I dipendenti in smart working hanno bisogno del green pass per lavorare? Se non lo hanno possono continuare a lavorare da remoto nel pubblico come nel privato? Ecco le cose da sapere.
Chi non ha il green pass può lavorare in smart working? Una domanda che vale per il settore pubblico come per il privato con il nuovo decreto del governo che è stato approvato lo scorso 16 settembre in Consiglio dei Ministri e pubblicato il 21 in Gazzetta Ufficiale, e che impone dal 15 ottobre l’obbligo di green pass sui luoghi di lavoro pena la sospensione dello stipendio.
Chi non vuole vaccinarsi, o non vuole effettuare il tampone per avere la certificazione verde, può aggirare l’obbligo di green pass su lavoro restando in smart working?
Chi non ha il green pass può lavorare in smart working, ma non sempre
Chi non ha il green pass può lavorare in smart working, ma non è una regola valida sempre. Cosa vuol dire? Che lo smart working non può essere uno strumento concesso dal datore di lavoro per aggirare un obbligo di legge.
Nella Pubblica Amministrazione questa regola vale ancor di più con il ministro per la PA Renato Brunetta che si prepara a richiamare in ufficio la maggior parte dei dipendenti in smart working.
Il dipendente che lavora in smart working può non avere il green pass. Se tuttavia per esigenze lavorative lo stesso viene richiamato in ufficio dal datore di lavoro questi deve rientrare ed esibire la certificazione verde. Se il lavoratore in smart working, al rientro in ufficio, non esibisce il green pass:
- il mancato possesso della certificazione verde viene considerato assenza ingiustificata e lo stipendio è sospeso;
- nelle aziende con meno di 15 dipendenti dopo il quinto giorno di assenza ingiustificata il datore di lavoro può sospendere il lavoratore senza green pass per la durata corrispondente a quella del contratto di lavoro stipulato per la sostituzione, comunque per un periodo non superiore a 10 giorni, rinnovabili per una sola volta, e non oltre il 31 dicembre 2021 termine dello stato di emergenza.
Il lavoratore in ogni caso non può essere licenziato.
Chi lavora in smart working quindi non necessita del green pass, ma se è previsto anche per un solo giorno a settimana il rientro in presenza la certificazione è obbligatoria a partire dal 15 ottobre.
Ricordiamo che per dipendenti pubblici e privati fino al 31 dicembre 2021, data a oggi fissata per la fine dello stato di emergenza, valgono le regole dello smart working semplificato, vale a dire senza accordo preventivo tra le parti come da disciplina ordinaria.
Per i dipendenti pubblici lo smart working si prepara a essere disciplinato con il rinnovo del CCNL. Brunetta richiama tutti in ufficio e la soglia massima di lavoro agile sarà del 15%, ma con priorità per alcune determinate categorie, tra cui disabili e genitori con figli minori di 3 anni per esempio stando alla bozza di contratto per la Funzioni centrali.
Smart working e green pass: sanzioni per chi rientra in ufficio senza
Lo smart working si può fare anche senza green pass, ma cosa rischia chi entra in ufficio non rispettando l’obbligo aggirando i controlli?
Anche rientrando un solo giorno in ufficio il lavoratore deve esibire il green pass, ma accedere e lavorare senza in presenza può far scattare una multa che va dai 600 euro fino ai 1.500 euro.
Se invece chi deve effettuare i controlli non provvede permettendo al lavoratore senza green pass di accedere al luogo di lavoro la multa va dai 400 ai 1.000 euro. Il green pass lo ricordiamo si può ottenere:
- a 15 giorni dalla prima dose di vaccino e fino alla data del richiamo. Dopo la seconda dose ed è valido per i successivi 12 mesi;
- con tampone con esito negativo effettuato entro le 48 ore precedenti (presto per il molecolare diventeranno 72);
- se si è guariti dal Covid entro i 6 mesi precedenti.
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