Videosorveglianza, regole e normative da rispettare per i privati

Ilena D’Errico

8 Marzo 2025 - 18:38

Regole per videosorveglianza e telecamere private: ecco tutte le indicazioni per tutelarsi al meglio senza infrangere la legge.

Videosorveglianza, regole e normative da rispettare per i privati

Installare delle telecamere private per controllare i propri spazi e difendere i propri diritti è un obiettivo del tutto condivisibile, ma bisogna accertarsi di agire nel limite della legge e non rischiare quindi di passare dalla parte del torto. Le regole per videosorveglianza, telecamere private e sistemi di controllo in generale delimitano con precisione come trattare i dati personali altrui e quando è possibile acquisirli in primo luogo. È proprio il diritto alla privacy della collettività il principale ostacolo a un uso smodato dei sistemi di sorveglianza privati, che sono legittimi soltanto entro i suoi confini.

Non rispettare le normative di riferimento è molto rischioso, il titolare potrebbe infatti commettere diversi reati, dover risarcire i cittadini lesi e addirittura non poter utilizzare i filmati per la propria tutela. Con una cronaca di microcriminalità cittadina sempre più preoccupante in questo 2025, invece, ognuno dovrebbe sapere come difendersi nel migliore dei modi. Non soltanto i filmati servono per rintracciare gli autori di illeciti e dimostrarne le azioni, ma l’impiego della videosorveglianza ha anche una funzione di deterrente non indifferente. Si tratta quindi di uno strumento efficace e sicuro per il proprietario, che è bene conoscere approfonditamente.

Regole per videosorveglianza e telecamere private

Le telecamere di videosorveglianza privata sono legali, a patto che rispettino le norme di legge. L’installazione non richiede la preventiva autorizzazione del Garante della privacy, ma l’utilizzo delle telecamere deve rispettare quattro principi:

  • liceità;
  • proporzionalità;
  • finalità;
  • necessità.

Il mancato rispetto delle regole può portare alle sanzioni pecuniarie previste dal Gdpr, peraltro piuttosto salate, ma si può incorrere anche in reati, come le interferenze illecite nella vita privata. Il garante della privacy indica inoltre le seguenti regole per la sorveglianza installata dalle persone fisiche:

  • ripresa esclusiva delle proprie aree di proprietà;
  • adozione di misure tecniche per oscurare i dati di terzi soggetti quando sia inevitabile riprendere parzialmente aree altrui;
  • ottenimento del consenso del titolare di servitù di passaggio (se esistente);
  • divieto di riprendere aree condominiali comuni o di terzi soggetti;
  • divieto di riprendere aree pubbliche o aperte al pubblico;
  • divieto di comunicare e diffondere il contenuto delle riprese a terzi.

Approfondiamo di seguito queste linee guida, precisando anche le differenze tra telecamere interne ed esterne.

Telecamere di sorveglianza interne

La videosorveglianza interna all’abitazione o comunque alla proprietà privata è sempre ammessa, purché le riprese si limitino appunto alle proprie aree di pertinenza (dunque con il consenso dei comproprietari, se ve n’è più di uno, e con il titolare della servitù di passaggio se presente.).

È però importante rispettare alcuni limiti. Questo perché le riprese riguardano inevitabilmente tutte le persone che entrano in casa, ospiti, amici e così via. Nulla di illegale, purché le immagini non vengano diffuse o utilizzate in alcun modo senza il consenso dell’interessato.

Per poter acquisire le riprese legittimamente è necessario essere presenti oppure avere il consenso dei soggetti coinvolti. Per citare alcuni esempi tra i più discussi, baby-sitter e colf possono essere ripresi dalle videocamere in presenza del proprietario di casa oppure con il loro consenso.

Cosa possono riprendere le telecamere esterne

Le telecamere esterne sono ammesse fin quando non inquadrano aree al di fuori della propria pertinenza, come parte dell’abitazione del vicino. Bisogna adottare tutte le precauzioni tecniche affinché non si acquisiscano riprese di terze persone (o delle loro abitazioni).

Bisogna stare attenti sia alla proprietà privata altrui che agli spazi pubblici. Questi, come piazze o strade, possono essere inquadrati dalla telecamera nel limite di quanto necessario per la sorveglianza. Le immagini non possono essere in ogni caso diffuse senza il consenso dei soggetti ripresi oppure senza averli debitamente oscurati.

Il Garante della privacy chiede che le modalità di ripresa e di gestione dei filmati sia il minimo indispensabile per soddisfare le necessità di sicurezza e controllo. Non è consentito riprendere aree comuni (senza il consenso di tutti gli interessati) o luoghi pubblici oltre quanto strettamente necessario.

Per esempio, se l’ingresso dell’abitazione si affaccia su una strada pubblica è inevitabile che le telecamere ne riprendano una parte. Bisogna però accertarsi che si tratti della porzione minima utile a tutelare l’ingresso, adottando gli accorgimenti idonei per non ledere la privacy dei passanti (per esempio regolando l’altezza così che non ne inquadri il volto).

Nel caso in cui ci siano particolari necessità è possibile derogare a questo principio, purché i motivi siano documentabili e mostrino concreti pericoli, previa istanza al Gdpr.

Inoltre, il Garante della privacy ricorda che la cancellazione dei dati deve avvenire entro 24 ore (eventualmente estendibili a 48 ore), a meno che non ci siano debiti motivi per prorogare i tempi, come in caso di indagine investigativa in corso. Chi necessita di prolungare i tempi deve presentare l’opportuna richiesta al Garante della privacy, documentando i fattori di rischio.

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