I conti del colosso del lusso LVMH hanno evidenziato che il comparto sta soffrendo per colpa dell’incertezza in Cina. Cosa ha svelato la trimestrale del gruppo francese e quale allerta sul dragone?
I conti del colosso europeo e mondiale del lusso, LVMH, hanno mostrato quanto la Cina stia mettendo sotto pressione il settore.
La trimestrale del gruppo francese del miliardario Arnault è stata in parte deludente. La crescita delle vendite ha rallentato nel secondo trimestre, poiché gli acquirenti cinesi hanno frenato la spesa in prodotti di alta moda in patria, nonostante la domanda nei mercati occidentali sia leggermente aumentata.
I risultati di LVMH, che è la seconda più grande azienda quotata in Europa, con un valore di circa 340 miliardi di euro, hanno evidenziato quanto sia avvertita l’incertezza economica e le tensioni geopolitiche globali anche nel comparto del lusso. Avvertimenti sugli utili del comparto erano già stati palesati dai marchi più piccoli Burberry e Hugo Boss la settimana scorsa.
Le azioni LVMH sono in calo di oltre il 5% poco dopo l’apertura della Borsa di Parigi.
La Cina rovina i conti di LVMH. Tutti i dettagli della trimestrale
Le vendite del più grande gruppo del lusso al mondo, proprietario dei marchi Louis Vuitton, Tiffany & Co. e Hennessy, sono cresciute fino a 20,98 miliardi di euro, con un incremento dell’1% su base organica, escludendo gli effetti valutari e le acquisizioni.
L’effetto crisi economica cinese c’è stato, visto che l’aumento era del 3% su base annua nel primo trimestre e la crescita si presentava a due cifre nel 2023, quando i consumatori del dragone, mercato chiave, si erano concessi spese folli in beni di lusso usciti dai lockdown dovuti alla pandemia.
Il gruppo del lusso ha visto le vendite in Asia registrare un tonfo del 14% nel trimestre, una delusione per il colosso che è stato tra i più resilienti di fronte al raffreddamento della domanda di beni di alta gamma soprattutto in Cina. Il crollo interno nel dragone è stato parzialmente compensato dalla forte spesa dei viaggiatori cinesi all’estero, soprattutto in Giappone, dove le vendite sono aumentate del 57%, aiutate dallo yen debole.
“Gli esperti acquirenti cinesi di beni di lusso stanno aspettando il loro prossimo viaggio in Giappone per acquistare prodotti costosi dai marchi del conglomerato”, ha affermato Jean-Jacques Guiony, direttore finanziario di LVMH, durante la presentazione dei risultati, aggiungendo che questa mossa sta esercitando pressione sui margini del gruppo.
Gestita e controllata da Bernard Arnault, la terza persona più ricca al mondo, LVMH ha circa 75 marchi di lusso che spaziano dalla moda alla gioielleria, dagli hotel agli alcolici. In una dichiarazione di martedì, ha fatto riferimento a un clima di incertezza economica e geopolitica. Il calo delle azioni LVMH quest’anno significa che la fortuna di Arnault è diminuita di circa 11 miliardi di dollari finora nel 2024.
Nel dettaglio della trimestrale, l’utile operativo del primo semestre è stato di 10,65 miliardi di euro, con un margine operativo del 25,6%, in calo rispetto al 27,4% dell’anno precedente. La divisione che comprende il rivenditore di cosmetici Sephora, invece, è cresciuta di circa la metà rispetto alle aspettative degli analisti nel trimestre più recente.
La domanda di champagne sta subendo un forte rallentamento con volumi in ribasso a due cifre, ha affermato Guiony. LVMH possiede etichette come Ruinart e Dom Perignon.
La divisione moda e pelletteria del gruppo, che comprende Louis Vuitton e Christian Dior e rappresenta quasi la metà delle vendite del gruppo e la maggior parte dell’utile operativo, è cresciuto dell’1%, rallentando leggermente rispetto all’aumento del 2% del trimestre precedente.
Non solo LVMH, tutto il lusso soffre
Un’allerta lusso c’è. I conti di LVMH fanno seguito ai risultati finanziari peggiori del previsto dello svizzero Swatch Group AG, che ha registrato un calo del 70% degli utili attribuito al crollo della domanda dalla Cina, e un profit warning del gruppo del lusso Burberry Group Plc.
La casa madre di Cartier, Richemont, ha registrato vendite che sono cresciute a malapena nell’ultimo trimestre, nonostante la sua unità di gioielleria si sia dimostrata più forte.
I fornitori di beni di lusso hanno goduto di un boom di spesa in epoca di pandemia che si è esaurito l’anno scorso, soprattutto per i marchi che si rivolgono ai cosiddetti clienti più benestanti. I brand più esclusivi come Hermes, che pubblicherà i risultati del primo semestre più avanti questa settimana, hanno resistito meglio alla crisi.
La ripresa del dragone è sotto stretta osservazione del comparto e l’incertezza legata anche alle tensioni commerciali non rende così chiaro il prossimo futuro.
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