Giorgia Meloni anche in occasione del decreto Lavoro si è sottratta alle domande dei giornalisti affidandosi a un video social: da quasi due mesi niente più conferenze stampa.
Giorgia Meloni ha scelto una data simbolica - quella del primo maggio - per far licenziare dal Consiglio dei ministri il decreto Lavoro che prevede un taglio delle tasse al tempo, un ampliamento dei paletti per i contratti a tempo e l’addio ufficiale al reddito di cittadinanza che sarà sostituito dall’assegno di inclusione.
Una mossa senza dubbio a effetto proprio nel giorno in cui i sindacati durante il Concertone si prendono tutta la scena mediatica, accompagnata da frasi roboanti - e opinabili - tipo “approvato oggi il taglio delle tasse più importante degli ultimi decenni”.
Fin qui in fondo nulla di strano, visto che la comunicazione politica da tempo strizza l’occhio a queste strategie e anche il governo guidato da Giorgia Meloni, come i precedenti, sta curando molto questi aspetti figlie dell’avvento dei social e del web in generale.
C’è però un aspetto che ha fatto storcere il naso ai più: terminato il Consiglio dei ministri, non c’è stata una conferenza stampa come consuetudine quando si approvano provvedimenti importanti come il decreto Lavoro.
Giorgia Meloni si è affidata a un video social - con tanto di piano sequenza in stile L’infernale Quinlan di Orson Welles - per spiegare i dettami del decreto terminando il suo racconto spalancando le porte della sala del Consiglio dei ministri e mostrando la sua squadra a “lavoro”.
Giorgia Meloni e l’allergia alle conferenze stampa
L’ultima conferenza stampa tenuta da Giorgia Meloni è stata quella di Cutro in data 9 marzo, in occasione del Consiglio dei ministri straordinario che si è svolto nella località calabrese a seguito della strage dei migranti avvenuta pochi giorni prima.
In quell’occasione Meloni è andata in difficoltà di fronte al fuoco di fila delle domande dei giornalisti, tanto da sbottare di fronte all’insistenza dei cronisti sulle presunte responsabilità del governo in merito alla strage di migranti.
Da allora niente più conferenze stampa, nonostante l’esecutivo di centrodestra abbia varato nel frattempo provvedimenti molto importanti come il Def, il nuovo codice degli appalti, la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina e ora il decreto Lavoro.
Anche nei recenti bilaterali a cui Meloni ha presenziato non sono state permesse domande da parte dei giornalisti, tra lo sconcerto dei media stranieri come nel caso dell’incontro con il premier spagnolo Sanchez.
Da quando è in carica il nuovo governo, dopo i tanti Cdm soltanto in cinque occasioni ci sono state delle conferenze stampa, alle quali va aggiunta quella classica di fine anno dove anche in quell’occasione la presidente del Consiglio non ha mascherato una certa insofferenza.
Al tempo stesso, Giorgia Meloni ha dedicato molto tempo alla comunicazione tramite i suoi social, dal “diario” fino al video pubblicato in occasione dell’approvazione da parte del decreto Lavoro. Anche da parte del resto dell’esecutivo le bocche sono rimaste cucite.
La scelta di Meloni e dei suoi ministri senza dubbio è legittima - ci mancherebbe - ma visto il momento delicato e l’importanza dei provvedimenti licenziati, sottoporsi alle domande della stampa sarebbe più che auspicabile.
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