Base militare Pisa nel parco tutelato: cos’è, cosa sta succedendo e ragioni delle polemiche

Giorgia Bonamoneta

16 Aprile 2022 - 13:53

Il 23 marzo è stata decisa la costruzione della nuova base militare di Pisa, in un parco tutelato. Cosa sta succedendo e quali sono le critiche contro la presunta rivalutazione?

Base militare Pisa nel parco tutelato: cos’è, cosa sta succedendo e ragioni delle polemiche

Abbiamo davvero bisogno di una nuova base militare a Pisa? La nuova base militare di cui si sta discutendo dovrebbe sorgere in un parco tutelato e che tutela le caratteristiche ambientali e naturalistiche del litorale pisano e lucchese. La decisione è stata presa senza interpellare Comune, Regione e cittadinanza.

Con il decreto del 23 marzo - visionabile in Gazzetta Ufficiale - arriva a sorpresa la decisione di costruire in un’area protetta, quella del parco regionale di Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli, una nuova base militare. Il quartier generale del gruppo interventi speciali (GIS), del reggimento carabinieri paracadutisti Tuscania e del nucleo cinofili dell’Arma ha trovato i fondi (circa 190 milioni di euro) nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

A nulla sono valse le parole e le raccomandazioni dei tecnici che hanno esaminato la proposta lo scorso aprile 2021, nel quale veniva negata la possibilità di costruzione della base per motivi ambientali. La base militare a Pisa, nel parco Rossone, s’ha da fare. Punto.

Vista l’imposizione dall’alto, grazie anche alla semplificazione delle procedure inserite nel PNRR, viene spontaneo domandarsi come mai si cerchi di far passare la costruzione del parco come un passaggio all’interno della transizione ecologica. Chi è intervenuto a favore della base militare ha definito tale operazione “rivalutazione” e “rinascita” del parco. Eppure il presidente del parco regionale è stato piuttosto chiaro: “Siamo in un’area protetta, a rischio alluvioni, con un vincolo paesaggistico e un vincolo ambientale. È assurdo fare una nuova base qui”.

Base militare in un parco protetto: cosa sta succedendo

Non “cosa sta succedendo”, ma cosa è successo. Infatti secondo Lorenzo Bani, il presidente del parco regionale di Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli - dove sorgerà la base militare dei Carabinieri - tornare indietro è molto difficile, se non impossibile. Il decreto è già stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, data 23 marzo 2022 e in questo si legge la decisione del governo Draghi di far costruire una nuova base militare in un’area protetta. Il decreto non è stato annunciato e, secondo Bani e non solo, non sembrano esserci possibilità di ripensamenti o modifiche.

Una vecchia struttura nel parco è già presente, si tratta dei resti della base militare statunitense nota come “il radar”. Questa si trova all’interno di un’area recintata che si estende per 54 mila metri quadrati. I piani del Governo non sono solo quelli di recuperare la struttura, ma di estenderla, occupando 730 mila metri quadrati (dieci volte tanto rispetto a oggi) di un parco tutelato.

In un parco naturale non dovrebbe essere possibile costruire basi militari, soprattutto quando l’impatto umano rischia di danneggiare per sempre ecosistemi protetti per la loro unicità, ma si passa sopra l’aspetto ambientale per la vicinanza aeroporto militare di Pisa. In tempo di guerra ci sono altre priorità, lo abbiamo visto anche con la questione della produzione intensiva sulla presunta crisi alimentare.

La nuova base militare per la rivalutazione del parco: la falsa retorica ambientalista

La decisione è stata presa e forse non si potrà neanche tornare indietro - per la gioia dei quasi 70 mila firmatari della petizione contro la costruzione della base - ma la finta retorica ambientalista non è ancora venuta meno.

Il colonnello Giulio Duranti, comandante provinciale di Pisa, ha raccontato la sua visione della nuova base con piscine e villette a schiera, ma anche autolavaggi, padiglioni sportivi per tutti e asili nido. Lo scenario è quello di un piccolo villaggio, reso autonomo da un“ progetto green” composto da pannelli solari e pochi altri accorgimenti non meglio specificati.

A questa narrazione si aggiunge però qualcosa che fa storcere il naso per la netta contrapposizione con quanto si sta facendo. Infatti Duranti spiega che verranno costruiti edifici (consumo di suolo aggiuntivo) con lo scopo di fare educazione ambientale e addirittura verrà innalzato un museo ai reati ambientali.

La nuova base militare distruggerà il parco: quali sono le critiche

La direzione del parco era stata informata del progetto lo scorso aprile, nel 2021. In tempi non di guerra, cioè non sospetti, la proposta era stata rifiutata. Si legge che non sono ammesse nuove edificazioni nell’aerea proposta. Ancora, in autunno, dei rappresentanti dell’Arma si sono presentati in ufficio da Lorenzo Bani, presidente del parco regionale Rossone; in quell’occasioni Bani ha ripetuto che il progetto non era sostenibile per il parco. Poi più nulla, almeno fino alle ultime notizie di questi giorni.

Non metto in dubbio l’importanza della sicurezza nazionale e credo che le decisioni del governo siano state prese a causa del conflitto in Ucraina - ha detto Bani, ma continua spiegando che - Nei nostri piani c’era la creazione di una zona umida attraverso un allagamento, per trasformarla in un’area dedicata all’avifauna”. Insomma, il parco sapeva già come rivalutare la zona non boschiva a fini naturalistici.

Le critiche comunque non si limitano a quell ambientali, ma fanno riferimento anche all’uso dei fondi per scopi militari, anche se di difesa. La petizione nata su Charge.org si basa su due aspetti: il primo è la missione del PNRR, cioè di ripresa con missioni dedicate alla transizione ecologica, alla salute, all’istruzione, alla sostenibilità e non legata alle esigenze militari; il secondo punto fa riferimento allo statuto del parco, che ha come scopo la conservazione del patrimonio naturalistico-ambientale di un ecosistema già fragile.

Nessuno mette in dubbio la difesa, ma un altro luogo meno controverso dove costruire un impianto militare sarebbe stato possibile, oltre che la scelta più saggia nei confronti di un futuro green fin troppo delicato.

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