei maggiori nel Mediterraneo. Ci sono zone dove i terremoti sono più probabili, vediamo quali.
L’Italia è un paese ad elevato rischio sismico, uno dei più importanti del Mediterraneo. Scosse di terremoto sono all’ordine del giorno, per fortuna la maggior parte di magnitudo talmente basso da non lasciare conseguenze.
Ogni tanto capita però qualche scossa di intensità più elevata che lancia nel panico la popolazione. L’ultima si è verificata alle 17.50 del 3 maggio nei pressi di Firenze, precisamente a Impruneta, di magnitudo 3.7. La scossa durata alcuni secondi è stata avvertita nel capoluogo toscano e nelle zone limitrofe con numerose persone scese in strada.
Ci sono alcune zone in Italia dove il rischio sismico è più elevato e altre meno. Vediamo quali sono.
Perché l’Italia è un paese ad alto rischio sismico
Per la frequenza dei terremoti e per l’intensità di alcuni di essi, l’Italia è uno dei paesi mediterranei a più alto rischio sismico. Il motivo è dovuta alla sua posizione geografica, situata nella zona di convergenza tra la zolla africana e quella eurasiatica.
Per questo è soggetta a forti spinte compressive che causano l’avvallamento di blocchi di roccia che danno origine a terremoti.
Si pensi che in 2.500 anni di storia in Italia sono stati registrati oltre 30.000 terremoti di media e forte intensità, e 560 di elevata intensità, di cui 7 solo nel XX secolo. I terremoti che hanno interessato la penisola hanno causato danni ingenti stimati in circa 135 miliardi di euro impiegati per la ricostruzione.
Quali sono le zone più a rischio in Italia
Esistono delle zone in Italia dove la probabilità che si verifichi un terremoto è più elevata. Possiamo riassumerle in due zone: il Nord-Est (Friuli e Veneto) e la zone dell’appennino centrale (Val di Magra, Mugello, Val Tiberina, Val Nerina, Aquilano, Fucino, Valle del Liri, Beneventano, Irpinia).
Il Nord-Est è ad alto rischio sismico a causa della vicinanza di due placche terrestri che si urtano tra loro. La zona appenninica meridionale è a rischio per la presenza della placca adriatica che tende a spingere verso i Balcani.
Dal 2003 l’Italia è stata divisa in 4 zone in base al grado di rischio sismico. Si parte dalla zona 1 che è l’area più pericolosa fino alla zona 4 che è quella dove la probabilità di un terremoto è decisamente più basso. Ecco come è divisa la nostra penisola.
- zona 1: Friuli Venezia Giulia, Abruzzo, Umbria, Molise, Campania, Sicilia;
- zona 2: Emilia Romagna, Lazio, Marche, Puglia e Basilicata;
- zona 3: Lombardia, Toscana, Liguria e Piemonte;
- zona 4: Sardegna, Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta.
Come si calcola il rischio sismico
La sismicità, ovvero la frequenza e forza con cui si verificano dei terremoti, è una caratteristica distintiva di un territorio al pari del clima, dei rilievi montuosi o dei corsi d’acqua. Essa viene definita in base alla frequenza ed energia dei terremoti attribuendo un valore di probabilità al verificarsi di un evento sismico di una certa magnitudo, in un certo intervallo di tempo.
Da qui si arriva a calcolare il rischio sismico che è un calcolo matematico che si effettua per valutare il danno dopo un possibile evento sismico.
Più si stima che il danno possa essere elevato, maggiore sarà il rischio sismico. I fattori decisivi per il calcolo sono:
- pericolosità: il rischio che si verifichi un terremoto;
- vulnerabilità: le conseguenze del terremoto, capacità degli edifici di sopportare l’evento;
- esposizione: conseguenze socio-economiche.
E in Italia il rischio sismico è elevato a causa della fragilità del patrimonio edilizio, spesso incapace a sopportare scosse di un certo magnitudo. Cosa invece che non accade ad esempio in Giappone o California, zone interessate da frequenti terremoti ad alta intensità ma che presentano un rischio sismico inferiore rispetto al nostro paese.
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