Unicredit irrefrenabile, Orcel si muove anche su Generali. Rumor shock, nuovo mese al cardiopalma per Piazza Affari

Laura Naka Antonelli

01/02/2025

I rumor shock sulle manovre di UniCredit su Generali riportati da Il Sole 24 Ore, dopo il blitz altrettanto shock di MPS su Mediobanca.

Unicredit irrefrenabile, Orcel si muove anche su Generali. Rumor shock, nuovo mese al cardiopalma per Piazza Affari

E ora UniCredit punta anche su Generali, il vero motivo che starebbe dietro all’assalto lanciato poco più di una settimana fa da MPS-Banca Monte dei Paschi di Siena su Mediobanca, con una OPS shock che ha sconvolto Piazza Affari e che ha ricevuto subito la benedizione della presidente del Consiglio Giorgia Meloni? La stessa UniCredit che ha messo nel mirino prima la seconda banca tedesca Commerzbank, scatenando l’ira della Germania e poi la rivale di casa Banco BPM, facendo andare su tutte le furie anche il governo italiano?

Rumor shock, UniCredit e lo shopping di azioni Generali

A parlare di un possibile interesse di UniCredit nei confronti di Generali è stato nelle ultime ore un articolo pubblicato sul sito de Il Sole 24 Ore, dal titolo “UniCredit muove su Generali: in manovra per una quota del 4-5% ”.

Così si legge nell’articolo di oggi, sabato 1° febbraio 2025:

“Il gruppo bancario guidato dal ceo Andrea Orcel, da quanto ricostruito dal Sole 24 Ore, è in manovra per una posizione attorno al 4-5 per cento nel capitale del colosso assicurativo da 48 miliardi di capitalizzazione. Interpellata sul tema, la banca non ha rilasciato commenti”.

Nuovo shock a Piazza Affari, dunque, che deve ancora riprendersi del tutto da quella carrellata continua di notizie e di indiscrezioni, che hanno scombinato nell’arco di pochi mesi le stesse scommesse degli operatori di mercato, a partire dalla fine di novembre, esattamente dal 25 novembre 2024, giorno del grande blitz annunciato da UniCredit su Banco BPM con una offerta pubblica di scambio. Una mossa che aveva fatto drizzare subito le antenne al governo Meloni che, tutto intento a restituire il Monte dei Paschi di Siena al mercato, dopo il terzo atto di privatizzazione della banca lanciato dal MEF ancora maggiore azionista, aveva visto proprio in Banco BPM, l’istituto di Piazza Meda guidato dal CEO Giuseppe Castagna, il possibile cavaliere bianco pretendente di MPS.

D’altronde, proprio Banco BPM aveva colto l’occasione della terza messa in vendita di azioni del Monte da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze per rilevare una partecipazione del 5% dell’istituto senese, alimentando così le speculazioni sulle nozze tra MPS e BAMI, che avrebbero dato finalmente corpo al sogno del terzo polo bancario in Italia rimarcato più volte dal governo italiano.

Ma a muoversi nel capitale di MPS, quel 13 novembre, non era stato soltanto il Banco: anche l’imprenditore romano Francesco Gaetano Caltagirone e Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio, avevano rilevato una quota del capitale del Monte. Manovre subito notate, che erano rimaste tuttavia dietro le quinte per qualche seduta, visto che Piazza Affari aveva focalizzato tutta la sua attenzione sull’OPS presentata su Banco BPM da UniCredit, banca di cui fino a quel momento si era parlato solo, se così si può dire, per l’assalto che aveva lanciato poco più di due mesi prima sulla teutonica Commerzbank e che entrava di colpo a gamba tesa anche nel sistema bancario italiano, aprendo una doppia partita.

Mentre i riflettori continuavano a essere puntati sul dossier UniCredit-Banco BPM, i due grandi player della finanza italiana, Caltagirone e Delfin, si rafforzavano nel frattempo entrambi nel capitale di MPS.

Era chiaro che qualcosa stesse bollendo in pentola: forse nessuno immaginava tuttavia l’arrivo, venerdì 24 gennaio 2025, del nuovo grande blitz: quello che improvvisamente vedeva MPS, banca fino ad allora umile preda, lanciarsi alla conquista,addirittura di Mediobanca, maggiore azionista di Generali. Generali che aveva appena annunciato di aver siglato un’intesa non vincolante con i francesi di Natixis, scatenando subito nel governo Meloni la paura che i risparmi italiani gestiti dal Leone di Trieste potessero finire improvvisamente chissà dove, e che, nel worst case scenario, il gigante guidato dal francese Philippe Donnet potesse subire un condizionamento transalpino così forte da mollare anche la mole miliardaria di BTP presenti in pancia. Avranno avuto poco effetto le rassicurazioni dello stesso Donnet, a un certo punto sbottato definendo “una bufala” la prospettiva paventata di una Generali nelle mani di Parigi.

Il pesce piccolo MPS che tenta di fagocitare il pesce grande di Mediobanca con l’ambizione di arrivare fino a Trieste, con l’asse Caltagirone-Delfin-Meloni pronto a blindare i risparmi degli italiani e i BTP è diventato così la scorsa settimana lo scioccante caso di Borsa che ha portato analisti e trader ad affannarsi a riformulare previsioni varie sul futuro del risiko bancario in Italia, facendo passare in secondo piano il dossier UniCredit-Banco, di cui si è continuato a parlare piuttosto in merito al botta e risposta continuo tra le due banche sul prezzo dell’OPS lanciata da Orcel: a premio, per il Ronaldo dei banchieri, a sconto per Banco BPM.

Risiko banche a Piazza Affari: verso nuovo mese al cardiopalma per Piazza Affari

Ora, le indiscrezioni appena riportate da Il Sole 24 Ore preannunciano l’inizio di un nuovo mese al cardiopalma per Piazza Affari.

In realtà, secondo quanto riporta in esclusiva il sito del quotidiano di Confindustria - che domani spiegherà i dettagli dei rumor riportati oggi in esclusiva -, la mossa di Orcel avrebbe “motivazioni finanziarie”, che si spiegherebbero con la corsa delle azioni di Generali.

Venerdì scorso, complice la presentazione del nuovo piano industriale firmato dal CEO Philippe Donnet - che ha anticipato utili e dividendi più ghiotti, i titoli del Leone sono saliti ulteriormente, fino a testare valori record dal 2007, sfondando la soglia di 30 euro.

A pilotare i buy è rimasta in ogni caso soprattutto la girandola di scommesse su cosa accadrà ora al gruppo che, secondo i rumor di Piazza Affari, nei piani e secondo le speranze degli italiani Delfin e Caltagirone e del governo Meloni potrebbe essere magari strappato davvero agli interessi francesi se Mediobanca, suo principale azionista, finisse nelle fauci di MPS: esattamente la banca senese di cui si è parlato tanto in questi ultimi anni, prima di un risanamento - che di fatto c’è stato -, piuttosto come di un istituto di credito malandato alla ricerca disperata di un cavaliere bianco e in fondo mai voluto. Banca che ora ha deciso di indossare addirittura i panni del predatore di Piazzetta Cuccia.

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