Il Governo di Olaf Scholz è ormai pronto: quali sfide economiche dovrà affrontare? La Germania vacilla nel percorso di ripresa, con alcuni dati in peggioramento rispetto alle elezioni di settembre.
Germania: Olaf Scholz sta per diventare cancelliere in una nazione storicamente forte in Europa, ma che oggi si ritrova con un’economia malconcia.
Con il leader socialdemocratico pronto a prestare giuramento come successore di Angela Merkel mercoledì 8 dicembre, le prospettive di crescita si sono inasprite proprio nelle settimane di negoziati con Verdi e Liberali, ora in accordo per il nuovo Governo.
La Germania si trova in un momento cruciale: sono almeno 3 le grandi sfide economiche del motore europeo.
La Germania di Scholz ha almeno 3 sfide economiche da affrontare
Olaf Scholz presterà presto giuramento come nuovo cancelliere della Germania dopo quasi due mesi di intensi negoziati tra socialdemocratici (SPD), Verdi e liberaldemocratici (FDP).
È una coalizione complessa quella che si appresta a governare la locomotiva d’Europa, in quanto i tre alleati sono partiti da priorità diverse, a volte opposte, in vista delle elezioni. Sulla tassazione, ad esempio, i Verdi e l’SPD hanno promesso di aumentare le tasse sui redditi più alti, mentre l’FDP è stato fortemente contrario.
Nella conferenza stampa per annunciare l’accordo di coalizione, si è parlato molto di investimenti pubblici, diritti dei lavoratori e, naturalmente, della pandemia.
Intanto, però, le previsioni puramente economiche sulla crescita tedesca si sono offuscate, rendendo urgente per il nuovo Governo affrontare almeno 3 sfide: rilanciare la crescita; bilanciare investimenti e controllo del debito; favorire la rivoluzione verde.
1. Rilanciare la ripresa tedesca
Il rilancio dell’economia in Germania vacilla e a dimostrarlo sono gli stessi risultati.
I dati di lunedì 6 dicembre hanno sottolineato il deterioramento della più grande economia europea, mostrando un crollo degli ordini di fabbrica che è stato peggiore di quanto previsto da qualsiasi analista. Forte è stato il crollo della domanda estera.
La crescita della produzione industriale rilevata oggi, 7 dicembre, con un rimbalzo del 2,8% ha rappresentato, quindi, un lieve ottimismo visto che resta ancora debole la ripresa dei consumi.
Non solo, l’inflazione ha superato tutte le stime per raggiungere il 6%, il più alto dall’inizio degli anni ’90. D’altronde, a indicare un momento di difficoltà per la potenza europea, è stato anche l’indice ZEW sulle condizioni economiche nella lettura di dicembre: tonfo del 7,4%.
Le strozzature nelle catene di approvvigionamento stanno frenando l’economia della Germania dipendente dalle esportazioni, tanto che l’OCSE ha tagliato le sue previsioni di crescita per il 2022 di mezzo punto percentuale al 4,1%, rispetto a quanto stimato prima delle elezioni del 26 settembre.
Per l’economista di JPMorgan Greg Fuzesi, la Germania sta per affrontare trimestri più difficili di quanto il nuovo cancelliere potesse aspettarsi:
Le restrizioni e la cautela dei consumatori peseranno sull’attività dei servizi durante il periodo invernale: la mobilità è già leggermente diminuita. Ma allo stesso tempo, hai segni di un quadro in miglioramento per la produzione e la fabbricazione di automobili. E c’è spazio per una crescita più rapida in tutta l’economia dopo che i fattori negativi invernali svaniranno.
2. Meno debito o più investimenti in Germania?
Secondo alcuni osservatori, il nuovo Governo tedesco vuole fare due cose che sembrano escludersi a vicenda: aumentare gli investimenti e rispettare le rigide regole tedesche sul debito pubblico.
Riconciliare questi due punti potrebbe rivelarsi uno dei compiti più difficili che dovrà affrontare Scholz. Anche perché il prossimo ministro delle Finanze sarà l’attuale leader dell’FDP Christian Lindner, visto come un falco fiscale per la sua insistenza nel sostenere che l’Europa (così come la Germania) dovrebbe tornare alle rigide regole sul debito in vigore prima della pandemia.
Il tutto, in netto contrasto con i Verdi che vorrebbero una politica fiscale espansiva in cui l’UE si indebiti di più per stimolare l’economia.
I Verdi, d’altronde, hanno fatto una campagna per promettere di allentare il freno all’indebitamento e investire 50 miliardi di euro all’anno nei prossimi 10 anni per modernizzare la Germania e renderla a emissioni zero.
I liberali Democratici (FDP) hanno affermato che avrebbero bloccato qualsiasi tentativo di aumentare le tasse o apportare modifiche al freno all’indebitamento, introdotto nel 2009 dopo che la crisi finanziaria globale aveva fatto un buco nelle finanze pubbliche tedesche.
Sul tavolo del Governo Scholz sono emerse diverse soluzioni per favorire le due posizioni apparentemente inconciliabili.
Una di queste prevede di trasformare la KfW, una banca di sviluppo statale, in una agenzia per l’innovazione e gli investimenti, ricapitalizzandola e utilizzando il suo bilancio ampliato per sfruttare gli investimenti privati nell’energia verde e nella digitalizzazione.
La coalizione vuole consentire alle società statali come Deutsche Bahn e BImA - l’Istituto per gli immobili federali - di assumere debiti che potrebbero essere utilizzati per investimenti.
È già chiaro che Scholz vede BImA, un’agenzia governativa che gestisce 460.000 ettari di proprietà statale, cruciale per l’attuazione di uno degli obiettivi chiave della SPD: la costruzione di 400.000 nuovi appartamenti all’anno, 100.000 dei quali sovvenzionati dallo Stato.
E poi c’è la proposta di rivedere le regole del freno all’indebitamento, e in particolare quelle sulla componente ciclica, che determina il margine di manovra del governo per aumentare il debito a seconda dello stato dell’economia.
La chiave qui è l’output gap, ovvero la differenza tra il PIL e una misura del potenziale dell’economia: cambiare il modo in cui viene calcolato potrebbe aumentare l’importo del prestito consentito dal freno all’indebitamento. Secondo una stima, ciò potrebbe consentire al Governo di raccogliere ulteriori 10 miliardi di euro all’anno.
3. Quale transizione energetica?
La questione della regola del freno al debito sarà cruciale anche per la transizione energetica della Germania.
L’obiettivo annunciato della nuova coalizione è che le energie rinnovabili rappresentino l’80% dell’elettricità tedesca entro il 2030, un aumento sostanziale rispetto al 45% circa registrato nel 2020.
Scholz ha ribadito che la coalizione intende eseguire “il più grande progetto di modernizzazione industriale che la Germania ha intrapreso in più di 100 anni”.
Ma ciò richiede investimenti ingenti nella protezione del clima e la modernizzazione della burocrazia del Paese, la digitalizzazione e altro ancora. I Verdi sono favorevoli a pagare per questa rivoluzione green, cambiando la regola della Germania secondo cui può prendere in prestito solo fino allo 0,35% del suo PIL in un dato anno, ma l’FDP è contrario.
Probabilmente, le sfide economiche della Germania avranno bisogno di molti compromessi per essere davvero vinte.
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