Pioggia di assunzioni post pandemia in arrivo: opportunità di lavoro garantite in diversi settori, ecco le professioni più richieste.
526mila posti di lavoro vacanti: le imprese italiane aprono una corsia preferenziale per specifiche categorie professionali. Ecco le più ricercate.
Il mondo del lavoro è in gran fermento, lo attesta il bollettino del sistema informativo Excelsior stilato da Unioncamere e Anpal. La ripresa del post pandemia si mostra promettente e disegna un’impennata delle assunzioni in vista del prossimo trimestre.
Le stime ufficiali parlano della ricerca di ben 436mila lavoratori nell’industria e oltre 1 milione nei servizi per ampliare così l’organico di numerose aziende del territorio.
Alcune posizioni però restano scoperte: un profilo su tre sembrerebbe introvabile. La ragione? Negli ultimi tempi si sta spingendo su nuove frontiere della tecnologia e alcuni settori sono cresciuti più rapidamente di quanto non ci si aspettasse.
Qui di seguito un report completo sulle competenze maggiormente richieste.
Assunzioni: cosa offrono industria e imprese?
Solo nel mese di settembre sono 156mila le entrate previste per il settore industriale. Questi numeri però salgono a quota 436mila prendendo in considerazione il trimestre settembre-novembre.
I settori con più ingressi sono il manifatturiero con 317mila entrate nell’arco dei tre mesi, la meccatronica che ne conta 87mila e le industrie metallurgiche e dei prodotti in metallo con 75mila possibili assunzioni. Ultimo ma non meno importante il settore dei tessili, dell’abbigliamento e delle calzature che registrerà 45mila nuovi lavoratori da qui a novembre.
Menzione importante infine per l’ambito delle costruzioni che con il bonus del 110% ha visto nuova vita: 118mila i nuovi posti disponibili.
La ricerca nei servizi invece vedrà grandi opportunità di lavoro nel commercio (279mila entrate), nell’ambito dei servizi alle persone (188mila ingressi) e nei servizi di alloggio e ristorazione così come nei servizi turistici (192mila posizioni).
Lavoro: dove cercare e cosa aspettarsi?
Le posizioni aperte al momento prospettano un futuro trainato da contratti di lavoro a tempo determinato.
Sono circa 275mila (il 52,3% delle entrate programmate) i contratti di questo tipo offerti ai lavoratori. A seguire 109mila posizioni con contratto a tempo indeterminato e 49mila con contratti di somministrazione.
Le altre tipologie fanno registrare i seguenti numeri:
- 37mila posti con contratti alle dipendenze;
- 28mila posti con contratti di apprendistato;
- 10mila posti con contratti di collaborazione.
La dimensione geografica invece vede una distribuzione delle domande con prevalenza al Nord Est per il 41,5% delle figure ricercate per poi passare a Nord Ovest con il 36,3%, Centro al 34,0% e infine Sud e Isole che si attestano al 33,2%.
Opportunità di lavoro: le 8 figure più richieste
Cresce la domanda delle imprese ,ma sembra diminuire il capitale umano disponibile nel nostro paese. Un terzo dei profili ricercati, un valore pari al 36,4% del totale, sembra introvabile.
La difficoltà per le imprese nel reperire queste figure professionali cresce oggi di 5,5 punti percentuali rispetto alle stime di settembre 2019.
Sono otto le macro aree interessate da questo squilibrio e i lavoratori più richiesti appartengono alle seguenti categorie:
- fonditori, saldatori, lattonieri, calderai, montatori carpenteria metallica (66,2%);
- fabbri ferrai, costruttori di utensili e assimilati (65,8%);
- artigiani e operai specializzati del tessile e dell’abbigliamento (65,5%);
- tecnici informatici, telematici e delle telecomunicazioni (59,2%);
- tecnici della distribuzione commerciale (58,7%);
- tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi (57,1%);
- specialisti in scienze matematiche, informatiche, chimiche, fisiche e naturali (57,2%);
- ingegneri (47,8%).
Le motivazioni che si celano dietro questa discrepanza tra domanda e offerta sembrano affondare le radici in una mancanza generalizzata di esperienze pregresse.
La lamentela degli imprenditori però non tiene spesso conto della difficoltà riscontrata dai giovani nell’acquisire quel bagaglio conoscitivo tanto richiesto se non sono proprio le aziende stesse a proporre un iniziale periodo di formazione.
I neolaureati non avranno mai alcuna possibilità di stare al passo con il mercato del lavoro senza questo primo passo compiuto proprio da chi sta cercando personale.
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