I concorsi pubblici nelle Università potranno essere pilotati? In Parlamento una proposta di legge che li legittima.
Le modalità con cui oggi si svolgono i concorsi pubblici nell’Università sono da tempo oggetto di discussione. C’è una credenza popolare, infatti, riguardo al fatto che nei concorsi nelle Università si vadano sempre a favorire “i soliti noti”.
A sostegno di questa tesi, ossia riguardo alla discutibilità dei concorsi pubblici nelle Università, è arrivata l’ammissione di Marco Federici, ex Presidente e fondatore dell’Osservatorio sui concorsi universitari, il quale è stato intervistato da Repubblica spiegando alcuni aspetti di quello che a oggi è uno degli elementi più contestati della vita pubblica del Paese.
Quando parliamo di ex Presidente, però, non significa che Federici si sia dimesso: è stato proprio tutto l’Osservatorio dei concorsi universitari a essere stato sciolto.
Non ci sarà, dunque, alcun controllo sulle selezioni che verranno bandite dalle Università. Ma d’altronde in futuro sarà impossibile farlo.
Come spiegato da Federici, infatti, il peggio deve ancora arrivare: sta per essere approvata, infatti, una proposta di legge che legittima le Università a pubblicare dei bandi con dei requisiti talmente specifici da essere ritagliati ad hoc per determinati profili.
Concorsi pubblici nelle Università: cosa sta succedendo
Secondo Marco Federici e la maggioranza dei membri del suo direttorio, non c’erano le condizioni per far sì che l’Osservatorio dei concorsi universitari potesse proseguire con il suo lavoro. D’altronde, la maggioranza del Parlamento (anzi, c’è quasi l’unanimità) sta per approvare una proposta di legge che di fatto “legalizza” il concorso universitario su misura.
I bandi potranno essere “confezionati su una figura specifica”. In questa proposta, di cui firmatari sono i deputati del Movimento 5 Stelle Torto e Melicchio, si legge che:
Nei concorsi universitari si può introdurre l’indicazione di un profilo sulla base dell’attività di ricerca e della didattica nei macrosettori.
In questo modo, spiega Federici, le singole commissioni - “che già oggi gestiscono i concorsi con largo arbitrio” - potranno indicare nel bando dei requisiti talmente specifici da limitare la partecipazione alle selezioni a pochissime persone. Indipendentemente dal proprio Curriculum, o dalle esperienze maturate, ci sarà quindi la possibilità di scegliere chi si preferisce semplicemente perché più affine ai requisiti indicati nel bando.
A queste condizioni, dunque, è inutile che l’Osservatorio possa restare in vita. D’altronde, “la riforma è stata disegnata su indicazione dei dipartimenti, con la benedizione della Conferenza dei rettori”. Insomma, c’è la volontà da parte di tutti nel legittimare i concorsi “pilotati”.
Federici racconta che la stessa Ministra dell’Università, Maria Cristina Messa, ha ribadito la necessità di reclutare i migliori. Poco importa se i migliori verranno reclutati in base alla volontà della commissione e non seguendo dei requisiti oggettivi.
Una novità che, sottolinea l’ex Presidente dell’Osservatorio, andrà a legittimare quello che oggi non lo è, ossia dei concorsi nelle Università pilotati in base alla volontà dell’amministrazione.
Concorsi pubblici nelle Università, modello USA (ma con delle differenze)
Anche in Italia, quindi, verrà utilizzato un sistema più statunitense per il reclutamento del personale nelle Università. Un metodo di scelta di tipo anglosassone, ma con delle differenze importanti: negli Stati Uniti, infatti, come contrappeso a questo sistema è prevista la responsabilità ad personam. Come dire: hai selezionato “un incapace”? Allora il direttore del dipartimento dovrà dimettersi e ne pagherà anche i danni.
Nel disegno di legge in valutazione in Parlamento questo aspetto non c’è, come mancano dei criteri unici nazionali per la valutazione del vincitore.
Ai vari dipartimenti, quindi, la facoltà piena di assumere chi preferiscono. E senza pagarne le conseguenze in caso di errore.
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