L’Europa pronta a bocciare l’Italia: senza una manovra correttiva via alla procedura d’infrazione

Alessandro Cipolla

21 Giugno 2019 - 11:18

Il governo Conte è pronto a offrire un tesoretto da oltre 6 miliardi per contenere il deficit e accontentare l’Europa, ma Bruxelles continua a chiedere non tagli ma misure strutturali per evitare la procedura d’infrazione.

L’Europa pronta a bocciare l’Italia: senza una manovra correttiva via alla procedura d’infrazione

Questa volta non si scherza. Non che lo scorso dicembre le minacce di Bruxelles non fossero credibili, ma adesso senza un reale sforzo da parte dell’Italia la procedura di infrazione sarà inevitabile anche perché il tempo inizia a stringere.

La lettera di risposta del governo gialloverde, recapitata tra le altre cose in italiano con la versione in inglese che ancora deve arrivare, non sembrerebbe aver soddisfatto quelle che erano le richieste dell’Europa.

Giuseppe Conte si è presentato al Consiglio Europeo con in valigia un gruzzoletto da almeno 6 miliardi, messi insieme in fretta e furia, che serviranno a ridurre il deficit facendolo scendere al 2,1% non discostandosi così troppo da quel 2,04% indicato nella legge di Bilancio.

Il problema però è che questi soldi provengono da entrate una tantum, mentre l’Unione vuole misure strutturali da almeno 4 miliardi inserite in una manovra correttiva da approvare in estate.

Mentre Matteo Salvini continua a ignorare questo diktat ribadendo come per lui o si tagliano le tasse o si va a casa, la partita dell’Italia per evitare la procedura d’infrazione sembrerebbe essere tutta in salita.

L’Italia verso la procedura d’infrazione

Mai come questa volta l’Italia sembrerebbe essere a un passo dalla procedura d’infrazione. Una eventualità questa da scongiurare in ogni modo, visto che per il nostro paese tra le altre cose vorrebbe dire lo stop ai fondi strutturali e il dover seguire un percorso, molto più rigido dell’attuale, di stabilizzazione dei conti.

Se da una parte l’Europa chiede una manovra correttiva con misure strutturali per abbassare il deficit, da almeno 4 miliardi, la maggioranza gialloverde non intende avallare questa richiesta per ragioni politiche.

Matteo Salvini infatti, come se vivesse in un altro pianeta, continua a ripetere il mantra del taglio delle tasse altrimenti si riprende il pallone e se ne va a casa, lasciando il paese in balia del mare in tempesta.

Accettare di fare una manovra correttiva quando si è sempre negato il ricorso nei mesi scorsi quindi sarebbe una sorta di abiura per il governo, oltre che un cedimento verso l’Europa dopo la spavalderia mostrata in campagna elettorale.

Il governo quindi ha messo sul tavolo 2 miliardi di tagli che erano già stati congelati nella manovra, più di 3 miliardi derivanti da un extra gettito fiscale e 1 miliardo che è stato chiesto a Cassa Depositi e Prestiti come dividendo straordinario.

In totale sono più di 6 miliardi che farebbero scendere il deficit dal 2,5% stimato a un più sostenibile 2,1%. Si tratta però di tutte entrate una tantum, senza considerare che i 2 miliardi di tagli per l’Europa non contano in quanto erano già stati considerati.

I toni preoccupati di Giuseppe Conte al termine del Consiglio Europeo la dicono lunga sull’attuale situazione, definita “molto complicata” dal premier che invece era partito alla volta di Bruxelles con tutt’altro umore.

Questa doccia di realismo però non sembrerebbe essere stata ancora recepita dai due azionisti di governo, specie sulla sponda Lega. C’è tempo fino al 2 luglio per rimediare, data in cui si insedierà il nuovo Parlamento Europeo, altrimenti il 9 luglio l’Ecofin potrebbe in maniera definitiva sancire la procedura di infrazione nei confronti dell’Italia.

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