Addio a pomodori e frutti rossi, la no-deal Brexit svuoterà gli scaffali dei supermercati inglesi

Elisabetta Scuncio Carnevale

28/01/2019

Una Brexit disordinata porterà all’aumento dei prezzi per molti generi alimentari e al blocco alla frontiera per verdura e prodotti freschi

Addio a pomodori e frutti rossi, la no-deal Brexit svuoterà gli scaffali dei supermercati inglesi

Mentre per il Regno Unito lo scenario che si va delineando, con più chiarezza, è quello di una Brexit senza accordo, le ipotesi di eventuali aumenti dei prezzi di generi alimentari e di dazi doganali tornano a destare preoccupazione.

Questa volta, a lanciare l’allarme prezzi non sono analisti o economisti, ma le più influenti catene della grande distribuzione britannica.

Scaffali vuoti e prezzi alle stelle, il rischio del no-deal Brexit

Sainsbury’s, Asda, Waitrose e Marks & Spencer, in una lettera congiunta, hanno voluto avvisare i parlamentari. Una no-deal Brexit farà scomparire dagli scaffali dei supermercati numerosissimi prodotti e potrebbe mettere a rischio la sicurezza alimentare del Regno Unito.

I vertici delle principali aziende del food hanno firmato una lettera aperta, scritta dal British Retail Consortium e indirizzata ai parlamentari, sollecitando il governo a trovare una soluzione. Tra i firmatari della missiva anche gruppi come Lidl, la Co-op, Pret a Manger e KFC.

La Brexit, cosiddetta dura, causerebbe interruzioni nelle esportazioni e importazioni, portando i prezzi dei generi alimentari alle stelle. La maggior parte delle insalate, vendute da queste società proviene dai Paesi dall’UE, a queste si aggiungono l’80% dei pomodori e il 70% dei frutti rossi.

Poiché questi prodotti sono freschi e deperibili, la necessità della grande distribuzione è quella di spostarli rapidamente, riducendo al massimo i tempi di trasferimento dal produttore al consumatore.

“Questa complessa catena di fornitura - just in time - sarà notevolmente interrotta in caso di un mancato accordo,”

lamentano.

Gravi disagi e lunghi ritardi potrebbero registrarsi a Calais, a causa dei rigidi controlli sanitari e doganali imposti dall’Ue sulle esportazioni, questo porterebbe a una riduzione del commercio di merci tra confine francese e Dover, stimata fino all’87% rispetto ai livelli attuali.

Uno scenario che preoccupa profondamente le aziende. Attualmente, infatti, solo il 10% delle importazioni di prodotti alimentari è soggetto a tariffe. In caso di non-accordo i dazi imposti farebbero aumentare notevolmente i costi delle importazioni. Ciò scatenerebbe un ulteriore rialzo dei prezzi dei prodotti alimentari con un impatto devastante sugli agricoltori.

I costi della Brexit

Secondo uno studio pubblicato questa settimana la Brexit sta costando alle finanze pubbliche del Regno Unito 17 miliardi di sterline all’anno. Cifre queste che potrebbero garantire un notevole miglioramento nell’erogazione di servizi e nella sicurezza del Paese. Intanto, il portavoce della premier Theresa May ha garantito che la Gran Bretagna divorzierà dall’Ue il 29 marzo 2019.

May vuole offrire a Westminster una nuova opportunità per approvare l’accordo. Sono in corso negoziati per modificarne i contenuti e ottenere il sostegno del Parlamento inglese.

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