Per il governatore della Banca centrale olandese l’Italia dovrebbe pensare a una tassa patrimoniale per risanare i suoi conti
Da un lato un debito pubblico molto elevato, dall’altro una ricchezza privata altrettanto considerevole. Per risanare i propri conti e permettere una redistribuzione interna, l’Italia avrebbe la necessità di approvare una tassa patrimoniale. Possibilità esclusa solo qualche settimana fa dal titolare del MEF, Giovanni Tria, e da alcuni membri dell’esecutivo Lega - 5 Stelle.
La ricetta - paventata da più parti - arriva questa volta da Klaas Knot, governatore della Banca d’Olanda e membro del Consiglio di Amministrazione della Bce. Il banchiere affida la propria riflessione a un’intervista al Corriere della Sera, individuando la soluzione “da manuale” che potrebbe risanare i conti del Paese.
La soluzione per l’Italia? Una tassa patrimoniale
“In Italia c’è qualcosa che somiglia a un problema di redistribuzione interna, dato che c’è un debito pubblico così alto e una ricchezza privata che anch’essa è molto elevata”.
Lo ha detto in una intervista al Corriere della Sera Klaas Knot, membro del Consiglio di Amministrazione della Bce. Quella italiana è per il presidente della Banca centrale olandese un’economia dai molti volti che registra problemi nel settore pubblico, ma che ha, al contempo, anche una ricchezza privata invidiabile.
Insieme al Giappone, infatti, l’Italia è il Paese in cui i portafogli dei risparmiatori sono più gonfi rispetto agli altri membri del G7. Anche se l’ultima parola per risanare i conti italiani spetta ai politici locali, Knot suggerisce una soluzione che definisce “standard da libro di testo”: una tassa patrimoniale.
“Ora, le patrimoniali presentano anche svantaggi di arbitraggio e evasione e io non conosco l’economia italiana così bene da poter dire come funzionerebbe e quali sarebbero le conseguenze negative. Dunque evito di consigliare qualunque cosa, non è il mio ruolo.”
A preoccupare l’esponente della Bce, non sarebbe tanto il debito pubblico, che rimane comunque elevato, ma un altro problema che affligge l’Italia da ormai 20 anni. Una crescita quasi pari a zero.
“Praticamente non c’è stata crescita. E il debito sta salendo. Nelle ultime previsioni della Commissione va su, non giù. Questo mi preoccupa, perché dal punto di vista di un banchiere centrale la cosa che temiamo di più è la dominanza dei problemi di bilancio”.
In altre parole, la produttività del Paese risulta stagnante o addirittura nulla, mentre il reddito pro capite in termini reali resta ai livelli del 2000, quando l’Italia fece il suo ingresso nella zona euro.
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