Lo affermano i legislatori statunitensi, amplificando i timori già in corso legati all’uso dell’app
TikTok, app per realizzare video con sincronizzazione labiale sempre più popolare tra adolescenti e giovani influencer, si trova ad affrontare nelle ultime settimane un vero e proprio ciclone di polemiche e dubbi circa la sua sicurezza, espressi anche da diverse Authority, specie negli USA.
Proprio i legislatori statunitensi hanno infatti affermato che l’applicazione potrebbe rappresentare un rischio per la sicurezza nazionale, chiedendo alle autorità di regolamentazione e alle agenzie di intelligence di indagare sui possibili legami della piattaforma con il governo cinese.
I senatori Chuck Schumer e Tom Cotton hanno sollecitato l’intelligence USA a valutare la situazione, affermando che TikTok e app simili potrebbero essere utilizzate per attività di spionaggio ai danni degli Stati Uniti, circostanza spesso evidenziata dallo stesso presidente Trump.
TikTok potrebbe minacciare la sicurezza nazionale
TikTok, di proprietà di Bytedance e con sede a Pechino, è letteralmente esplosa in fatto popolarità, diventando in pochisismo tempo una delle poche app di social media cinesi a riscontrare successo nei Paesi occidentali.
È stata scaricata 177 milioni di volte solo nell’ultimo trimestre, secondo la società di analisi dei dati Sensor Tower. Dati che la rendono la seconda app più scaricata al mondo, dietro WhatsApp.
Ha inoltre registrato entrate per 40 milioni di dollari sull’App Store nell’ultimo trimestre, e raggiunto quota 100 milioni di utenti negli Stati Uniti.
Considerando che Bytedance, società madre di TikTok, ha sede in Cina, per gli Stati Uniti l’allarme resta forte: la piattaforma potrebbe essere “costretta a cooperare con il lavoro di intelligence controllato dal Partito Comunista Cinese”.
I senatori hanno per questo inviato una lettera al direttore della National Intelligence degli USA. Dall’altra parte, TikTok ha dichiarato che è solita procedere all’archiviazione di tutti i dati degli utenti statunitensi, eseguendone il backup a Singapore:
“I nostri data center si trovano tutti al di fuori della Cina e nessuno dei dati è soggetto alla legge cinese; in più, abbiamo un team tecnico che aderisce a solide politiche di sicurezza informatica e rispetta le procedure di privacy e sicurezza”.
All’inizio del mese il senatore repubblicano Marco Rubio ha chiesto alla Commissione per gli investimenti esteri negli Stati Uniti di riesaminare l’acquisizione da parte di TikTok dell’app rivale Musical.ly. La sua richiesta è arrivata immediatamente dopo la pubblicazione sul Washington Post di un articolo che evidenziava l’insolita assenza di post su TikTok dedicati alle proteste ad Hong Kong.
Già allora Rubio dichiarò che le prove di una continua attività di censura da parte della piattaforma erano “molteplici e crescenti”, compreso un ostacolo ai contenuti statunitensi “non in linea con le direttive del governo cinese e del Partito comunista”.
Circa quest’ultimo aspetto, TikTok ha replicato di non rimuovere mai i contenuti in base a presunte ideologie o volontà manifestate dal governo di Pechino:
“Il governo cinese non ci ha mai chiesto di rimuovere alcun contenuto, e anche se in futuro dovesse chiederlo noi non lo faremo”.
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