Per approvare l’istituzione del «terzo sesso» Berna dovrebbe mettere mano agli ordinamenti cantonali e federali, a cominciare dalla stessa Costituzione.
La Svizzera ha deciso: il «terzo genere» non esiste. Almeno per ora. Ne dà notizia il quotidiano ticinese moneymag.ch, che in un lungo articolo riporta la decisione del Consiglio federale in materia di identità sessuale, per il quale il cosiddetto terzo sesso - quello status riconosciuto a coloro che non si identificano nell’inquadramento uomo/donna - per il momento non può essere introdotto nei documenti ufficiali. Il motivo? I tempi non sono ancora maturi per superare «il binarismo dei sessi che rappresenta un modello radicato nella società svizzera».
Un percorso lungo
Nel suo intervento, il Consiglio federale ha chiarito che «non sussistono le premesse sociali» per aprire a questa variazione. Da Berna precisano che una modifica di questa portata, richiederebbe un profondo adeguamento degli ordinamenti cantonali e federali, a cominciare dalla stessa Costituzione federale. Prendiamo ad esempio l’obbligo di prestare il servizio militare, che in Svizzera è ancora attivo: al momento non ci sono indicazioni relative alle persone il cui sesso non è iscritto nel registro dello stato civile. L’intera questione andrebbe ripensata radicalmente, così come tante altre.
Cambiamento radicale
Con questa premessa, il Consiglio federale ha lasciato intendere come sia preferibile proseguire con il modello attuale che prevede la sola esistenza dei due generi - uomo e donna - come uniche figure di riferimento. Per tutti, al momento della nascita, sarà quindi ancora indicato allo stato civile qual è il proprio genere di appartenenza tra «maschio» o «femmina». Questo almeno fino a quando la consapevolezza culturale della società civile stabilirà di voler affrontare e risolvere, gli infiniti rivolti giuridici che al momento rappresentano il vero blocco alla nascita del «terzo genere».
Una scelta collettiva
Per come sono abituati a esprimersi gli svizzeri su questioni anche meno rilevanti, spetterà alla collettività stabilire quando i tempi saranno maturi per affrontare la questione. Un passaggio non di poco conto, specie se rapportato al nostro Paese dove siamo abituati ad assistere a un processo in cui è la politica a decidere se promuovere o meno una certa trasformazione , mentre in Svizzera di solito la politica ha semplicemente il compito recepire e istituzionalizzare qualcosa di già approvato dalla collettività.
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