Il calcetto tra colleghi e clienti rientra nell’orario di lavoro, quindi dà diritto a 12 ore di riposo. Lo ha stabilito il Tribunale Supremo spagnolo su richiesta dei sindacati. Ecco i dettagli.
La partita di calcetto tra colleghi e clienti rientra a tutti gli effetti nell’orario di lavoro; questo significa che dà diritto al riposo di 12 ore e al trattamento di infortunio sul lavoro in caso di incidenti in campo. La bizzarra sentenza proviene dalla Spagna, dove il Tribunale Supremo ha accolto le richieste di alcuni sindacati.
Quindi, almeno in Spagna, giocare a calcetto con clienti o produttori costituisce a tutti gli effetti un’attività lavorativa di socializzazione, funzionale a stipulare patti e accordi.
Da ciò deriva che la successiva giornata lavorativa non può iniziare prima che siano trascorse 12 ore dalla fine della partita.
La decisione prende spunto dal ricorso presentato dai dipendenti della multinazionale Altadis - attiva nel settore del tabacco - che da anni è solita organizzare tornei di calcetto con i produttori dai quali si rifornisce.
Il calcetto fa parte dell’orario di lavoro: la sentenza del tribunale spagnolo
Arriva dalla Spagna una sentenza che farà molto parlare anche in Italia: la partita di calcetto tra colleghi e clienti fa parte dell’orario di lavoro, e, quindi, vi si applicano tutte le regole previste per la normale giornata lavorativa.
Lo ha stabilito il Tribunale Supremo Spagnolo, rispondendo al ricorso presentato dai dipendenti di una multinazionale (l’Altadis) di tabacco che, ormai da anni, è solita organizzare partite di calcetto con i propri produttori.
Il calcetto, infatti, secondo il personale dell’Altadis, è funzionale a rafforzare i rapporti con produttori e clienti, favorendo la stipulazione degli accordi e migliorando la collaborazione.
I giudici spagnoli hanno accolto queste ragioni e hanno stabilito che la partita di calcetto è a tutti gli effetti una esplicazione dell’attività lavorativa; ne consegue che in caso di infortunio sul capo questo venga considerato come un infortunio sul lavoro e che devono trascorrere 12 ore di pausa tra l’ultimo fischio dell’arbitro e la successiva giornata lavorativa.
Il calcetto come lavoro: la richiesta dei sindacati
In particolare, la questione era stata sollevata dai sindacati UTG e CSIF che già da diverso tempo avevano inserito nel contratto di lavoro i tornei aziendali di calcetto tra colleghi e produttori/clienti. Tuttavia, i sindacati chiedevano al Tribunale Supremo il riconoscimento del calcetto come attività lavorativa vera e propria, e quindi il riposo di 12 ore e l’infortunio sul lavoro in caso di incidenti.
L’azienda, come prevedibile, era contraria, invece i giudici spagnoli hanno dato ragione ai dipendenti. Il calcetto, infatti, non è solamente un momento di svago, ma anche l’occasione ideale per stringere i rapporti con i clienti, conoscere i produttori, porre le basi per nuove collaborazioni e consolidare le vecchie.
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