Tutte le domande che ognuno di noi dovrebbe porsi prima di iniziare a investire il proprio capitale.
Gli italiani sono tradizionalmente un popolo di risparmiatori piuttosto che di investitori e, a differenza di chi abita sull’altra sponda dell’Atlantico, davvero pochi nostri connazionali costruiscono e accrescono la propria ricchezza “finanziariamente” mediante ripetuti investimenti. Nella favola della cicala e della formica, insomma, noi saremmo sicuramente la formica.
Ad ogni modo, come sappiamo, il risparmio e l’investimento sono due variabili in equilibrio nella funzione del risparmio, come due facce della stessa medaglia. Per questo sia chi vuole impiegare il proprio denaro allo scopo di accumulare dei risparmi, sia chi entra sul mercato a fini speculativi, dovrebbe farsi almeno cinque domande: who, what, when, why and how. Vediamo allora nel dettaglio le domande che un buon investitore deve essere sempre pronto a porsi.
Who: chi sono io?
La prima cosa da chiedersi quando si decide di investire, che si tratti di impiegare le monetine messe da parte o di sperperare un’eredità milionaria, è chi siamo. Possiamo partire dal lato “anagrafico”: potremmo essere dei giovani impiegati, delle persone di mezza età nel pieno del loro percorso lavorativo o dei pensionati più o meno anziani. A questo punto passiamo al tipo di reddito percepito: regolare, saltuario, elevato, contenuto.
Cerchiamo di capire poi che tipo di investitore rappresentiamo: propenso al rischio oppure avverso? Siamo disposti a perdere del capitale oppure no? L’ultima domanda da porci, ma non per importanza, è quanto siamo esperti di investimenti. Questa domanda è fondamentale per profilare un investitore, come ci ha insegnato la normativa MIFID e tutte le sue evoluzioni. Dunque, pensiamo che “spread” sia una parolaccia, capiamo qualcosa di quel misterioso mondo intangibile che è la finanza o siamo degli operatori specializzati abituati ad affrontare le turbolenze e gli imprevisti dei mercati?
What: cosa (e in cosa) voglio investire?
I più fortunati avranno abbondante liquidità da investire o liberare, magari proveniente dalla famiglia o perché hanno vinto alla lotteria. In questo caso, il ventaglio delle possibilità si allarga notevolmente: basti pensare che si potrebbe avere denaro sufficiente per fare anche più di un grosso investimento diversificando i propri impieghi o, allo stesso tempo, ci si potrebbe permettere di prendere qualche rischio in più.
Chi non ha invece grandi capitali da sfruttare, innanzitutto potrebbe doversi indebitare per effettuare degli investimenti più cospicui; in ogni caso, tenderà a selezionare accuratamente gli investimenti e, seppur di dimensioni ridotte, a diversificarli il più possibile per mitigare il rischio di perdita (per esempio partecipando alle gestioni standardizzate offerte dagli intermediari finanziari mediante l’acquisto di quote). C’è anche da aggiungere che, per chi si volesse affidare a un professionista, il grado di personalizzazione per la consulenza o la gestione degli investimenti aumenta al crescere della ricchezza. Insomma, con pochi euro da investire non possiamo pretendere che, schioccando le dita, qualcuno ci faccia diventare milionari.
When (and how): quando (e come) investo?
Il timing di un investimento, soprattutto se di breve periodo e non diversificato, è fondamentale per la sua buona riuscita. Bisogna ricordarsi, però, che prendere questo tipo di scelte, soprattutto se non si è degli operatori esperti, è esattamente come lanciare una monetina. Speriamo tanto che esca testa, ma se esce croce abbiamo perso: se si tratta dei nostri risparmi, la sensazione non è di certo piacevole.
A volte, invece, potrebbe non essere così importante quando investiamo: se si tratta di un investimento a lungo termine, magari con versamenti più o meno regolari dilazionati nel tempo, potrebbe non essere indispensabile verificare ossessivamente l’andamento del nostro patrimonio perché il tempo, si sa, è in grado curare ogni ferita (attenzione a dimenticarsi dei propri investimenti: bisogna ricordare che alcuni titoli cartacei, se non riscattati, cadono in prescrizione).
Chiediamoci poi come vogliamo investire: siamo in grado di farlo per conto nostro su una piattaforma di trading, selezionando immobili o valutando il valore di un bene o di un’attività oppure preferiamo bagnarci di umiltà, ammettere che non ci capiamo nulla e affidarci a dei professionisti del risparmio gestito? Una terza opzione, soprattutto per chi ha un capitale importante da investire e discrete conoscenze finanziarie, potrebbe essere quella di collaborare con un professionista per gestire il proprio patrimonio a quattro mani, con forme di gestione “amministrata”.
Why: perché voglio investire?
Questa domanda è strettamente legata alla prima. A seconda dell’età anagrafica, della situazione reddituale, della propensione al rischio e del grado di conoscenza finanziaria ognuno di noi avrà un’idea di cosa fare con i propri soldi. Un giovane lungimirante e appena entrato nel mondo del lavoro, pur senza aver messo da parte grandi capitali e senza intaccare visibilmente il suo potere di acquisto nel presente, potrebbe investire regolarmente in un fondo di previdenza complementare per assicurarsi un bel gruzzoletto quando andrà in pensione; altrimenti, potrebbe voler far fruttare più velocemente i suoi primi risparmi per comprare casa o semplicemente una nuova lavatrice.
Una persona nel pieno della sua carriera potrebbe voler investire ciò che ha accumulato negli anni per garantire un futuro ai suoi figli, oppure dedicarsi a un nuovo progetto per superare la crisi di mezza età. Un pensionato potrebbe voler regalare qualcosa ai suoi nipoti o magari garantirsi una rendita costante a margine della pensione, incassando ogni sei mesi le famose “cedoline”. La differenza in questi esempi sta nello scopo ultimo dell’investitore, che agirà per accrescere oppure per conservare il capitale. Di solito, un investitore più anziano tenderà a voler mantenere quello che ha accumulato nel tempo, mentre una persona più giovane sarà probabilmente nella fase di accrescimento.
Infatti, anche se non è una regola, generalmente la propensione al rischio diminuisce all’aumentare dell’età, per ovvi motivi: un ragazzo che fa un investimento sbagliato potrebbe avere meno capitale da perdere e una vita per recuperare un piccolo incidente. Al contrario, una persona più avanti con l’età potrebbe perdere patrimoni più importanti e, purtroppo, non riuscire a recuperarli.
Prima di iniziare a investire, poniamoci tutte queste domande: calcolando bene e i rischi e, se necessario, affidandoci a dei professionisti in grado di recepire le nostre esigenze, sarà di certo possibile impiegare fruttuosamente il denaro senza rischiare di fare la fine della cicala.
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