3 alternative per guadagnare più del 2,517% dell’ultimo BOT

Stefano Vozza

13 Gennaio 2025 - 14:45

Il rendimento del BOT a 12 mesi è in discesa ormai da mesi dopo il picco dell’ottobre del 2023. Come accrescere il guadagno in base al rischio?

3 alternative per guadagnare più del 2,517% dell’ultimo BOT

Terminata l’asta del primo BOT a 12 mesi del 2025, è tempo di fare parziali bilanci. Il rendimento di aggiudicazione bene o male è stato in linea con le attese della vigilia, e nel complesso conferma il trend in discesa rispetto al picco del recente passato.
Tuttavia, per l’investitore l’obiettivo della massimizzazione del portafoglio non conosce stagioni, nel senso che potremmo definirlo una sorte di must evergreen. Vediamo allora 3 alternative per guadagnare sul reddito fisso più del 2,517% dell’ultimo BOT.

L’esito dell’asta del Buono Ordinario del Tesoro

Vediamo in primis com’è andata l’asta del 10 gennaio del 1° BOT a 12 mesi del 2025. Il titolo ha codice ISIN IT0005631533, data emissione e regolamento il 14 gennaio, mentre quella di scadenza e di rimborso finale è fissata al 14/01/2026 (365 giorni).

L’ammontare offerto della 1° tranche è stato di 8 miliardi di €, mentre quello richiesto si è attestato poco sotto i 12, a 11,953 mld di € per l’esattezza. L’importo è andato integralmente sottoscritto, per un rapporto di copertura dell’1,49.

Quanto ha reso? Al termine delle procedure d’asta il prezzo medio ponderato è stato di 97,512 centesimi, per un rendimento lordo di aggiudicazione del 2,517%. Com’è noto non arriverà nessuna cedola da qui al termine, mentre il guadagno del BOT è dato dal c.d. scarto di emissione. Vale a dire dalla differenza tra il prezzo di carico e quello di rimborso per chi lo terrà fino all’anno prossimo o di rivendita per chi lo liquiderà anzitempo.

Ovviamente in questo 2° caso si ipotizza un prezzo di scarico maggiore a quello di acquisto, oltre a tutte le spese fiscali e bancarie.

Una possibile alternativa sul reddito fisso a rischio molto basso

Al diverso combinarsi di rischio e rendimento varia anche il ritorno complessivo finale. Assolutamente nulla di nuovo sotto il sole. Vediamo allora cosa offre oggi il mercato in base al rischio, e senza per questo dare consigli operativi, ambito che non è affatto di nostra competenza.
Per i non amanti del rischio, il conto deposito potrebbe essere una potenziale alternativa al BOT pari durata. I due strumenti hanno tratti in comune e tratti di divergenza come il regime delle spese, l’emittente e l’associata garanzia sul capitale.

Abbiamo fatto una ricerca su un portale specializzato nella comparazione di questi prodotti al fine di tastare il polso della situazione. La banca più generosa al momento paga il 4,00% lordo su un vincolo a 12 mesi, mentre è molto più nutrita la schiera di quelle che riconoscono tra il 3,00 e il 3,50% lordo. Qui il conto ideale sarebbe quello che apre alla possibilità di svincolo anticipato del capitale versato e che non richieda l’apertura di uno specifico c/c associato.

3 alternative per guadagnare sul reddito fisso più del 2,517% dell’ultimo BOT

Aumentiamo ora il grado di rischio e vediamo dei titoli sovrani nazionali che, sulla carta, potrebbero fare meglio del BOT a 12 mesi a parità di durata o anche meno. Dove starebbe la “particolarità”? Nella pianificazione complessiva dell’operazione, che presuppone preparazione, propensione al rischio e buona (e personale) capacità decisionale.

Con un rischio medio-alto, pensiamo al caso del BTP con cedola robusta da tenere in portafoglio per lo stacco di alcune di esse prima della rivendita. Il tempo effettivo di possesso dipenderebbe dagli obiettivi di fondo personali. Prendiamo due BTP dalle buone cedole nominali annue, il BTP 1° maggio 2031 (ISIN IT0001444378) e il BTP 1° febbraio 2033 (ISIN IT0003256820). Mentre il primo paga il 6,00% annuo lordo, il 2° il 5,75% (attuali rendimenti effettivi annui lordi a scadenza: 3,23% e 3,53%).

Con una delle due obbligazioni, in teoria, basterebbe 1 cedola semestrale per guadagnare più del neo BOT gennaio 2026.
La vera sfida sta tutta nel riuscire a comprare e rivendere il BTP almeno allo stesso prezzo di carico per non subire perdite in conto capitale. L’operazione non è impossibile, ma guai a pensarla come semplice e scontata o di facile portata. Un conto è dirlo, un altro paia di maniche è quello di metterlo in pratica nei fatti.

L’attività di trading in titoli di Stato

Se l’operazione precedente ha un grado di rischio medio-alto, quella che segue è di tipo estremo. L’operatività di trading in obbligazioni è sicuramente molto avvincente e affascinante, e se ben gestita è magari anche redditizia. Ha solo “un problema”, il suo essere un terreno di caccia di quasi esclusiva pertinenza dei trader in bond, sovereign o corporate che siano.

Qui si ricercano titoli con elevati volumi di scambi, alte duration e con data scadenza lontana nel tempo. Poi tutto il resto è tecnica operativa pura, dove la differenza tra un trade e un altro passa per il mix di prezzo di ingresso, stop loss e target price.

Tra i titoli di relativa recente emissione citiamo il neo benchmark trentennale con cedola al 4,30% e codice ISIN IT0005611741. Il titolo è nato a settembre scorso ma in meno di 4 mesi di contrattazione è andato su e giù diverse volte. Un plus per chi sa muoversi sui mercati (come, quando e perché), un “forte deterrente” per chi cerca un porto “tranquillo” per i propri risparmi.

Iscriviti a Money.it