L’Ue reintroduce i dazi su alcuni prodotti ucraini. Quali sono e perché è venuto meno il sostegno all’economia del Paese?
La Commissione Europea ha recentemente annunciato la reintroduzione dei dazi sulle importazioni di uova e avena provenienti dall’Ucraina, una decisione che avrà importanti ripercussioni sull’economia del Paese già devastata dalla guerra. All’inizio dell’invasione russa, questi dazi erano stati aboliti per sostenere l’economia ucraina.
Il nuovo regime di dazi, in vigore dal 6 giugno, ha prorogato per un altro anno l’azzeramento dei dazi per alcuni prodotti, introducendo al contempo meccanismi di salvaguardia per proteggere specifici settori all’interno dell’Unione Europea. Gli Stati membri hanno quindi siglato un accordo per estendere il libero scambio con l’Ucraina fino a giugno 2025, ma l’esito è una posizione più “dura” rispetto alla solidarietà iniziale.
È stata infatti decisa l’estensione del regime speciale per un maggior numero di tutele sui prodotti ritenuti “sensibili” come: pollame, uova, zucchero, avena, mais, semole e miele, che saranno soggetti a tariffe se i loro flussi superano i volumi medi degli ultimi tre anni.
L’Unione Europea continua a mostrare un certo grado di supporto prorogando l’azzeramento dei dazi per altri prodotti. Resta però da vedere come queste misure influenzeranno a lungo termine sia l’economia ucraina che quella dei Paesi membri dell’UE.
Prodotti sotto dazio e le soglie oltre le quali si attivano
I nuovi dazi saranno applicati a specifici prodotti una volta superate determinate soglie di importazione, calcolate sulla base delle medie delle importazioni nel periodo compreso tra il 1 luglio 2021 e il 31 dicembre 2023. Queste soglie sono state richieste e ottenute dai governi di Polonia e Francia, i cui agricoltori avevano lamentato la concorrenza dei prodotti ucraini.
Tra i prodotti che saranno soggetti a dazi una volta superate le soglie fissate troviamo:
- uova
- avena
- zucchero
- pollame
- mais
- cereali decorticati
- miele
Secondo Luc Vernet del think tank “FarmEurope”, una parte dello zucchero ucraino che arriva nell’UE potrebbe avere lo status di lavorazione interna (importato per essere riesportato) influenzando così la valutazione della Commissione. L’associazione CIUS, che rappresenta gli utenti europei di zucchero del settore alimentare e delle bevande, ha espresso preoccupazioni riguardo alla possibilità che i volumi di zucchero importati non siano sufficienti a soddisfare la domanda del mercato UE nei prossimi anni.
Non tutti i prodotti sotto dazio: l’Europa è ancora “generosa”
Nonostante l’introduzione di dazi per alcuni prodotti, il nuovo regime ha prorogato l’azzeramento dei dazi per altri, al fine di continuare a supportare l’economia ucraina in un momento di crisi.
Questa dualità di trattamento vuole riportare l’equilibrio: sostenere all’economia ucraina e proteggere gli interessi dei produttori europei.
Le misure rafforzate infatti arrivano nel contesto delle proteste degli agricoltori che si sono svolte in tutta Europa, alcuni dei quali hanno accusato le loro controparti ucraine di concorrenza sleale. Sebbene l’opposizione alle importazioni ucraine a basso costo provenisse inizialmente dai paesi vicini dell’Europa orientale, come Polonia, Ungheria e Slovacchia, si è gradualmente estesa alla Francia.
Anche Italia e Austria hanno spostato la loro posizione verso il campo polacco, complicando ulteriormente il calcolo. Dall’altro lato della sala, Germania, Paesi Bassi e Stati baltici, tra gli altri, si sono opposti all’inasprimento. La responsabilità di uscire dallo stallo è ricaduta sul Belgio, attuale presidente di turno del Consiglio. Mercoledì mattina, il Belgio ha presentato un nuovo testo di compromesso, che ha aperto la strada all’approvazione nel corso della giornata.
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