Dal Dogecoin a GameStop, i tweet di Elon Musk hanno gonfiato a più riprese le quotazioni di divise digitali e titoli azionari, elevando il numero uno di Tesla e SpaceX a Re Mida dei mercati. I regolatori USA storcono il naso, ma possono fermarlo? La legge è blanda, e qualcuno ricorda i precedenti di Buffett e Dalio. Il punto.
Elon Musk continua ad influenzare i mercati a colpi di tweet, e non sembra esserci modo per fermarlo. Circa 54 milioni di follower su Twitter e la devozione profana dei daily trader di Robinhood hanno reso il numero uno di Tesla e SpaceX un autentico pivot delle piazze finanziarie, al punto che i regolatori USA si sono spesso affannati a curare l’incontinenza social del tycoon. Ma senza successo, perché le armi sono spuntate.
I regolatori possono fermare Elon Musk?
Il fatto, a ben vedere, è che la legge è blanda. Nell’agosto del 2018 la SEC contestò a Musk di aver fatto schizzare le azioni del colosso di Palo Alto con un tweet relativo ad un potenziale delisting dal Nasdaq. Risultato: una multa complessiva da 40 milioni di dollari per il tycoon e per Tesla.
In quel caso, però, Musk aveva ottenuto un beneficio diretto da quella specifica disclosure. La legge alla quale i regolatori dovrebbero appellarsi non sembra invece prevedere alcun limite per quelle personalità che sfruttano la propria influenza per muovere in alto o in basso il prezzo degli asset, senza avere come finalità l’arricchimento personale o scadere nell’insider trading.
Tanti i casi sotto la lente. Tra questi la bull run di GameStop, con un enorme short squeeze dettato dall’ondata di buy dei trader di Reddit – spalleggiati da Musk - che ha buttato fuori dal mercato i vecchi lupi di Wall Street, ma anche il pump dei prezzi di Etsy e Signal Advance e delle divise digitali Bitcoin e Dogecoin. Quanto basta a far gridare alla manipolazione del mercato le associazioni dei consumatori, seppure il tycoon non sembri muoversi al di fuori del recinto della legge.
I precedenti di Buffett e Dalio
La SEC fa da guardia, ma secondo alcuni il peso di Musk sui mercati non sarebbe poi molto diverso da quello esercitato a loro tempo da finanzieri come Warren Buffett o Ray Dalio. Il punto, tuttavia, è che grazie alle piattaforme social e al crescente coinvolgimento degli investitori retail in campo finanziario il verbo di Musk può spargersi ad una velocità tripla rispetto al passato, e il confine tra coinvolgimento diretto e indiretto – il tycoon non controlla il Bitcoin, ma con in mano una stecca da 1,5 miliardi di token BTC non può dirsi insensibile ai pump del prezzo – sembra più labile che mai.
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