Tassi dei mutui in rialzo: al 3% i fissi, oltre l’1% i variabili. I prestiti a 20 anni a tasso fisso costano oggi circa 45 centesimi in più che a inizio giugno. Cosa sta succedendo?
Il mercato immobiliare vira verso scadenze brevi e tassi variabili. I mutui a tasso fisso diventano sempre più costosi.
I prestiti a 20 anni a tasso fisso costano oggi circa 45 centesimi in più che a inizio giugno e così non smette la “rincorsa” del variabile che ormai conquista sempre più preferenze. Difatti, ma solo per ora, l’aumento per i mutui variabili è molto più modesto.
Il divario a favore dei variabili potrebbe presto ridursi: per il valore dell’Euribor, il parametro che viene adoperato per determinare mese per mese la rata dei variabili, si attende la dead line del rialzo Bce in questo mese. Ricordiamo che il prossimo 21 luglio, durante il vertice dell’Eurotower verrà formalizzata la decisione di una politica monetaria più restrittiva.
Con questo aumento dei prezzi urge raffreddare l’economia altrimenti si consumerà il potere d’acquisto delle famiglie. Ma attenzione al rischio recessione.
Impennata dell’Eurirs: le banche esitano sui tassi fissi e scadenze lunghe
Negli ultimi mesi, se il variabile si è mosso poco, il fisso è cresciuto continuamente, a causa del rialzo del suo indice di riferimento, l’Eurirs. Rispetto a inizio anno 2022, questo tasso a 30 anni è passato dallo 0,53% del 3 gennaio all’1,75% del 31 maggio, quello a 25 anni dallo 0,57% all’1,86%, quello a 20 anni dallo 0,60% all’1,97%.
Si tratta della fine di un’epoca: il tasso «fisso» negli ultimi tre anni, e fino a tre mesi fa, è stato sempre schiacciato sotto l’1%, con lunghi periodi al disotto dello 0,5%.
I valori dell’Eurirs sono in inesorabile incremento e più che triplicati. Ecco perché il “fisso” costa sempre di più, anche a parità di “spread”, ossia quella percentuale che si applica al tasso e che rappresenta il guadagno della banca. Ecco appunto lo spread: all’indicatore Euris, ricordiamo che le banche aggiungono il loro spread, che ripaga i costi interni e il loro margine.
Siamo ad un livello lontano anni luce da quelli di un anno e mezzo fa, quando si poteva sperare in un finanziamento anche a meno dell’1%. L’impennata del “fisso” è repentina e, secondo il Codacons, lo stesso tipo di mutuo contratto a inizio anno (ad esempio un finanziamento da 100mila euro), rispetto a uno sottoscritto all’inizio di giugno, comporta una spesa complessiva finale aggravata di ben 17mila euro.
Tutte le tensioni sui mercati creditizi stanno dunque rendendo gli intermediari bancari sempre più riluttanti a concedere mutui, specie a tassi fissi e sulle scadenze lunghe
Effetto tassi, il rialzo pesa su giovani
I primi a pagare le spese dell’imminente rialzo dei tassi annunciato dalla Bce sono i giovani intenzionati a chiedere un mutuo per la prima casa.
Loro possono accedere al Fondo di garanzia prima casa, lo strumento gestito da Consap che permette di estendere le garanzie di chi richiede un mutuo allo scopo di offrire una posizione più solida agli istituti bancari. Peccato però che in questo scenario, gli istituti di credito non abbiano alcuna convenienza economica nel concedere mutui assistiti da tale garanzia.
Il fondo, infatti, permette a questa categoria (purché siano rispettati alcuni criteri di età e livello di Isee) di accedere anche a mutui al 100%, che coprano tutto il valore della casa, senza dover sborsare un anticipo. Una delle condizioni, però, è che il Taeg proposto dagli istituti non superi il cosiddetto “tasso effettivo globale medio anti-usura (TEGM)” fissato ogni tre mesi dalla Banca d’Italia.
Le soglie applicate tra luglio e settembre 2022 saranno pari al: 6,4875% per i mutui ipotecari a tasso fisso (Tegm, 1,99%) e 6,8375 % per i mutui a tasso variabile (Tegm, 2,27%).
Come possiamo constatare, ormai ad oggi le offerte delle banche, a tasso fisso, superano ampiamente il 2%. Dunque, almeno per ora le erogazioni del 100% a tasso fisso restano sostanzialmente bloccate.
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