La Bce ha messo in guardia l’Eurozona: troppo debito nei conti pubblici, così le grandi sfide del futuro saranno tutte perse.
L’Europa a rischio per colpa di un debito troppo alto che minaccia la stabilità economica di singoli Paesi e dell’intera regione. A lanciare l’ennesimo allarme sulle finanze pubbliche insostenibili nel vecchio continente è stata la Bce.
In un commento della banca centrale l’avvertimento è stato chiaro: i membri dell’area euro devono iniziare a ridurre immediatamente il debito a fronte degli enormi rischi fiscali a lungo termine derivanti dall’invecchiamento della popolazione, dalla spesa per la difesa e dal cambiamento climatico.
Il richiamo al rigore nei conti pubblici si affianca a un documento Bce pubblicato sempre nella stessa giornata nel quale è emerso quanto l’Eurozona sia cresciuta poco rispetto agli Usa nel post-pandemia. La regione a moneta unica rischia di soccombere tra indebitamento fuori controllo e ripresa lenta e disomogenea.
L’Europa a rischio per il troppo debito: perché la Bce suona l’allarme?
Secondo la Bce, gli sforzi di bilancio necessari per rispondere alle sfide che spaventano l’Europa potrebbero ammontare ad almeno il 5% del prodotto interno lordo. “L’aggiustamento fiscale necessario è ampio rispetto agli standard storici, ma non senza precedenti”, ha affermato.
L’avvertimento arriva in un momento di crescente preoccupazione per la sostenibilità delle finanze pubbliche nel blocco dei 20 Paesi – non da ultimo in Francia, dove l’annuncio shock di elezioni anticipate ha sollevato dubbi sul consolidamento fiscale, innescando turbolenze sui mercati.
In questo contesto, non stupisce che la Commissione Europea abbia richiamato 7 Paesi, tra i quali Francia, Italia per aver registrato deficit di bilancio superiori al limite del 3% del blocco.
I governi dovrebbero aumentare “immediatamente e permanentemente” i saldi primari del 2% del Pil in media per raggiungere un rapporto debito pubblico/Pil del 60% entro il 2070 rispetto ai livelli di debito attuali secondo la Bce.
Il rischio è di non farcela dinanzi a sfide epocali e non rimandabili per le economie europee. Si legge nel documento che “oltre agli attuali oneri fiscali – come si evince dagli elevati rapporti debito/PIL in diversi paesi dell’area euro, esacerbati dalla pandemia e dalla successiva crisi energetica – ci sono diverse importanti sfide a lungo termine per le dinamiche fiscali”.
L’Eurozona è chiamata a risolvere almeno 4 questioni urgenti, complesse e di portata epocale: l’invecchiamento demografico (che pesa e molto sulla spesa pubblica); la necessità di spendere di più per la difesa militare nel contesto di guerra in Ucraina; la digitalizzazione, non più rimandabile e il cambiamento climatico.
Con debiti elevati e conti pubblici sotto pressione, le risorse e gli investimenti per queste sfide potrebbero non bastare o non esserci per nulla. La crescita dell’Europa è quindi a rischio.
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