Terza guerra mondiale: stavolta può arrivare davvero

Dimitri Stagnitto

24 Settembre 2022 - 12:39

Il referendum nelle regioni ucraine occupate dalla Russia potrebbe generare le condizioni per la «tempesta perfetta», il mondo non è mai stato così vicino alla terza guerra mondiale.

Terza guerra mondiale: stavolta può arrivare davvero

Lo spettro della terza guerra mondiale aleggia sul mondo dal momento in cui è finita la seconda. Nel tempo tutti i giornali, inclusi noi, si sono occupati del tema ogni volta che gli scenari geopolitici sono andati nella direzione di un aumento delle tensioni.

Ovviamente il fronte centrale a cui si guarda nell’analizzare questo scenario è quello atlantico, ovvero alla tensione fondamentale che è nata nel secondo dopoguerra, quella tra USA e URSS, per quanto l’emergere delle economie asiatiche, Cina in in testa, abbia reso in questi anni plausibile anche un innesco della terza guerra mondiale in Asia, dove la miccia è stata a più riprese sul punto di accendersi a Taiwan o in Corea del Nord.

In questo 2022 abbiamo una mappa del mondo con spie rosse accese ovunque e la tensione tra blocco orientale e occidentale è fortissima, anche se al solito la maggioranza delle popolazioni e delle classi politiche non vuole la guerra, consapevole che ciò che c’è da perdere è di molto superiore a ciò che c’è da guadagnare, per tutti.

Il problema fondamentale sta nel fatto che, per ragioni complesse, a volte si prendono delle derive per cui tra Stati non si riesce a comunicare. Tutto nasce da agende e pianificazioni contrastanti che portano le varie parti a iniziare a distorcere il messaggio della controparte fino a rendere totalmente insensato («folle», non è così che vengono dipinti i leader del blocco opposto? Putin, Kim Jong-un e magari prossimamente Xi Jinping, per ora a capo di un paese troppo temuto e pragmaticamente sornione per essere incasellato in questa semplificazione).
La lettura del comportamento della controparte come folle fa da molla e giustificazione per risposte altrettanto folli: questa si chiama escalation ed è un processo simile a una valanga che inizia a staccarsi dal fianco di una montagna, a un certo punto non è più possibile prevenirla o fermarla, si fermerà da sé dopo aver compiuto tutti i danni che deve, incluse stragi se per caso sul suo ormai inevitabile percorso sono presenti persone o addirittura centri abitati.

Ecco, dopo un’estate relativamente calma, siamo di nuovo di fronte alla ripresa di un’escalation a livello bellico. Una situazione insensata in cui basterebbe far lavorare almeno decentemente la diplomazia per mettere tutto in sicurezza ma si rifiuta di farlo avendo incamerato la certezza che l’avversario non è disponibile a percorrere seriamente e in buonafede quella strada. Non resta quindi che far parlare i fatti. Le famose conferenze dello storico Alessandro Barbero, sia sulla prima che sulla seconda guerra mondiale, raccontano proprio questo: scambi epistolari (persino tra cugini che si chiamano per nomignoli!) relativamente cordiali finché non si arriva all’assurdo punto di non capirsi mettendosi così nella condizione di convincersi che l’unica possibilità, a questo punto, è far parlare i cannoni.

Quali fatti di questi giorni potrebbero far scoppiare la terza guerra mondiale

L’assurdità e l’incomprensione regnano in Ucraina da molti anni. Il Paese e da molti anni al centro di una tensione montante tra est e ovest non solo della stessa Ucraina ma dell’intero mondo avanzato.
La linea del fronte è tra Asia ed Europa e questo Paese, esteso, povero e formato dall’unione politica e territoriale di popoli e culture diverse, ha iniziato a essere «tirato» da una parte e dall’altra: verso l’Europa e quindi militarmente verso la NATO o verso la Russia, come elemento «cuscinetto» tra lo sterminato territorio russo e il blocco occidentale che è andato via via rinsaldandosi ed espandendosi dopo la caduta del muro di Berlino.

C’è molta storia Ucraina degli utili 10/15 anni che è importante approfondire per comprendere questa crisi che prima dell’ultimo anno è arrivata in Europa come piccole notizie dal mondo di cui sentiamo parlare per pochi giorni per poi scordarcele: le elezioni annullate a Yanukovich, la ripetizione che vede poi vincitore Viktor Juščenko, quest’ultimo vittima di un attentato all’antrace, la rivoluzione arancione e i fatti di Maidan. L’ascesa dell’attore comico diventato premier, Volodimir Zelensky, è solo l’ultimo capitolo di una storia di politica interna molto travagliata in cui molti testimoni testimoniano che di fatto in Ucraina fosse da tempo in corso una guerra civile in cui le popolazioni russofone dell’est sarebbero state vessate sistematicamente dagli estremisti nazionalisti dell’ovest per molti anni.
Lo stesso intervento della Russia lo scorso febbraio ha avuto come pretesto ufficiale la «liberazione» di queste popolazioni civili (quelle delle ormai famose aree di Lugansk e Donetsk) dalle vessazioni inflitte dai loro stessi connazionali, con lo scopo di rendere questi territori repubbliche indipendenti riconosciute a livello internazionale.

Ovviamente è più che lecito pensare che le motivazioni, da parte russa, siano più ampie e complesse che la sola pietà per questi popoli «fratelli», in particolare l’inaccettabilità di avere un paese politicamente ostile al confine su cui le forze militari occidentali avrebbero avuto modo di consolidarsi, creando una pressione insostenibile che ci avrebbe comunque portati a uno scenario di scontro mondiale in cui la Russia avrebbe però avuto una situazione di partenza più svantaggiosa.

In queste ore, le popolazioni di Lugansk e Donetsk stanno votando un referendum per decidere la loro annessione alla federazione russa. Annessione e non più autonomia.

L’esito di questo referendum è scontato e stiamo quindi per avere la situazione da tempesta perfetta in termini di fallimento della comunicazione: la Russia riconoscerà come propri dei territori che USA ed EU non le riconosceranno. Pertanto la prima offensiva ucraina che dovesse riguardare quei territori, che l’Ucraina continuerà a ritenere propri, sarà considerata dalla Russia come un atto di guerra non solo verso l’Ucraina ma anche verso tutti i suoi alleati, noi compresi.

Quali possano essere le conseguenze pratiche di questo cambio di scenario è imprevedibile, tuttavia proprio in questi giorni Putin ha parlato chiaramente, e dal suo punto di vista coerentemente, di quelle che sarebbero le conseguenze di un attacco diretto al suolo russo.
Scatenare quindi la terza guerra mondiale, per i russi, sarebbe quindi un gesto di legittima difesa. E’ ormai impossibile convincerli del contrario.
D’altro canto, da parte nostra (perlomeno da parte di chi ha in questo momento il potere di prendere decisioni) il gesto dei russi verrebbe inquadrato come un’ingiustificabile attacco che richiede un’immediata risposta. Di più: la Russia dimostrerebbe di essere un pericolo per la sopravvivenza dell’umanità per cui è necessario eliminarla dalla mappa del pianeta, a costo di... mettere in pericolo l’esistenza dell’umanità.

E’ una storia, di fantascienza/fantapolitica per la maggior parte del tempo, maledettamente concreta in momenti come questo, che è stata scritta nel momento stesso in cui il progetto Manhattan ha avuto successo e le città di Hiroshima e Nagasaki sono state distrutte come tutti sappiamo. Lo spettro di una guerra mondiale nucleare è talmente inquietante da essere esso stesso un deterrente potentissimo contro il realizzarsi di un certo tipo di scenari, è stato così per tutta la guerra fredda. Oggi questo spettro non sembra far più così paura, anche se dovrebbe.

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