Il 31 marzo 2022 è prevista la fine dello stato di emergenza, ma in questi giorni il numero dei contagi è tornato a salire. La riapertura è a rischio?
Sembra che l’Italia non riesca proprio a liberarsi dalla morsa del Covid. Dopo l’inversione della curva dei contagi, avvenuta a metà febbraio di quest’anno, gli italiani si aspettavano una discesa costante e invece i nuovi dati lasciano sorpresi anche gli esperti.
Un mese fa, il 13 febbraio 2022, i casi di positività erano circa 22mila, mentre il bollettino registrato quattro giorni fa, l’11 marzo, annota un numero di casi pari a 53mila. I dati parlano di 500 casi al giorno ogni 100mila abitati in tutte le regioni della penisola e, se non si presta attenzione, si potrebbero raggiungere i 600 casi già da questa settimana. E allo stesso tempo torna a salire il numero dei ricoverati per Covid, con Agenas che ha annunciato una crescita in 10 Regioni d’Italia.
In quali regioni aumentano i ricoverati per Covid?
Quello che emerge dai i dati dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) è che non solo ogni giorno il numero dei contagi cresce, ma anche quello dei ricoveri nei reparti.
È vero che stiamo molto meglio rispetto a un anno fa, quando la soglia aveva toccato il 38% mentre oggi siamo al 13% a livello nazionale (5% se si guarda alle terapie intensive), ma quanto sta succedendo in alcune Regioni, con una crescita dei ricoverati, merita attenzione.
Nel dettaglio, ecco le 10 regioni e le relative percentuali:
- Calabria (29%);
- Campania (14%);
- Liguria (16%);
- Lombardia (8%);
- Marche (16%);
- Molise (14%);
- Sardegna (20%);
- Sicilia (23%);
- Toscana (13%);
- Umbria (25%).
Perché i casi Covid aumentano?
Dopo le precauzioni prese con il ciclo vaccinale fatto da molti italiani e con le tante restrizioni imposte dal governo, sono molti i cittadini che si sorprendono di fronte alle statistiche dei nuovi casi Covid. Ci si aspetterebbe di vedere una curva in discesa, e invece no. Perché i casi Covid stanno aumentando anziché diminuire?
Le ragioni principali sono due:
- l’allentamento delle restrizioni e il mancato uso delle mascherine all’aperto sembra aver avuto un ruolo determinante nell’inversione di tendenza;
- la scarsa vaccinazione nella fascia d’età 5-12 anni ha inciso sull’aumento dei casi perché i bambini possono essere veicolo d’infezione all’interno del nucleo familiare e nelle scuole.
Il fisico Giorgio Sestili, che fin dall’inizio della pandemia analizza e monitora l’andamento epidemico di Sars-CoV-2, ha detto all’Adnkronos Salute che è importante non farsi prendere dal panico perché l’aumento dei casi non creerà problemi al servizio sanitario. Secondo il fisico, la nuova ondata primaverile si fermerà non appena arriverà l’estate.
Perché non c’è da preoccuparsi?
Saranno le temperature più calde, quindi, ad aiutare la curva a mantenere la sua costante. Una costante che, considerando i dati, è decisamente più incoraggiante rispetto a quella dell’anno scorso. Infatti, esattamente un anno fa in Italia i casi Covid costituivano il 38% dei posti letto occupati negli ospedali, mentre quelli di quest’anno rimangono stabili al 13% a livello nazionale.
Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, consiglia di non fissarsi sui numeri in generale, ma di considerare solo quelli relativi alle ospedalizzazioni. Bassetti fa notare che in Italia “si fanno ancora troppi tamponi inappropriati a chi non ha sintomi”, mentre nei prossimi mesi sarà importante, soprattutto per avere statistiche più certe, fare i tamponi solo alle persone che presentano i sintomi propri del Covid.
Attenzione dal 1° aprile 2022
Il 31 marzo 2022 vedremo la fine dello stato di emergenza. Tutti gli italiani hanno atteso questo momento, ma è molto importante che si continui a prestare la massima attenzione. Sviluppare una forma simil influenzale e guarire in poco tempo è quello che accade alla stragrande maggioranza dei virus, ma questo non deve portarci ad abbassare la guardia.
L’epidemiologa Stefania Salmaso dice:
“Se diminuisce l’attenzione personale e viene eliminato il sistema di monitoraggio delle infezioni si rischia un danno enorme per la sanità pubblica, specie se accoppiato alla decadenza delle misure di controllo.”
La stessa premura deve riservare il singolo cittadino: il fatto che il rischio si abbassi, non vuol dire che non ci sia più pericolo. Dobbiamo continuare a monitorare la nostra salute e quella dei nostri cari o delle persone vicino a noi per accompagnare il Covid verso la sua dipartita definitiva.
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