Unicredit-Banco BPM: Orcel mette a rischio MPS e il terzo polo. L’ira del governo Meloni

Laura Naka Antonelli

26 Novembre 2024 - 12:04

In attesa della risposta di Banco BPM, Orcel risponde alle critiche del governo Meloni. L’OPS “matrimonio che non s’ha da fare”, che mette a rischio MPS.

Unicredit-Banco BPM: Orcel mette a rischio MPS e il terzo polo. L’ira del governo Meloni

UniCredit-Banco BPM: il matrimonio che non s’ha da fare per il governo Meloni, con il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti che evoca il golden power e il leader della Lega, vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini che invoca Bankitalia.

Dal canto suo, in un’intervista rilasciata al TG1, il CEO di UniCredit Andrea Orcel non batte ciglio e commenta così le dichiarazioni di Giorgetti: “Che valuteranno è la risposta corretta, che ci aspettavamo”, visto che “quando si tocca il sistema bancario ci vuole cautela”.

Nel frattempo, nel Day After il blitz lanciato da UniCredit su Banco BPM, le azioni direttamente interessate dal dossier rimangono osservate a Piazza Affari, anche alla luce delle ultime novità che riguardano Piazza Meda, il cui consiglio di amministrazione si è riunito stamattina per valutare l’OPS lanciata da Piazza Gae Aulenti.

Da un esponente del CDA, è arrivato subito un segnale molto chiaro. La mossa di UniCredit è stata considerata “ostile”.

Nel frattempo, diversi rumor sono circolati su eventuali mosse del primo azionista di Banco BPM, la banca francese Crédit Agricole, che avrebbe accumulato posizioni, attraverso accordi swap siglati con le due banche di investimento JP Morgan e Jefferies, per far salire la sua quota dal 9% circa al 19,9%.

Ma fonti vicine alla Banque Verte hanno smentito le indiscrezioni, sottolineando che Crédit Agricole “non ha chiesto alla Bce l’autorizzazione per salire sopra al 10% del capitale di Banco BPM.

A Piazza Affari le azioni di Banco BPM rimangono saldamente in rialzo, segnando un progresso dell’1%, che le porta a viaggiare a quota 7,078 euro circa, dopo il balzo di ieri, che ha visto il titolo chiudere la seduta del Ftse MIB in progresso del 5,48%, a quota 7,008.

UniCredit, che ieri si è confermato il titolo peggiore dell’indice Ftse Mib, perdendo il 4,76%, a quota 36,275 euro, riduce le perdite dell’inizio della giornata di contrattazioni, arretrando di appena lo 0,20%.

Scattano invece in cima al Ftse Mib le azioni di MPS, balzando del 2,6% circa, a quota 5,95 euro.

La reazione del CEO Orcel agli attacchi del governo Meloni. Giorgetti evoca il golden power

Tornando all’intervista rilasciata al TG1 da Andrea Orcel, va messo in evidenza che, pur mostrandosi comprensivo nei confronti della reazione del governo Meloni, l’amministratore delegato di UniCredit ha fatto notare che “l’operazione BPM si aspetta da anni” ed “è molto complementare a noi”. Inoltre, “non tocca molto il network” e “ l’impatto cliente sarà tutto positivo ”.

Si tratta di una operazione che “aggiunge molto valore”. Certo, ha fatto notare il banchiere, “ sono tutte operazioni complicate ”.

Questa la risposta del numero uno di UniCredit agli attacchi arrivati subito dal governo Meloni, che tanto ha lavorato per prendersi il merito di una resurrezione di MPS, e che di colpo si è ritrovato alle prese con una UniCredit che ha assaltato, oltre alla tedesca Commerzbank, anche Banco BPM: ergo, proprio la banca che il governo italiano aveva individuato, a quanto pare, tra i potenziali acquirenti del Monte dei Paschi.

A lanciare l’attacco contro l’OPS di UniCredit su Banco BPM è stato subito, nella giornata di ieri, il leader della Lega Matteo Salvini che, nell’apprendere la notizia dell’OPS lanciata da Orcel su Piazza Meda, ha definito Piazza Gae Aulenti addirittura “ una banca straniera ”, sponsorizzando invece la soluzione Banco BPM.

Un no alle nozze tra Banco BPM e UniCredit è arrivato anche dal ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, che ha parlato perfino di golden power:

Citando Von Clausewitz, il modo più sicuro per perdere una guerra è impegnarsi su due fronti ”, ha detto il titolare del Tesoro, aggiungendo che “l’operazione lanciata da UniCredit è stata comunicata ma non concordata col governo ”.

Giorgetti ha poi ricordato che “ esiste la golden power, quindi il governo farà le sue valutazioni e valuterà attentamente quando Unicredit invierà la sua proposta per le autorizzazioni del caso”.

Qualche ora prima, il CEO di Unicredit era tornato a chiarire la natura l’OPS lanciata su Banco BPM con un post su LinkedIn:

“Al momento, l’offerta che abbiamo presentato non è vincolante. La responsabilità di valutare questa offerta spetta al Consiglio di Amministrazione di Banco BPM e agli azionisti di entrambi gli istituti. Speriamo di incontrarli presto per discutere i dettagli direttamente con loro. Tutto ciò non ha alcun impatto sul nostro investimento in corso in Commerzbank, una banca che opera in un altro dei nostri mercati principali. Qualsiasi ulteriore progresso necessiterà di altro tempo; nel mentre, rispettiamo il processo elettorale in atto in Germania”.

Mossa Orcel spiazza Piazza Affari e il governo Meloni

Senza alcuna ombra di dubbio, il nuovo dossier UniCredit-Banco BPM ha spiazzato Piazza Affari che, nelle ultime settimane, aveva puntato piuttosto sulle nozze tra Banco BPM e MPS, dopo la notizia dell’ingresso di Piazza Meda nel capitale del Monte dei Paschi di Siena, in occasione della terza procedura accelerata di raccolta ordini lanciata dal Tesoro, al fine di portare a compimento il processo di privatizzazione della banca senese, avviato alla fine del 2023.

Quella nuova operazione di “Accelerated Book Building – ABB” aveva portato lo Stato, lo scorso 13 novembre, a scendere finalmente al di sotto della soglia del 20% del capitale MPS entro la fine del 2024, in linea con quanto concordato con l’UE.

Tra gli acquirenti delle azioni vendute dal MEF maggiore azionista del Monte, si era messa in evidenza proprio Banco BPM, che aveva fatto shopping del 5% del capitale dell’istituto senese.

A fare incetta dei titoli mollati dal Tesoro era stata anche Anima - la società del risparmio gestito messa nel mirino da Banco BPM con il lancio di una OPA -, che aveva sfruttato la mossa del governo Meloni per salire fino al 4% di MPS.

Piazza Affari aveva fatto così subito i conti, tornando a scommettere su una operazione di risiko bancario, in particolare sul possibile interesse di Banco BPM a conquistare l’istituto di Siena, vista la partecipazione nel Monte del 5% che, in caso di successo dell’OPA lanciata su Anima, sarebbe pari al 9%.

Ma, evidentemente, sullo scenario di Banco BPM nelle vesti di cavaliere bianco per convolare a nozze con MPS ci aveva scommesso anche il governo Meloni, come è emerso dalle parole proferite ieri dal ministro Matteo Salvini.

Va detto, tuttavia, che la banca guidata da Giuseppe Castagna si era espressa subito, rimarcando l’assenza di un qualsiasi interesse a scalare il Monte dei Paschi: “Banco BPM non intende presentare alle autorità competenti le istanze autorizzative per poter eventualmente superare la soglia del 10%; il Gruppo rimane focalizzato sugli obiettivi del piano 2023/26, confermando la propria strategia stand alone”, aveva precisato subito la banca, spiegando la sua mossa in MPS.

Non era bastata però questa precisazione a fermare, a quanto pare, i sogni del governo italiano di creare finalmente un terzo polo bancario, con un asse tra il Monte meno di Stato e Banco BPM.

Di conseguenza, il blitz annunciato ieri da Orcel ha fatto scattare subito sull’attenti gli esponenti dell’esecutivo a guida Meloni, in primis i ministri Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti, che hanno praticamente lanciato un avvertimento all’AD Andrea Orcel: non metta a rischio i piani del governo.

Orcel assediato dai paletti del governo italiano di turno e dalla politica italiana

Ma non è certo la prima volta che la politica italiana tenta di scavalcare le dinamiche del mercato per forgiare, nel caso specifico, il destino di MPS. A volte i piani della politica sono andati anche piuttosto male: come quando il MEF non riuscì a dare in sposa la banca proprio a UniCredit, come dimostrò il ben noto collasso delle trattative con Orcel che erano state avviate nel 2021 - naufragate alla fine di quell’anno - per cercare di salvare di nuovo il Monte.

La conferma ufficiale del flop delle trattative tra UniCredit e il MEF, tese a convincere Orcel a rilevare almeno un perimetro degli asset del Monte dei Paschi di Siena, veniva sancita alla fine di ottobre 2021 da un comunicato diffuso congiuntamente da Piazza Gae Aulenti e dal Tesoro: “Nonostante l’impegno profuso da entrambe le parti, UniCredit e il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) comunicano l’interruzione dei negoziati relativi alla potenziale acquisizione di un perimetro definito di Banca Monte dei Paschi di Siena”.

Orcel e il MEF non erano riusciti a trovare un accordo sul futuro da scrivere per MPS, banca senese ostaggio delle decisioni del governo italiano di turno a partire ufficialmente nel 201, quando era stata salvata per il rotto della cuffia con la ricapitalizzazione precauzionale lanciata dal Tesoro (ergo dai contribuenti italiani). E banca le cui fila più volte, anche negli anni precedenti, erano state mosse dalla politica italiana: qualcosa che Andrea Orcel, dopo che i negoziati con il Tesoro maggiore azionista erano miseramente collassati, aveva anche ricordato.

Era il novembre del 2021 quando, interpellato sul motivo per cui i negoziati con il Tesoro non fossero andati in porto, Orcel metteva in evidenza il vero tallone d’Achille di MPS, facendo riferimento a “una diffidenza che da lungo tempo circonda qualsiasi operazione”, a causa del timore che la banca potesse cedere “a logiche di sistema e politiche, piuttosto che economiche e di mercato”.

UniCredit-MPS: il famoso flop delle trattative ai tempi del governo Draghi

Pomo della discordia tra il MEF e Orcel era stato il prezzo, con alcuni rumor che avevano indicato in 6,3 miliardi la cifra che UniCredit avrebbe chiesto allo Stato di versare, per dotare il Monte di Stato di nuove risorse.

La richiesta si era scontrata subita con i piani del Tesoro, che si era trincerato dietro il rifiuto di sborsare una tale somma.

Dopo qualche giorno, la versione dell’allora ministro dell’Economia del governo Draghi, Daniele Franco: “Non siamo disposti a cedere Monte dei Paschi di Siena a qualsiasi prezzo e in qualsiasi modo ”, mentre il Messaggero faceva la grande rivelazione sulla cifra che aveva fatto saltare in aria i negoziati: “Ecco l’ultima proposta fatta da Andrea Orcel. Aumento di capitale a carico del MEF di 6,3 miliardi per il perimetro allargato, cioè l’intero gruppo, comprendente Capital Services, factoring, leasing e Consorzio operativo, senza NPL, rischi legali e 7 mila esuberi”.

Pochi mesi dopo il flop delle trattative con UniCredit, nel febbraio del 2022, le dichiarazioni di Daniele Franco mettevano il turbo alle azioni del Monte dei Paschi di Siena: l’allora titolare del Tesoro Franco tornava a ipotizzare la possibilità di una operazione di M&A che permettesse allo Stato italiano di mollare il Monte a un altro istituto di credito.

Franco parlava della necessità che MPS diventasse più solida e continuasse a “svilupparsi avendo a mente un futuro che potrebbe essere di una partnership”. Partnership; parola magica per MPS, sulle cui azioni tornava a fioccare una pioggia di buy.

Quei rumor del 2022 su UniCredit-Banco BPM, poco dopo la parola magica del governo Draghi su MPS

Ma, negli stessi giorni, il Messaggero riportava indiscrezioni bomba, che facevano schizzare al rialzo le azioni di un’altra banca: Banco BPM.

Il quotidiano romano faceva il nome di Unicredit, anticipando una eventuale mossa del CEO Andrea Orcel per conquistare Piazza Meda che, alla fine, non si sarebbe però palesata.

I rumor anticipavano l’arrivo di una possibile OPA di UniCredit su Banco BPM, in quel caso ostile (ma a quanto pare anche questa lo sarebbe), nel giro di pochi giorni. Peccato che gli obiettivi di Orcel cozzassero anche allora contro lo scoglio dei desiderata del governo italiano di turno, in quel caso del governo Draghi.

Tanto che Andrea Lisi, analista di Equita SIM, lo scriveva chiaro e tondo:

“Secondo alcune ricostruzioni – che ipotizzano la fuga di notizie attribuibile a fonti governative – un’aggregazione tra UniCredit e Banco BPM potrebbe essere avversata sul fronte politico, anche alla luce del mancato accordo tra il MEF e UniCredit sul tema MPS e su cui sia UniCredit che Banco BPM rimangono potenziali interlocutori”.

Orcel mollava la presa su Banco BPM, probabilmente più per la fuga di notizie e per la guerra in Ucraina che per i desiderata del governo Draghi, mettendo in pausa l’ambizione di lanciare una operazione di M&A, e tenendo al contempo sempre le distanze da MPS, sposa mollata all’altare.

Alla fine del 2023, il CEO di UniCredit continuava a escludere, almeno in via ufficiale, qualsiasi interesse per una eventuale banca italiana, dirottando la sua attenzione più verso le banche dell’Est Europa che nei confronti degli istituti di credito tedeschi o italiani, facendo notare tra l’altro come in Paesi come Germania, Italia e anche Austria i mercati presentassero “prezzi troppo alti”.

È probabile che faremo alcune acquisizioni nei prossimi anni, soprattutto nel Centro-Est Europa. Anche nuovi mercati come la Polonia sono una possibilità”.

Nessuna banca italiana nel mirino, a quanto pare: fino al grande annuncio di ieri, che ha spiazzato sia Piazza Affari che il governo Meloni.

Dopo aver irritato non poco il governo di Berlino (tra l’altro collassato sotto il peso dei problemi economici che angosciano la Germania), salendo nel capitale della seconda banca tedesca Commerzbank Orcel è riuscito a innervosire non poco anche il governo Meloni, che lo ha addirittura bollato “banca straniera”.

A questo punto, Piazza Affari attende di capire se a essere irritato è anche il CDA di Banco BPM. Dalle prime dichiarazioni, a quanto pare, emerge una risposta che non sarà tanto gradita al banchiere romano. Che però, magari, potrebbe anche decidere di rilanciare l’offerta.

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