L’allerta tsunami in seguito al terremoto in Turchia-Siria è rientrata, ma il rischio per le coste più esposte è stato concreto. Ecco quali sono le zone sotto osservazione.
In seguito alla notizia del devastante terremoto in Turchia e in Siria è stato lanciato l’allarme tsunami per le coste italiane. Il Centro allerta tsunami dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) è entrato in funzione nel 2017 e da allora monitora il rischio tsunami lungo le coste italiane proprio per prevenire le conseguenze di questi fenomeni distruttivi.
Lo tsunami in Italia non è un fenomeno sconosciuto, infatti il più recente maremoto che ha colpito le coste italiane è stato il 30 dicembre 2002. Un altro tsunami distruttivo che si è abbattuto in Sicilia e in Calabria è stato quello in seguito a catastrofico terremoto di Messina del 1908, messo a paragone in queste ore proprio il terremoto che ha coinvolto Turchia e Siria.
L’allerta tsunami lanciata in Italia in seguito alla scossa di magnitudo 7.8 con epicentro in Turchia è stata una misura precauzionale. I parametri del terremoto in Turchia e in Siria non potevano che mettere in allarme le coste più vicine all’epicentro come Calabria, Sicilia e Puglia. Ora il rischio di uno tsunami in Italia è rientrato, ma esiste un rischio concreto in futuro ed è per questo che il Centro allerta tsunami esiste e continua a monitorare e a tenere sotto osservazione le coste più a rischio della nostra penisola.
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Allerta tsunami in Italia: cosa è successo
Nella notte tra il 5 e il 6 febbraio 2023, alle ore 2:17, una scossa di magnitudo 7.8 ha colpito Turchia e Siria. La potenza del terremoto, la sua profondità e vicinanza con le coste italiane ha messo in allerta l’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia che dal 2017 monitorare il rischio tsunami delle coste italiane.
Il terremoto è stato così forte da aver creato delle anomalie visibili in almeno tre punti del mare (Turchia e Cipro). La decisione di mettere in allerta le coste è stata una misura adottata in via precauzionale per avere il tempo necessario alla preparazione di un eventuale onda anomala sulle cose orientali di Calabria, Sicilia e Puglia.
I parametri del terremoto in Turchia e in Siria hanno reso necessario il bollettino di allarme, perché non c’è mai un’allerta abbastanza precoce in caso di tsunami.
Tsunami in Italia: rischio concreto per quali coste
In Italia c’è una bassa percezione del rischio per eventi eccezionali come questi. L’ultimo evento sismico che ha causato uno tsunami di ampia portata è stato il terremoto del 1908 di Messina, che ha coinvolto in seguito anche le coste della Sicilia e della Calabria.
La penisola italiana è annualmente coinvolta in terremoti più o meno gravi, molte frane e alluvioni e pochi tsunami. La percezione del rischio è bassa, ma non per questo è meno esposta. L’allerta, per quanto il rischio fosse basso, è stata una forma adottata in via precauzionale.
Rischio tsunami: i dati
Scattato l’allarme durante la notte, il rischio è rientrato dopo poche ore. Infatti alle 7 del mattino la possibilità di onde alte capaci di investire le coste si è ridotta. Ma perché è scattato l’allarme?
La vicinanza dall’epicentro del terremoto alle coste italiane, la magnitudo e la profondità ha reso necessario lanciare l’allarme. Dai calcoli fatti dal Centro allerta tsunami dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia un terremoto simile avrebbe potuto causare uno tsunami con velocità di 720 km/h.
Le caratteristiche, anche considerando la profondità media del Mediterraneo, hanno dato un margine concreto nel quale lo tsunami si sarebbe potuto verificare o meno. Per questo dopo alcune ore dall’allerta il rischio è rientrato.
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