Ucraina, a chi conviene davvero una guerra congelata?

Pierluigi Fagan

17 Luglio 2023 - 07:23

Il congelamento del conflitto è attivamente contrattato dietro le quinte. Probabilmente anche su richiesta europea che sta terminando le armi da inviare.

Ucraina, a chi conviene davvero una guerra congelata?

Nei primi giorni del conflitto russo-ucraino, poco meno di un anno e mezzo fa, ritenevamo che esso ruotasse intorno alle intenzioni americane poiché erano gli Stati Uniti ad aver progressivamente influito sui già precari equilibri interni della disgraziata Ucraina, già a partire da Euromaidan nel 2013. Avevano continuato con una lenta ed inesorabile penetrazione costante in termini di consiglieri militari e finanziari, think tank e varie propaggini tentacolari che arrivarono a prendere il coniglio scappato dal cilindro Zelensky, a suo tempo eletto su onda populista stanca di corruzione, malaffare e continua tensione con la Russia sgradita ai più di quel Paese, quantomeno i residenti della parte centro-orientale, trasformandolo in Capitan Ucraina. Ma non c’era solo questo.

C’era una più ampia strategia di pressione sul confine orientale e caucasico-russo e c’erano stati diversi segnali di ritiro da trattati internazionali sui missili a medio raggio ed altro relativamente il bilanciamento atomico. Già a dicembre e poi a gennaio del ‘22, i russi richiesero perentoriamente un tavolo di confronto a Ginevra per chiarirsi su questo che rappresentava la più minacciosa rottura degli equilibri tra le due potenze atomiche planetarie dalla fine della Seconda Guerra Mondiale (a cui s’era aggiunto un fallito tentativo di rivoluzione colorata in Kazakistan a gennaio), equilibrio che aveva retto anche lungo tutta la Guerra fredda. I russi non ricevettero risposta e ne trassero le conseguenze a fine febbraio.
Tutto ciò è stranoto a qualsiasi analista non sia arruolato negli effettivi della propaganda atlantista, inclusi i pochi “realisti” americani che ogni tanto ed invano vengono da qualcuno postati per mostrare ai propri contatti che c’è ancora qualcuno col barlume della ragione. Il fatto è che la politica internazionale o geopolitica (non sono la stessa cosa per quanto si occupino della stessa cosa) è un campo di studi come un altro, con le sue convenzioni, le sue scuole, i suoi metodi, la sua storia, una vasta e complicata serie di informazioni che i più non conoscono affatto. I più, sono stati convocati davanti ai fatti del febbraio ’22 come se il mondo iniziasse quel giorno e si riducesse a quello che i media occidentali (che ovviamente sono strumenti del conflitto com’è ovvio che sia) mostravano e non mostravano, dicevano e non dicevano, secondo logiche di primo livello (dicotomie semplificanti) condite da toni strappa-emozioni di rabbia e indignazione a cui era impossibile resistere. [...]

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