La riforma delle pensioni attesa per il 2022 sarà solamente per i lavoratori gravosi: le ultime notizie lo confermano.
Nelle ultime ore non si parla d’altro: finalmente il Governo Draghi avrà a disposizione un nuovo elenco di lavoratori gravosi ai quali riconoscere un trattamento agevolato per l’accesso alla pensione.
Una notizia che mediaticamente ha ovviamente un’alta risonanza, anche perché arriva proprio nel momento in cui sindacati e Ministero del Lavoro stanno discutendo della riforma delle pensioni che verrà finanziata dalla prossima Legge di Bilancio.
Tuttavia, gli ultimi sviluppi ci confermano quanto sosteniamo da tempo: la prossima riforma delle pensioni non sarà per tutti, ma solo appunto per quelle categorie di lavoratori talmente gravosi da meritare un’uscita anticipata.
Pensione gravosi: novità nel 2022
La Commissione istituzionale sui lavori gravosi, presieduta dall’ex Ministro del Lavoro Cesare Damiano, ha individuato un totale di 203 mansioni pesanti (rispetto alle 65 riconosciute attualmente). Questo comporta un incremento dei lavori cosiddetti gravosi, passati da 15 a 57.
Ribadiamo: al momento si tratta di un elenco sottoposto al vaglio del Governo. Per l’ufficialità del passaggio dal vecchio elenco di lavori gravosi al nuovo, quindi, servirà il via libera della politica. Nel nuovo elenco faranno parte:
- bidelli;
- insegnanti delle scuole elementari;
- badanti e colf;
- saldatori;
- tassisti;
- falegnami;
- valigiai;
- benzinai;
- conduttori di autobus e tranvieri;
- conduttori di macchinari in miniera;
- commessi;
- cassieri;
- macellai;
- panettieri;
- operatori sanitari qualificati;
- magazzinieri;
- portantini;
- forestali.
Per questi dovrebbero esserci importanti novità nel 2022, con la possibilità - a seconda di quanto deciso dalla politica - di andare in pensione tra i 62 e i 63 anni.
Pensione in anticipo solo per i gravosi
Da tempo dal Governo arrivano diverse indicazioni riguardo al fatto che la prossima riforma delle pensioni andrà a riconoscere un trattamento differenziato a seconda della gravosità del lavoro svolto. E il lavoro svolto dalla Commissione istituzionale sui lavori gravosi, nonché le tempistiche con cui ne vengono illustrati i risultati, ce ne danno la conferma, con buona pace di Matteo Salvini che continua a promettere “barricate” in caso di mancata conferma di Quota 100.
Questa non verrà prorogata, anche perché i risultati raggiunti ci dicono che in realtà non è riuscita nell’intento di agevolare quelle categorie di lavoratori addetti alle mansioni gravose.
Nel confronto che riprenderà verso la fine di settembre, quindi, sindacati e Ministro del Lavoro avranno un nuovo strumento su cui discutere: l’elenco dei nuovi lavori gravosi, per i quali potrebbe esserci un pensionamento che, a seconda degli strumenti proposti, sarà tra i 62 e i 63 anni.
Le richieste dei sindacati
All’ultimo incontro sulle pensioni i sindacati si sono presentati con una proposta che noi stessi abbiamo definito “irrealizzabile”: prevedere per tutti la possibilità di andare in pensione a 62 anni, o in alternativa con 41 anni di contributi (Quota 41).
Ebbene, subito dopo la pubblicazione dell’elenco dei gravosi questi sembrano aver ritrattato. Come dichiarato dal segretario confederale della UIL, Domenico Proietti, e dal segretario generale della UILP, Carmelo Barbagallo:
Questo è un importantissimo contributo per orientare le scelte che devono essere intraprese nella prossima legge di Bilancio per definire una flessibilità più diffusa di accesso alla pensione intorno a 62 anni.
Si continua, dunque, a parlare di pensione a 62, anni ma solamente per i gravosi. Sembra come che le stesse parti sociali abbiano preso coscienza dell’impossibilità di consentire un pensionamento a 62 anni per tutti e che quindi adesso si stiano concentrando sui gravosi.
Gravosi che, se effettivamente riconosciuti come tali, rientrerebbero anche nella platea di coloro che potrebbero accedere a Quota 41.
La proposta del Governo
Per il momento, però, il Governo sembra essere orientato maggiormente su un pensionamento a 63 anni, estendendo anche ai nuovi gravosi la possibilità di accedere all’Ape Sociale.
Parimenti, anche per i gravosi - così come avviene per altre categorie (disoccupati, invalidi e caregiver) - per l’accesso all’Ape Sociale dovrebbero essere sufficienti 30 anni di contributi, anziché gli attuali 36.
Se ne discuterà, ma sembra essere certo ormai che il Governo non intende andare oltre a queste categorie. Solo per questi ci sarà un pensionamento anticipato, come ci confermano appunto le ultime novità sulle pensioni.
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