Trump e Stato dell’Unione: l’elogio del record in Borsa è un boomerang?

Violetta Silvestri

05/02/2020

Trump, nel suo discorso sullo Stato dell’Unione, ha elogiato il record in Borsa come un suo traguardo personale. Ma cosa nasconde l’analisi del rally di Wall Street? Ecco perché può essere un boomerang

Trump e Stato dell’Unione: l’elogio del record in Borsa è un boomerang?

Donald Trump all’attacco nel discorso sullo Stato dell’Unione. Il Presidente sta facendo parlare di sé più che mai dopo il tradizionale appuntamento per presentare la situazione aggiornata degli Stati Uniti.

Oltre ai gesti di stizza con la Speaker della Camera Nancy Pelosi, che ha strappato il discorso di Trump dopo che lui le ha negato la mano, l’evento è stato degno di nota per l’enfasi adottata dall’inquilino della Casa Bianca sui traguardi da record raggiunti a livello economico-finanziario. Temi cruciali nel pieno del clima pre-elettorale per le presidenziali del 2020.

Tra questi spicca l’anno dorato della Borsa USA, con un trend al rialzo davvero importante. Un vanto per Trump, che ha sbandierato il rally di Wall Street come un risultato straordinario della sua amministrazione.

Un’analisi attenta dei dati, però, potrebbe far sbiadire la brillantezza del record in Borsa, soprattutto in termini di vantaggi economici per la popolazione media statunitense. Il rischio, quindi, è che l’elogio di Trump durante il discorso sullo Stato dell’Unione si trasformi in boomerang.

Trump e Stato dell’Unione: il rally in Borsa è un successo per la nazione?

Il vanto di Donald Trump è di aver favorito con la sua presidenza e le sue scelte politico-economiche un anno straordinario per i guadagni di Wall Street. Con la conseguenza, di aver arricchito la nazione e milioni di cittadini.

Tra questi, citati dallo stesso Trump, ci sarebbero i tanti pensionati che grazie al rally in Borsa avrebbero ottenuto dal 60 al 100% di guadagni in più dai fondi pensione.

Il 2019 è stato effettivamente da ricordare per il mercato azionario USA, grazie all’aumento di quasi il 30% dell’indice di riferimento S&P 500. Gli effetti di tale andamento, però, non sono stati così visibili in termini di ricchezza reale dalla maggiorparte della popolazione.

Questo perché l’84% delle azioni di proprietà delle famiglie statunitensi è detenuto dal 10% più ricco dei cittadini, secondo un’analisi dei dati della Federal Reserve. Per la maggior parte degli americani, una crescita del prezzo delle azioni è piuttosto irrilevante, come suggerito da un documento sulla disuguaglianza del National Bureau of Economic Research nel 2017.

Circa la metà degli statunitensi possiede azioni attraverso strumenti finanziari quali un conto di intermediazione o una pensione o un fondo pensione. La loro esposizione, quindi, è troppo piccola perché possa generare una ricchezza tale da cambiare effettivamente il tenore delle finanze personali.

L’elogio di Trump del rally in Borsa durante il suo mandato, quindi, si sgonfia di parecchio con una attenta analisi. L’identikit di chi realmente riceve guadagni importanti da annate record in Borsa come il 2019 rivela che l’azionista con maggiori vantaggi è bianco, con un’istruzione universitaria, di età superiore ai 54 anni.

Dove sono tutti gli altri americani della fascia medio-bassa? Non sono di certo compresi tra i beneficiari dei guadagni di Wall Street.

Ecco, allora, che nel discorso sullo Stato dell’Unione, gli argomenti di Trump a suo favore potrebbero essere un boomerang. Anche in vista delle importanti elezioni presidenziali USA 2020.

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