Nuovo pesante attacco hacker e i dati di miliardi di persone sono finiti nelle mani dei criminali informatici.
Nel mondo del web bisogna fare molta attenzione a dove inseriamo i nostri dati personali per evitare che questi finiscano nelle mani sbagliate di chi li utilizza per motivi fraudolenti e pericolosi. Ma spesso, anche se mettiamo in atto ogni operazione necessaria per proteggere i nostri dati, potrebbe non bastare.
È notizia recente che i dati di 2,9 miliardi di persone sono stati violati da hacker che poi hanno cercato di rivenderli nel dark web ad una cifra di 3,5 milioni di dollari. I criminali li hanno rubati a un fornitore di dati di registri pubblici statunitense denominato National Public Data. Si tratta di nomi, indirizzi completi, numeri previdenza sociale e altro risalenti a circa 30 anni fa e appartenenti a 2,9 miliardi di persone. Dato il numero così elevato, è probabile che questi dati non provengono solo dagli Stati Uniti ma anche da altri Stati.
A dare notizia della fuga di dati personali è stata Bloomberg che ha affermato come un reclamo sia stato presentato alla Corte distrettuale degli Stati Uniti per il distretto meridionale della Florida.
Dati ottenuti ad insaputa dell’utente
Come sia stato possibile che questi dati siano finiti nelle mani degli hacker non è dato sapere. Il furto sarebbe stato messo a segno da un gruppo di criminali informatici che si fa chiamare USDoD. Ma è strano anche il fatto che un’azienda come National Public Data abbia in mano i dati di quasi 3 miliardi di persone. Ci si sta chiedendo come abbia fatto ad ottenere tali informazioni. A quanto pare tramite scraping, una tecnica utilizzata dalle aziende per raccogliere dati da siti Web e altre fonti online.
L’azienda quindi ha ottenuto tutte queste informazioni personali da fonti non pubbliche e per questo tantissime persone si ritrovano i loro dati in questo enorme database senza aver mai prestato consenso e quindi a loro insaputa. Tantissime persone hanno presentato denuncia contro National Public Data chiedendogli l’eliminazione di tutti i dati ottenuti tramite scraping. Inoltre si chiede che l’azienda risarcisca tutte le persone a cui sono stati violati i dati senza consenso oltre al rafforzamento della sicurezza di questi dati.
Con nomi, indirizzi e tanti altri dati personali, gli hacker potrebbero usare questo enorme database per diversi motivi fraudolenti. Se messi in vendita nel dark web, chiunque potrebbe acquisirli. National Public Data non ha ancora comunicato nulla sulla vicenda ma ormai il danno è fatto e presto dovrà farlo. Il consiglio è di continuare a fare attenzione a dove inseriamo i nostri dati personali sul web, facendo attenzione alla natura dei siti web. Occhio anche alle email che arrivano e che spesso nascondono molte insidie. Occhio a dove cliccate nelle mail. Tutto questo però potrebbe non salvare i nostri dati dalla fuga sul web perché gli hacker, proprio come accaduto ora, potrebbero intrufolarsi nei sistemi aziendali e rubare tutto.
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