Diritto alla riparazione elettrodomestici: le nuove regole europee

Giorgia Bonamoneta

11/12/2021

Crisi ambientale, rifiuti speciali e costi di produzione e riparazione. Il nuovo Regolamento europeo, che sancisce il diritto alla riparazione, segna diritti, ma soprattutto i doveri dei produttori.

Diritto alla riparazione elettrodomestici: le nuove regole europee

Cos’è il Diritto alla riparazione e a cosa serve? Il contrasto alla crisi climatica passa anche attraverso la riparazione degli elettrodomestici. I danni ambientali causati dalla produzione continua di elettrodomestici e l’estrazione delle materie necessarie possono essere contrastati.

Le nuove regole europee sanciscono il Diritto alla riparazione per tutti i consumatori cittadini europei. Accanto ai diritti, il regolamento europeo coinvolge i produttori a prendere coscienza del fenomeno. Infatti questi sono tenuti a rispettare criteri di progettazione e realizzazione per rendere gli elettrodomestici riparabili in maniera semplice e a un costo più basso.

L’obiettivo, ben chiaro nel Regolamento per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia, è quello di limitare la cosiddetta obsolescenza programmata e la di ridurre l’impatto ambientale degli elettrodomestici di varia natura. Vediamo quali sono i benefici per in consumatori e le regole per produttori.

Diritto alla riparazione (Right to repair): cos’è e cosa prevede?

La campagna “Right to Repair” è stata creata a settembre 2019 e da allora ha raggiunto 8 mila firmatari, 40 organizzazioni. tramutandosi infine in una risposta da parte dell’Europa, che a marzo scorso ha approvato il Regolamento 2021/341 per il “Diritto alla riparazione”.

Il Regolamento ha le stesse basi del progetto iniziale, anche se c’è ancora molto lavoro da fare. In generale la critica che ha portato l’Europa a farsi portavoce di questo movimento è il necessario bisogno di frenare il flusso di rifiuti elettronici.

Questo fenomeno, che pesa da un punto di vista di emissioni, impatto sociale e rifiuti, è dovuto a una sempre maggiore e ingiustificata difficoltà nella riparazione degli elettrodomestici. Per questo uno degli obblighi dei produttori sarà progettare e realizzare oggetti riparabili e pezzi di ricambio affinché questo avvenga.

Diritto alla riparazione: le nuove regole per i produttori

Il Diritto alla riparazione non fa bene solo all’ambiente, ma anche al consumatore. Una delle iniziative, su cui c’è ancora molto lavoro da fare, è l’allungamento della vita per gli smartphone e altri oggetti elettronici molto inquinanti, come le stampanti.

Al momento il Diritto alla riparazione comporta una serie di regole per i produttori, come abbiamo sopra indicato. Vediamole nel dettaglio:

  • gli apparecchi elettronici devono essere facile da riparare
  • i pezzi di ricambio devono essere resi disponibili
  • pubblicazione e diffusione delle istruzioni per la riparazione

Quest’ultimo punto in particolare serve per diminuire la produzione di“ rifiuti speciali”, i cosiddettirifiuti Raee che devono essere smaltiti in maniera differente, come la televisione.

Diritto alla riparazione: un Regolamento contro l’obsolescenza programmata

Il Regolamento per il Diritto alla riparazione mira a limitare l’obsolescenza programmata. Con questo termine si indica un fenomeno, più che una singola pratica.

“Obsolescenza programmata” può essere la produzione di determinati accorgimenti per il quale l’oggetto, dopo un periodo determinato di tempo, smette di funzionare. Può essere dato da materiali di scarsa qualità, costo di riparazione più alto dell’acquisto del modello successivo dello stesso oggetto o una vera e propria pianificazione della rottura.

Con obsolescenza programmata si intende anche un fenomeno di condizionamento del mercato e dei consumatori, che vengono invogliati all’acquisto del modello successivo, al ricambio. Invece che favorire la riparazione, si cerca di renderla più difficile.

Diritto alla riparazione: l’impatto sull’ambiente

Il fenomeno dell’obsolescenza programmata e la difficoltà nella riparazione hanno portato alla crescita del flusso di rifiuti. In particolare è il vecchio continente, il nostro, ad avere il primato in fatto di produzione di rifiuti speciali. Secondo il report “Global E-waste Monitor 2020” delle Nazioni Unite i consumatori europei producono 16,2 kg di rifiuti, rispetto ai 5,6 kg di Ansia e 2,5 kg dell’Africa.

Proprio per frenare tale fenomeno, per un’Europa più green, è stato approvato il Regolamento che abbiamo sopra discusso. Questo per rendere più coinvolti soprattutto i produttori. Si è calcolato infatti che l’impatto ambientale è dovuto all’80% dai rifiuti elettronici, mentre i costi di produzione derivano al 90% dalle decisioni di progettazione.

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