Tra fratture interne, venti di guerra e alleanze che si ricompongono nell’ombra, l’Europa vacilla: l’Italia, di nuovo Paese di frontiera, osserva mentre il vecchio ordine si dissolve.
Nuovi equilibri si disegnano per l’Europa, che vede rompersi il guscio dell’Unione ed il riaccostarsi della Gran Bretagna da una parte e della Turchia dall’altra. Ha due fronti aperti, ad Est e ad Ovest: non le era mai successo prima di trovarsi in una situazione di una duplice e contemporanea tensione internazionale nei confronti degli Stati Uniti e della Russia, per ragioni che sono in entrambi i casi sia economiche che di sicurezza.
Questioni che vengono da lontano, ma che erano state tenute in sordina finché l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ed il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump non ha fatto collassare la situazione di omertoso vantaggio per l’Europa: da una parte, sul versante economico, c’erano il gas russo a basso costo e gli attivi commerciali nei confronti degli Usa; dall’altra parte, sul versante della sicurezza, c’era la copertura difensiva fornita dalla Nato nei confronti della Russia che rendeva inutile anche l’implementazione degli Accordi di Minsk di cui Francia e Germania si erano fatte garanti per assicurare una composizione pacifica delle tensioni relative alle minoranze russofone e russofile in Ucraina.
Nel frattempo, preceduta dalla Nato, era continuata imperterrita la marcia trionfale dell’Unione che ha offerto la prospettiva dell’adesione a qualsiasi Paese fosse interessato a beneficiare di far parte di un grande mercato e degli aiuti volti ad integrarlo, anche i più lontani sul Mar Nero come la Georgia. Per non parlare dell’Armenia, che pure ha votato una richiesta a tal fine.
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