Oggi l’approvazione definitiva della Riforma del copyright da parte dell’Ue. Esteso il diritto d’autore anche alla rete. Cosa cambia.
La Riforma del Copyright è stata approvata in via definitiva dall’Ue e si appresta a diventare legge. Oggi l’ultima votazione del Consiglio, passaggio fondamentale, anche se puramente formale, per l’introduzione delle nuove regole in materia di copyright. Adesso i giganti del Web dovranno condividere i loro ricavi con i titolari dei diritti d’autore.
Le nuove disposizioni prevedono che gli editori possono limitare la diffusione di notizie e titoli sui siti altrui ed impone ai siti di analizzare preventivamente i contributi dei propri utenti e bloccare in maniera automatica quelli non autorizzati dalle industrie del copyright.
Nel testo approvato viene specificato che il caricamento di scritti e contenuti sulle enciclopedie online (come Wikipedia) è escluso dall’applicazione della direttiva, mentre per le piattaforme di nuova costituzione ci saranno obblighi più leggeri. Inoltre, le nuove restrizioni sul diritto d’autore non si applicheranno ai contenuti utilizzati per l’insegnamento e la ricerca scientifica.
Tuttavia, restano ancora grandi perplessità. Maggiormente discussi sono l’articolo 11 e l’articolo 13 che prevedono l’obbligo per le piattaforme online (come Google e Facebook) di procurarsi una licenza preventiva dagli editori che detengono i diritti sulle informazioni diffuse.
La Riforma europea sul copyright: cosa cambia
Dopo la votazione del 26 marzo scorso da parte del Parlamento europeo, il Consiglio ha ha approvato definitivamente la Riforma del copyright che modifica la disciplina sul diritto d’autore.
La Riforma ha l’obiettivo di tutelare le pubblicazioni a mezzo stampa, ridurre il divario tra i profitti realizzati dalle piattaforme Internet e quelle dei creatori dei contenuti, e soprattutto, promuovere la collaborazione tra queste due categorie.
Gli obiettivi della riforma copyright sono: dare un maggiore accesso transfrontaliero ai contenuti online, migliorare il funzionamento del mercato del diritto d’autore, favorire l’equilibrio finanziario tra i creatori di opere e gli editori di siti web ed i fornitori di piattaforme online.
Tuttavia non mancano i dubbi e le perplessità. Tra gli articoli più contestati compaiono sicuramente l’articolo 13 le l’articolo 11, che ha ad oggetto il riconoscimento agli editori della stampa del diritto d’autore sull’uso delle proprie pubblicazioni da parte delle piattaforme e degli aggregatori di notizie online.
In particolare, l’articolo 11 della Direttiva Ue - recante il titolo “Protezione delle pubblicazioni di carattere giornalistico in caso di utilizzo digitale"- prevede l’obbligo per le piattaforme online che pubblicano snippet (cioè frammenti ed esempi di codice sorgente) a munirsi di una licenza preventiva da parte del detentore dei diritti.
Molti utenti hanno segnalato che l’articolo 11 provoca degli effetti negativi per i siti che diffondono notizie, sia in termini di traffico che di visibilità online, ciò perché le piattaforme come Google oppure Facebook potrebbero rifiutarsi di pagare il compenso richiesto su determinati articoli, con la conseguenza di diminuire drasticamente il traffico in entrata verso i siti.
Andiamo ad approfondire.
La direttiva sul copyright e l’articolo 11
Nonostante l’indiscusso merito di aver armonizzato le leggi nazionali sul copyright, la Riforma Ue suscita forti dubbi.
A far discutere è soprattutto l’articolo 11, soprattutto negli Stati in cui i gruppi editoriali hanno maggiori difficoltà economiche e vedono nei compensi delle piattaforme d’informazione una soluzione, seppur parziale, ai loro problemi.
Dunque, l’articolo 11 si propone l’obiettivo di bilanciare il rapporto tra le piattaforme online (come Google e Facebook e molti altri) e gli editori, per fermare lo sfruttamento dei contenuti editoriali.
La questione non è affatto semplice: da una parte gli editori accusano i grandi social network ed i motori di ricerca di sfruttare i loro contenuti senza offrire nessun compenso (si pensi ad esempio alle Newsfeed di Facebook), dall’altra parte le piattaforme online, invece, sostengono che la loro funzione di informazione non faccia altro che favorire gli interessi degli editori.
Tuttavia, per come è stato architettato, l’articolo 11 favorisce la posizione degli editori ma, tuttavia, alcuni pensano che il possibile rifiuto di pagare da parte delle piattaforme online possa danneggiare i gruppi editoriali più piccoli.
La Direttiva in questione stabilisce anche che ogni Stato membro deve assicurarsi che i compensi destinati agli editori siano equi rispetto all’uso dei contenuti da parte dei fornitori di servizi di informazione, senza però precisare le modalità di valutazione di questa equità.
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