Vediamo come e quando optare per un titolo di Stato a lungo termine per proteggere e valorizzare il capitale nel tempo
Negli ultimi anni i titoli di Stato sono tornati prepotentemente alla ribalta tra le scelte d’investimento del piccolo investitore. I motivi, a grandi linee, risiedono in un mix di fattori quali il rendimento certo e noto a priori, la garanzia dello Stato, la facilità di comprensione del prodotto, le spese contenute, la certezza del capitale a scadenza.
Non è affatto ‘poca cosa’, anzi. A volte per alzare il rendimento di qualche punto frazionario ci si spinge su prodotti esosi, strutturati o peggio ancora opachi o non in linea con il proprio profilo di rischio. A che pro?
In simili casi il gioco può non valere la candela, anche perché di fondo si tratta di valorizzare il capitale, mica di metterlo inutilmente a rischio.
L’investimento in titoli di Stato: tante strategie a disposizione
In genere i sovereign bond si acquistano per tenerli fino a scadenza, così come fa il cassettista.
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Tuttavia, pur rientrando nella categoria del reddito fisso, essi si prestano a più strategie operative:
- Chi punta al flusso cedolare di solito sceglie bond di media durata e a cedola ricca, magari fissa e costante o del tipo step-up o step-down in base alle convenienze o alle convinzioni.
- Chi invece teme i danni devastanti derivanti dell’inflazione punta maggiormente su titoli agganciati al costo della vita, come ad esempio il BTP Italia.
- Chi infine ha altissima propensione al rischio tende a preferire i titoli lunghi e/o in valuta estera, mentre postpone le valutazioni sulla cedola. In questi casi le possibili dinamiche del sottostante sui mercati (il trend valutario e/o il corso dei prezzi sul mercato secondario) sono il vero ago della bilancia dell’investimento.
Questi 2 BTP rendono quasi il 4% e scadono tra 20 anni: come orientare la scelta tra i due?
Vediamo ora 2 BTP che scadranno tra 20 anni circa che hanno dalle cedole non proprio fantastiche ma dai rendimenti attorno al 4%.
Il BTP con ISIN IT0005162828 emesso a febbraio 2016 e in scadenza il 1° marzo 2047 (anni residui: 22,37) ha cedola lorda del 2,70% e rendimento effettivo annuo lordo a scadenza del 3,93% (fonte: Borsa Italiana). Il motivo risiede nelle attuali quotazioni sotto cento: al tempo dell’articolo il bond scambia in area 82,40 centesimi.
A seguire ecco il BTP Green, ISIN IT0005438004, emesso in piena emergenza Covid (ottobre 2020) quando il costo del denaro era a livelli infimi. Ciò ha permesso all’emittente di indebitarsi sul mercato offrendo ‘solo’ l’1,50% annuo lordo sebbene la scadenza sia nel lontano 2045 (20,45 anni residui). Nel frattempo i tassi BCE sono saliti rapidamente nel recente passato, causando il crollo dei corsi e un aumento dei rendimenti. Al prezzo attuale sui 67,40 centesimi il titolo rende lordo (effettivo) a scadenza sul 3,86%.
Rischio e rendimento sui titoli di Stato
Dunque, pur trattandosi di obbligazioni di Stato ci troviamo di fronte a titoli più adatti a investitori ad elevata propensione al rischio. La loro elevata duration li espone a forti escursioni dei prezzi sul secondario, per cui risultano poco adatti a chi cerca soprattutto la ‘serenità’ del portafoglio.
Per comprenderlo meglio, pensiamo al caso dell’investitore della prima ora che ha sottoscritto anni fa uno di questi titoli a 100 o giù di lì.
Se oggi avesse necessità di rientrare del capitale si esporrebbe a una consistente perdita in conto capitale, solo in parte attutita dal flusso cedolare finora incassato. Senza peraltro considerare altre due “aggravanti”: primo, che nel frattempo il capitale si è deprezzato molto per via dell’elevata inflazione avutasi in questi anni. Secondo, che nel frattempo il mercato ha offerto nuove occasioni di investimento a tassi decisamente più alti su scadenze notevolmente più ridotte.
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