Dagli Usa all’Europa tira una brutta aria di crisi economica: lo hanno confermato alcuni dati resi noti nella settimana appena trascorsa.
La settimana appena trascorsa ha confermato venti di crisi per Europa e Stati Uniti.
Dati macroeconomici e nuove proiezioni non sono state incoraggianti per le due aree del mondo. C’è ancora molta incertezza sulla robustezza e stabilità della crescita e troppe incognite legate a inflazione, fiducia dei consumatori e fattori geopolitici minano il percorso di ripresa.
Sia Europa, compreso il Regno Unito, che gli Stati Uniti hanno ricevuto cattive notizie che minacciano le loro economie.
Europa nella trappola tassi e recessione
La Banca Centrale Europea ha alzato i tassi di interesse questa settimana e tagliato le stime di crescita, dopo che la Presidente Christine Lagarde ha segnalato un cambiamento che potrebbe significare che i costi di finanziamento hanno raggiunto il picco.
In generale, la settimana ha un bilancio amaro per il vecchio continente. Il rialzo dei tassi è stato il decimo consecutivo e ha portato il tasso sui depositi al 4% e quello di interesse al 4,50%. Gli effetti su mutui, prestiti, oneri sul debito per gli Stati e quindi domanda e crescita ci sono già, ma si faranno più profondi.
In Italia, per esempio, secondo l’ultimo rapporto Abi il tasso di interesse medio sui prestiti è salito dal 4,43% di luglio al 4,48% di agosto. Tuttavia, per effetto della stretta Bce, anche i rendimenti su investimenti come certificati di deposito o depositi vincolati (da uno a 5 anni) sono stati in aumento, al 3,36%.
Le nuove proiezioni hanno mostrato un’espansione economica annua decisamente più contenuta fino al 2025, mentre l’inflazione è stata rivista al rialzo, con in media un +3,2% nel 2024 e poi un +2,1% nel 2025 (un po’ meglio rispetto alla previsione di giugno).
A confermare il momento cupo, anche la Commissione Europea ha tagliato le sue prospettive per l’economia dell’Eurozona, prevedendo che quest’anno sarà trascinata al ribasso dalla contrazione in Germania. Secondo le proiezioni aggiornate del braccio esecutivo dell’Unione Europea, la produzione nel blocco valutario composto da 20 nazioni aumenterà dello 0,8% nel 2023, rispetto a una precedente previsione di crescita dell’1,1%.
Scenario cupo anche nel Regno Unito. La sua economia si è contratta al ritmo più veloce degli ultimi sette mesi a luglio, quando gli scioperi e il clima piovoso hanno colpito l’attività più duramente del previsto, ravvivando i timori di una possibile recessione in corso.
Negli Usa, l’atterraggio morbido scricchiola
Nel mese di agosto, l’inflazione sottostante negli Stati Uniti ha registrato un ritmo mensile più rapido del previsto, lasciando la porta aperta a ulteriori aumenti dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve.
I dati rafforzano la tensione finanziaria che le famiglie americane stanno affrontando da oltre un anno, anche considerando che ad aumentare sono soprattutto i costi della benzina.
Intanto, la United Auto Workers ha iniziato venerdì uno sciopero contro tutte e tre le case automobilistiche di Detroit, una mossa senza precedenti che potrebbe costare caro a salari e sicurezza del lavoro. La General Motors Co. ha offerto aumenti del 20% in quattro anni, indennità per il costo della vita e incentivi ai pensionati esistenti.
I consumatori sono sempre più preoccupati per la propria capacità di accedere al credito, con la percentuale di famiglie che afferma che è molto più difficile o un po’ più difficile chiedere prestiti ora rispetto a un anno fa, raggiungendo il livello più alto dall’inizio dell’indagine della Fed di New York nel giugno 2013. Sempre più persone hanno anche affermato che si aspettano che sarà complicato ottenere credito anche nel prossimo anno.
Infine, è stato reso noto che nel 2022, il reddito familiare corretto per l’inflazione negli Stati Uniti è diminuito più di quanto registrato in oltre un decennio, evidenziando il prezzo da pagare per un costo della vita più elevato e la scadenza dei programmi dell’era della pandemia. Il calo dei redditi del 2,3% – il massimo dal 2010 – ha segnato il terzo ribasso annuale consecutivo, che è stato una caratteristica delle recessioni passate come la crisi finanziaria globale, la bolla delle dotcom e la recessione dei primi anni ’90.
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